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Displaying items by tag: europe

Lunedì, 10 Febbraio 2025 14:20

I leader dell'Area Europea si incontrano a Roma

Riuniti insieme

Il 13 e 14 gennaio 2025, presso il Collegio Internazionale Sant'Alberto (CISA) di Roma, si è tenuta un'assemblea di tutti i leader dell'Area Europea (composta da provinciali, commissari generali, delegati generali e loro delegati). Per la prima volta, questo incontro ha incluso anche il superiore regionale per il gruppo molto distinto di carmelitani della Provincia di San Tommaso in India che vivono e svolgono il loro ministero in Germania. Si è trattato del sesto incontro dell'intera Area europea dopo il Capitolo generale (di cui quattro di persona a Roma e altri due online a causa della pandemia).

Primo giorno: Revisione del passato

L'Eucaristia di inizio riunione è stata celebrata da Tadeusz Popiela, O. Carm, priore di Sant'Alberto. In considerazione delle numerose nazionalità dell'Area, ogni sessione dell'incontro è iniziata con la lettura della preghiera del Giubileo nella propria lingua da parte di un membro dell'assemblea.

Durante la riunione, l'assemblea ha discusso e valutato il ritiro e l'incontro dei giovani carmelitani in Europa che si è svolto a Nocera Umbra (Italia) l'estate precedente. Patrick Mullins, O. Carm., ha diretto questo ritiro per più di trenta partecipanti che ha incluso anche una visita alla vicina Assisi. Nel complesso, è stata considerata un'esperienza molto positiva che molti desideravano ripetere. È stato deciso di organizzare un incontro dei giovani carmelitani in Europa per il 2026 e, se possibile, anche in una data precedente.

I responsabili dell'Area europea sono stati inoltre felici di conoscere le varie iniziative per l'Anno giubilare e soprattutto l'alto numero di “manifestazioni di interesse” ricevute per il raduno del “Giubileo dei giovani” carmelitano a Roma nell'estate del 2025.

Poiché l'Area Europea è divisa in tre (sotto)regioni (Italia-Malta, Iberia e Nord-Europa), i presidenti di ciascuna di queste regioni (Joseph Saliba, David del Carpio Horcajo e Brendan Grady rispettivamente) hanno presentato una relazione sul lavoro della loro regione per quanto riguarda il ministero delle vocazioni, la cura del creato e le altre attività che si stanno svolgendo nella loro regione. Durante l'incontro è stato dedicato del tempo a ciascuna Regione per riunirsi separatamente ed esaminare le proprie questioni.

Ogni leader presente ha presentato una relazione su ciò che sta andando bene nella propria provincia, commissariato generale o delegazione generale, sulle sfide che stanno affrontando e sulle loro iniziative per l'Anno giubilare. È stato particolarmente interessante notare come molte delle nostre chiese (santuari e santuari) siano state designate come chiese giubilari nelle diocesi. Lavorando in piccoli gruppi, l'assemblea ha valutato la nostra situazione carmelitana in Europa.

Dopo queste relazioni, l'assemblea ha discusso della formazione in Europa. Hanno ascoltato la relazione inviata da Alejandro López-Lapuente Villalba, direttore dei novizi, sulla situazione del noviziato internazionale europeo che si svolge nel Convento di Sant'Andrea a Salamanca. Altri provinciali che hanno case di formazione nella loro realtà hanno condiviso la loro situazione con l'assemblea.

Secondo giorno: celebrazione del Giubileo e partenariati

I leader dell'Area Europea si sono riuniti al mattino del secondo giorno e hanno compiuto il pellegrinaggio giubilare attraverso la Porta Santa della Basilica di San Pietro. A seguire, il priore generale Míċeál O'Neill ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Cappella irlandese di San Colombano nelle Grotte Vaticane della Basilica di San Pietro. Durante l'omelia, il priore generale ha descritto il mosaico dietro l'altare e ha osservato che “è il Vangelo e la persona di Cristo che l'Europa deve riscoprire in tutta semplicità e verità e noi, mettendo Cristo e il suo Vangelo al centro della nostra vita, possiamo essere i testimoni e gli aiutanti in questa ricerca.”

L'omelia del priore generale viene distribuita insieme a questa sintesi degli incontri.

