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Venerdì, 18 Agosto 2023 07:13

Brandsma al Congresso mondiale di esperanto

The flag of Esperanto, the verda stelo The flag of Esperanto, the verda stelo

Secondo un articolo di Beatrice D'Ascenzi, pubblicato da Vatican News, oltre 1.300 esperantisti provenienti da 69 nazioni si sono riuniti a Torino per il 108° Congresso Mondiale di Esperanto. Durante i sette giorni, studiosi e appassionati hanno incentrato le loro discussioni sul tema "Immigrazione e confluenza dei valori umani, l'esperienza inclusiva di Torino".

Durante il congresso sono stati offerti ai partecipanti due libri: Io sono io di Papa Francesco, Non abbiate paura. Il secondo è stato Truth in Love del carmelitano Fernando Millán: La vita di San Tito Brandsma, carmelitano. P. Fernando è stato priore generale dell'Ordine Carmelitano dal 2007 al 2019 ed è considerato uno dei massimi esperti della vita di San Tito. È stato anche vicepostulatore della causa di San Tito.

Il santo dei Paesi Bassi è stato uno dei principali promotori della lingua esperanto. Oggi è considerato il patrono degli esperantisti cattolici. Ha partecipato a diversi congressi internazionali ed è stato membro della Commissione per il Dizionario Ecclesiastico di Esperanto. La lingua facilitava il desiderio di Brandsma di costruire una comunità tra tutti i popoli.

La lingua, sviluppata dal linguista polacco Ludwik Lejzer Zamenhof nella seconda metà del XIX secolo, si stima abbia un seguito mondiale in almeno 120 Paesi.

È considerata la lingua della pace in quanto sottolinea l'uguaglianza e la comunione tra le persone unite dalla lingua. L'esperanto è stato creato per stabilire un dialogo tra diverse popolazioni, cercando di superare ostilità e conflitti. Il creatore dell'esperanto riteneva che molte incomprensioni fossero il risultato di difficoltà linguistiche. Zamenhor desiderava risolvere questo problema creando un idioma universale, appartenente all'umanità e non a un singolo popolo. Ciò avrebbe avuto un impatto non solo sulle relazioni interpersonali, ma anche sulle connessioni politiche e culturali.

Secondo gli appassionati, la lingua artificiale dell'esperanto sta vivendo una rinascita a 150 anni dal suo sviluppo. Le associazioni esperantiste e il numero di appassionati su Internet continuano a crescere. Secondo gli esperti, l'era digitale delle comunicazioni è stata un grande vantaggio per la crescita del numero di persone che parlano la lingua. La semplicità della lingua permette di raggiungere una conoscenza soddisfacente in meno tempo rispetto a qualsiasi altra lingua etnica.

In quest'ottica, il recente congresso mondiale in Piemonte è stato l'evento centrale dell'anno per studiosi e appassionati, che nei sette giorni di manifestazione hanno potuto riflettere insieme su un tema di grande attualità, "Immigrazione e confluenza dei valori umani, l'esperienza inclusiva di Torino".

Inclusivo come la pratica dell'esperanto, che ha nel suo DNA la volontà di instaurare un dialogo tra popolazioni diverse, cercando di superare ostilità e conflitti - alimentati, secondo il creatore, anche da incomprensioni linguistiche - attraverso l'uso di un idioma universale, appartenente all'umanità e non a un singolo popolo.

Infatti, fin dalla sua nascita, l'esperanto ha funzionato con guerre e conflitti che hanno messo a dura prova i suoi studiosi, culturalmente inclini al dialogo. Tuttavia, in queste situazioni sono spesso vittime di discriminazioni e persecuzioni a causa della loro capacità di ricevere informazioni al di fuori dei canali ufficiali.

Secondo gli esperti, i cambiamenti sociali che hanno seguito i conflitti del secolo scorso hanno gradualmente consegnato all'oblio gli idiomi nazionali dei Paesi più piccoli e con minori risorse. Ciò ha inevitabilmente costretto gli abitanti di questi Stati a utilizzare le lingue dei Paesi dominanti, una pratica fortemente diffusa tra gli esperantisti. L'esperanto rappresenta un idioma sovranazionale e neutrale, che permette a tutti i gruppi di connettersi e scambiare informazioni senza discriminazioni, ma anzi proteggendo gli idiomi considerati "minori", altrimenti destinati all'estinzione dalle lingue delle nazioni più forti.

La bandiera dell'esperanto, il verda stelo, riassume la filosofia esperantista. Il verda stelo è formato da uno sfondo verde con un riquadro bianco nell'angolo superiore sinistro con al centro una stella verde a 5 punte, che rappresenta i cinque continenti abitati. Il colore verde indica anche la speranza in un futuro migliore, mentre il bianco rappresenta la neutralità e la pace.

Gli esperantisti cattolici hanno sempre mantenuto un legame profondo con il cattolicesimo. Infatti, durante il congresso di Torino è stato proposto un programma separato per gli esperantisti cattolici, guidato dalla presidente Marija Belošević. Il legame, iniziato già all'inizio del Novecento, si è consolidato dopo la Seconda guerra mondiale, quando Pio XII, in un'udienza generale del 1950, accolse nella propria lingua gli esperantisti che erano venuti a incontrarlo. Nel 1966, due anni dopo che Paolo VI aveva riconosciuto pubblicamente l'importanza del movimento cattolico esperantista e l'utilità della lingua, l'esperanto è stato ufficialmente riconosciuto come lingua in cui è possibile celebrare la Messa e pregare. Da allora, in occasione della benedizione Urbi et Orbi a Natale e a Pasqua, il Papa ha occasionalmente fatto gli auguri in esperanto. Anche alcuni programmi della Radio Vaticana sono trasmessi in questa lingua.

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