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B. Angelo Paoli, Sacerdote

Angelo Paoli

20 Gennaio Memoria facoltativa (Memoria obbligatoria nelle province italiane)

Angelo è nato il 1° settembre del 1642 ad Argigliano, allora una frazione del comune di Fivizzano, attuale Casola in Lunigiana (Massa, Italia); è stato battezzato col nome di Francesco. Nel 1660 ha ricevuto la tonsura e i primi due ordini minori. Dopo aver trascorso alcuni mesi con la sua famiglia, prese l’abito carmelitano a Fivizzano e fu inviato a Siena per fare il noviziato. Lì emesse i voti il 18 dicembre 1661. Studiò filosofia e teologia a Pisa e a Firenze; e lì, il 7 gennaio 1667 celebrò la sua prima messa.

Possiamo identificare due diversi periodi della sua vita: gli anni trascorsi nella sua provincia religiosa della Toscana, e quelli trascorsi a Roma. Il primo periodo è caratterizzato da frequenti trasferimenti ma nel 1687 il Priore Generale dell’Ordine lo chiamò a Roma, dove, nel convento di San Martino ai Monti, trascorse i suoi rimanenti 32 anni di vita, prima come maestro dei novizi, poi come economo, sacrestano e organista, nonché come direttore del conservatorio per ragazze fondato da Livia Vipereschi.

Ovunque abbia operato durante il suo primo periodo di vita religiosa, ha sempre lasciato un’ottima impressione di un religioso immerso nel silenzio, nella preghiera e nella mortificazione, ma, più di tutto, donato alle opere di carità, sia spirituali che corporali, in favore dei malati e dei poveri – a tal punto che a Siena gli diedero il nome di “Padre Carità”. Ovunque si trovasse non ha mai smentito questo nome, e lo meritò soprattutto a Roma, dove ebbe la cura dei due ospedali (per uomini e per donne) di San Giovanni, e dove fondò un convalescenziario per i poveri nella strada che porta dal Colosseo alla basilica di San Giovanni in Laterano. Il suo motto era “Chi cerca Dio lo troverà nei poveri”. Sapeva, inoltre, come ispirare molte persone ad imitarlo nell’aiutare i bisognosi. Ciò si rese particolarmente evidente durante il tempo di pubblica calamità , come quello dei terremoti e delle inondazioni che afflissero Roma negli anni 1702-1703, in un momento in cui il fasto di pochi contrastava con la miseria di molti.

In lui le persone facoltose trovavano un consigliere generoso. Lo stimavano, seguivano i suoi consigli e facevano di lui l’intermediario della loro carità. Insegnò ai poveri ad essere grati e a trovare nelle loro circostanze concrete motivazioni per la loro perfezione morale. Fu consigliere e ospite di principesse o di altre persone importanti di Roma. I cardinali e gli alti prelati avevano di lui una grande stima. Rifiutò il cardinalato propostogli da Innocenzo XII e da Clemente XI, perché – come lui stesso diceva – “sarebbe stato di danno ai poveri che non avrei potuto aiutare”.

Aveva una straordinaria fiducia nella divina provvidenza, che chiamava la sua dispensa dove nulla mancava mai. Fu una fiducia premiata da eventi umanamente inspiegabili come il moltiplicarsi di cose semplici destinate ad essere il cibo dei poveri. La sua profonda unione con Dio si esplicitava nella preghiera solitaria sia in una grotta, come quando era bambino ad Argigliano, sia nei vasti spazi delle Alpi di San Pellegrino, in un seminterrato del convento di Firenze o nelle catacombe romane, nella sua cella o nel piccolo coro della chiesa di San Martino. Notevole era anche il suo amore per la croce, che si sforzava di collocare anche materialmente dovunque potesse: tra Argigliano e Minucciano, nelle Alpi di San Pellegrino, presso Corniola; a Roma, tre nella sezione Testaccio e tre all'interno del Colosseo. A volte il Signore gli concedeva la conoscenza di eventi lontani (come la morte di Luigi XIV e la vittoria del principe Eugenio di Savoia a Petrovaradin) o futuri (come l'ora della propria morte e quella di altri). Morì il 20 gennaio 1720 e fu sepolto nella chiesa di San Martino ai Monti, dove si trova ancora nella navata destra. Tre anni dopo la sua morte è stato avviato il processo informativo diocesano a Firenze, Pescia e Roma; il processo apostolico si protrasse dal 1740 al 1753. L'eroicità delle sue virtù fu riconosciuta da Papa Pio VI nel 1781.

Angelo Paoli è stato beatificato nella basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, il 25 aprile 2010.

 

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