Dopo l'Eucaristia, i membri hanno visitato la Chiesa di Santa Maria in Traspontina dove hanno incontrato il priore Giuseppe Midili, O. Carm. e gli altri membri della comunità. Dopo aver visitato la chiesa e aver sentito parlare della visione ampliata della Traspontina (sia come parrocchia che come luogo di accoglienza per tutti i pellegrini, in particolare per i membri della Famiglia Carmelitana che vengono a Roma), il gruppo ha condiviso la colazione insieme.

Riuniti nuovamente in assemblea, i partecipanti hanno ascoltato una presentazione del Priore Generale sulla paternità e la partnership. Egli ha sottolineato quanto sia cambiata la struttura dell'Ordine dal 1989, con un gran numero di candidati alla formazione che provengono da quelle che prima venivano chiamate “realtà emergenti” dell'Ordine. Con il passare del tempo, la necessaria paternità (che guida le nuove e fragili realtà) viene gradualmente sostituita dalla partnership (in cui le entità vogliono lavorare insieme per il beneficio di ciascun partner). Dopo la presentazione, i leader hanno trascorso un po' di tempo a discutere il tema sia nei gruppi regionali che in assemblea.

Il testo del discorso del priore generale viene distribuito insieme a questo riassunto della riunione della leadership.

Inoltre, l'assemblea ha riflettuto sul valore delle riunioni annuali dell'Area europea negli ultimi sei anni. Li ha considerati molto utili. Dopo alcune discussioni, si è deciso di raccomandare al Capitolo generale che continuino a tenersi ogni anno (nel prossimo sessennio) a rotazione tra Roma e un'altra località. Oltre al prossimo Capitolo generale, la data della prossima riunione dell'Area europea è stata fissata per il gennaio 2026 a Roma. L'incontro si è concluso con il canto del Flos Carmeli.

Leggi qui  pdf la Omelia del Priore Generale, Míċeál O’Neill, O. Carm. nella Cappella irlandese di San Colombano (Basilica di San Pietro) (85 KB)

Leggi qui i pdf Pensieri e le Riflessioni per l'Incontro dell'Area Europea del Priore Generale (112 KB) , Míċeál O'Neill, O. Carm.

Published in Notizie (CITOC)
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Lunedì, 30 Settembre 2024 13:09

Terza conferenza: “Nel Cuore della Chiesa”

“Nel Cuore della Chiesa” (ms B 3v):

L’orizzonte Apostolico di Santa Teresa di Lisieux

Terzo incontro di formazione permanente Famiglia Carmelitana europea

20 aprile 2024

Giampiero Molinari, O. Carm.

pdf Domande di riflessione (361 KB)

Mons. Combes, uno dei pionieri degli studi sulla dottrina di Teresa di Lisieux, ha definito la vocazione della santa essenzialmente apostolica e, più esattamente, missionaria[1]. In effetti, la sua spiritualità decisamente cristocentrica la conduce all’apertura verso la Chiesa, contemplata come corpo mistico di Cristo, e al desiderio di salvezza per tutti i suoi componenti. Significativo quanto scrive al seminarista Bellière, suo primo “fratello spirituale”:

Lei lo sa, una carmelitana che non fosse apostola si allontanerebbe dallo scopo della sua vocazione e cesserebbe di essere figlia della Serafica Santa Teresa, che desiderava dare mille volte la vita per salvare una sola anima (LT 198, del 21 ottobre 1896)[2].

Del resto, credo sia sufficiente rileggere le celebri pagine del Manoscritto B in cui la santa manifesta la serie di vocazioni che percepisce nell’intimo del proprio cuore (cf. Ms B 2v-3r)[3] per coglierne in pieno l’ardore apostolico. In queste pagine Teresa è come un “fiume in piena”:

Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome – scrive rivolgendosi a Gesù – […] una sola missione non mi basterebbe: vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo e fino nelle isole più lontane… (Ms B 3r).

In questa riflessione cercherò, dunque, di delineare sinteticamente alcuni momenti della vita e dell’esperienza spirituale di Teresa, che l’hanno fatta maturare e hanno contributo a far sì che l’unione sponsale con il Maestro sfociasse nell’ansia evangelizzatrice. Papa Francesco, nell’Esortazione C’est la confiance, oltre a ricordare la sua proclamazione a patrona delle missioni, presenta la carmelitana di Lisieux proprio con l’interessante titolo di maestra di evangelizzazione (cf. n. 9), offrendoci al tempo stesso una buona chiave di lettura:

Teresa […] non concepiva la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli. Lei condivideva l’amore misericordioso del Padre per il figlio peccatore e quello del Buon Pastore per le pecore perdute, lontane, ferite (n. 9).

“Mi sentivo divorata dalla sete delle anime”:

la “Grazia di Natale” del 1886 e l’esperienza di luglio 1887

Al centro del Manoscritto A troviamo il racconto di due momenti cruciali della vita e dell’esperienza spirituale di Teresa: la cosiddetta “Grazia di Natale” del 1886 e la partecipazione al mistero della Redenzione vissuta una domenica di luglio 1887 (cf. Ms A 44v-46v). Abbiamo già messo in luce come questa fase sia centrale per la maturazione della santa, in quanto segna l’inizio di quel processo di liberazione dall’infantilismo per crescere come donna e madre[4]. Il teologo Robert Cheib sintetizza queste pagine così fondamentali del Manoscritto A definendole «un passaggio pasquale dal ripiegamento su di sé alla pro-esistenza»[5], ovvero un donarsi per gli altri. Le parole di Teresa, a conclusione del racconto della “Grazia di Natale”, non lasciano dubbi al riguardo:

[Gesù] Fece di me un pescatore d’anime; sentii un gran desiderio di lavorare alla conversione dei peccatori, desiderio che non avevo mai sentito così vivamente. In una parola, sentii la carità entrarmi nel cuore (Ms A 45v).

Subito dopo queste righe, la santa prosegue con il racconto dell’esperienza scaturita da uno sguardo di fede lanciato su di un’immagine del Crocifisso che teneva nel suo messalino (cf. Ms A 45v-46v): rimane colpita dal sangue che cade da una delle sue mani e dal fatto che nessuno si dia premura di raccoglierlo. Pertanto – scrive -

decisi di tenermi ai piedi della Croce per ricevere la rugiada Divina che ne sgorgava, comprendendo che avrei dovuto, in seguito, spargerla sulle anime… Anche il grido di Gesù sulla Croce mi riecheggiava continuamente nel cuore: «Ho sete!». Queste parole accendevano in me un ardore sconosciuto e vivissimo. Volevo dare da bere al mio Amato e io stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime (Ms A 45v. Grassetto mio. Il corsivo corrisponde alla sottolineatura fatta dalla stessa Teresa)[6].

In questo contesto di fondo, come sappiamo, Teresa si riallaccia ad un fatto di cronaca di quei giorni narrando la conversione del Pranzini, che da “grande criminale” diviene il suo “primo figlio” (cf. Ms A 45v e 46v). La santa vede in tutto ciò una conferma della propria vocazione:

dopo quella grazia unica, il mio desiderio di salvare le anime crebbe ogni giorno! Mi sembrava di udire Gesù che mi diceva come alla samaritana: «Dammi da bere!». Era un vero e proprio scambio d’amore: alle anime davo il sangue di Gesù, a Gesù offrivo quelle stesse anime rinfrescate dalla sua rugiada Divina (Ms A 46v).

A mio parere questo noto passaggio è centrale, in quanto mostra l’intimo legame tra la corda sponsale del cuore di Teresa e quella materna, tra la dimensione cristologica della sua spiritualità e l’orizzonte ecclesiale: la profonda comunione con Gesù nei misteri dell’Incarnazione e della Passione dilata il suo cuore aprendolo alla Chiesa.

Questa dinamica sarà una costante dell’intera breve vita di Teresa. Mi limito a qualche esempio. Nella preghiera composta per il giorno della Professione religiosa (8 settembre 1890), distanziandosi dall’opinione comune del tempo secondo cui la dannazione di molte anime era data per scontata, scrive:

Gesù, fa’ che io salvi molte anime: che oggi non ce ne sia una sola dannata e tutte le anime del purgatorio siano salvate!... Gesù, perdonami se dico cose che non bisogna dire: io voglio solo rallegrarti e consolarti (Pr 2)[7].

Nella lettera del 26 dicembre 1896, rivolgendosi al seminarista Bellière, afferma:

Lavoriamo insieme per le anime! Non abbiamo che l’unico giorno di questa vita per salvarle e offrire così al Signore le prove del nostro amore (LT 213).

Nella corrispondenza con la sorella Celina e con i due “fratelli missionari” questa maternità spirituale di Teresa si manifesta in modo particolare, assumendo i connotati di un desiderio che neanche la morte potrà spegnere. A Bellière scrive:

le prometto di restare anche Lassù la sua piccola sorella. La nostra unione, invece di esser spezzata, diventerà allora più intima: non ci sarà più clausura, non ci saranno più grate e la mia anima potrà volare con lei nelle missioni lontane. I nostri ruoli resteranno gli stessi: a lei le armi apostoliche, a me la preghiera e l’amore (LT 220, del 24 febbraio 1897. Grassetto mio)[8].

E a padre Roulland:

Ah, fratello mio, lo sento, le sarò molto più utile in Cielo che sulla terra […] Conto proprio di non restare inattiva in Cielo: il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime (LT 254, del 14 luglio 1897).

“Voglio essere figlia della Chiesa” (Ms C 33v):

il pellegrinaggio a Roma del 1887 e la preghiera per i sacerdoti

Come sappiamo, nel mese di novembre 1887 Teresa partecipa ad un pellegrinaggio a Roma in occasione del giubileo sacerdotale di Leone XIII. Per la santa costituirà una seconda tappa del suo cammino di maturazione, che le produrrà un’ulteriore dilatazione del cuore. Lo prova l’espressione scelta per introdurre il racconto: «ho capito la mia vocazione in Italia» (Ms A 56r). Leggiamo nel Manoscritto A:

Per un mese ho vissuto con molti santi sacerdoti e ho capito che, se la loro sublime dignità li innalza al di sopra degli angeli, ciò non toglie che siano uomini deboli e fragili. Se dei santi sacerdoti che Gesù chiama nel suo Vangelo: «il sale della terra» mostrano con il loro comportamento di avere un bisogno estremo di preghiere, cosa bisogna dire di quelli che sono tiepidi? (Ms A 56r).

La conseguenza a cui giunge Teresa è ovvia: la vocazione del Carmelo è quella di «conservare il sale destinato alle anime» (Ms A 56r), ossia accompagnare con la preghiera e con l’offerta della propria vita claustrale i presbiteri «mentre evangelizzano le anime con le parole e soprattutto con gli esempi» (Ms A 56r). Quanto Teresa senta questa vocazione lo si percepisce da come conclude tali considerazioni: «Bisogna che mi fermi, se continuassi a parlare di questo argomento non finirei mai» (Ms A 56v).

In effetti la preghiera per i sacerdoti sarà una costante nella vita della santa, a cominciare dalla risposta data durante l’esame canonico che precedette la professione: «Sono venuta per salvare le anime e soprattutto a pregare per i sacerdoti» (Ms A 69v). È un tema che ritorna con una certa frequenza nella corrispondenza con la sorella Celina[9] e che sarà presente anche nell’ultimo tratto della sua vita. Lo dimostra quanto scrive nelle ultime pagine del Manoscritto C (redatto nel mese di giugno 1897) parlando dei due “fratelli missionari”:

spero con la grazia del Buon Dio di essere utile a più di due missionari e non potrei dimenticare di pregare per tutti, senza lasciar da parte i semplici sacerdoti, la cui missione è talvolta così difficile da compiere quanto quella degli apostoli che predicano agli infedeli. Insomma voglio essere figlia della Chiesa (Ms C 33v).

Nei confronti poi di questi due missionari, affidati alla sua cura spirituale, Teresa non si limita alla sola preghiera, ma li accompagna all’insegna della maternità e sororità, esercitando una sorta di ministero della consolazione spronandoli a camminare nel solco della “piccola via”. Scrive al seminarista Bellière pochi mesi prima della morte:

[Gesù] permette che io possa ancora scriverle per tentare di consolarla e senza dubbio questa non è l’ultima volta. […] Quando sarò in porto le insegnerò, caro piccolo fratello della mia anima, come dovrà navigare sul tempestoso mare del mondo con l’abbandono e l’amore di un bambino che sa che suo Padre lo ama teneramente e non saprebbe lasciarlo solo nell’ora del pericolo. Ah, come vorrei farle comprendere la tenerezza del Cuore di Gesù […].  La prego, mio caro fratello, cerchi […] di persuadersi che invece di perdermi mi troverà e che io non la lascerò più (LT 258, del 18 luglio 1897).

Attirami, noi correremo all’effluvio dei tuoi profumi” (Ms C 34r):

il “testamento missionario” di Teresa

Nelle ultime pagine del Manoscritto C troviamo un passaggio che si rivela di una certa importanza per il tema su cui stiamo riflettendo. Teresa commenta un versetto del Cantico dei Cantici che, ovviamente, legge secondo la versione della Vulgata: “Attirami, noi correremo all’effluvio dei tuoi profumi” (Ct 1,4)[10], scoprendo in questo breve testo un mezzo per compiere la sua missione (cf. Ms C 33r). Ecco la sua riflessione:

O Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: Attirando me, attira le anime che amo. Questa semplice parola: «Attirami» basta. Signore, lo capisco, quando un’anima si è lasciata avvincere dall’odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama vengono trascinate dietro di lei: questo avviene senza costrizione, senza sforzo, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te (Ms C 34r).

Nell’Esortazione C’est la confiance Papa Francesco definisce questa pagina una sorta di “testamento missionario”, intravvedendovi un tema a lui molto caro: l’evangelizzazione per attrazione, e non per proselitismo (n. 10). In effetti, anche in questo passaggio si coglie con facilità lo stretto legame tra la dimensione cristologica e l’orizzonte ecclesiale che caratterizza l’esperienza spirituale di Teresa: proprio il vivere in profondità la sua vocazione nuziale nel silenzio e nella solitudine del Carmelo le permette di sperimentare una feconda maternità spirituale[11].

A ben vedere la riflessione su questo versetto del Cantico dei Cantici non è altro che il risvolto apostolico dell’Offerta all’Amore Misericordioso. Anche in questo caso, infatti, la santa parla di immergersi nell’“oceano senza sponde” dell’amore di Dio (Ms C 34r) e sceglie il simbolo del fuoco, cifra dello Spirito Santo:

Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più gli dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me […] correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato (Ms C 36r).

E termina la riflessione con una sorta di “corollario”: «un’anima infiammata di amore non può restare inattiva» (Ms C 36r).

Per concludere:

il valore apostolico della preghiera

Logicamente Teresa vive l’amore per la Chiesa e la missione secondo la propria vocazione di claustrale. Credo, però, che la sua testimonianza ricordi comunque a ciascuno il valore apostolico della preghiera e dell’offerta della propria croce. Ci sono momenti nella vita dove si può continuare a servire la Chiesa stando come Mosè sul monte (cf. Es 17,8-13). La santa lo ricorda in una lettera a Celina, ponendo la sua convinzione sulle labbra di Gesù:

voi siete i miei Mosè in preghiera sul monte, domandatemi degli operai e io ne invierò; non aspetto che una preghiera, un sospiro del vostro cuore! (LT 135, del 15 agosto 1892)[12].

Discepola di San Giovanni della Croce, Teresa ha compreso perfettamente che si è più utili alla Chiesa con alcuni momenti di preghiera pura che con molte attività staccate da questa fonte[13]. La forza della preghiera, infatti, sta nel renderci docili all’azione trasformante dello Spirito, nel «santificarci, renderci luminosi, accendere in noi il fuoco della Carità di Cristo e questa è la radice del dinamismo missionario della Chiesa»[14].

 

[1] Cf. M. HerrÁiz, Apostolado, in Nuevo Diccionario de Santa Teresa de Lisieux, Editorial Monte Carmelo, Burgos 20032, 87.

[2] Cito gli scritti della santa servendomi della seguente edizione: S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Opere complete. Scritti e Ultime Parole, LEV–OCD, Città del Vaticano-Roma 1997. Utilizzo le consuete abbreviazioni: Ms. A, B, C: Manoscritti autobiografici A, B, C; LT: Lettere; P: Poesie; Pr: Preghiere; QG: Quaderno Giallo di Madre Agnese (dove sono raccolti i cosiddetti “Ultimi Colloqui”, ovvero frasi di Teresa annotate da Madre Agnese nel suo taccuino).

Nella Poesia A Nostra Signora delle Vittorie Regina delle Vergini, degli Apostoli e dei Martiri, composta qualche mese prima, Teresa aveva già espresso tale convinzione: «Aiutando a salvar un’anima / mille volte morir vorrei!» (P 35, str. 4, del 16 luglio 1896).

[3] Cf. R. J. S. Centelles, «En el corazón de la Iglesia, mi madre, yo seré el Amor». Jesús y la Iglesia como misterio de amor en Teresa de Lisieux, Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma 2003, 203-206.

[4] Cf. R. Cheib, L’ermeneutica agapica e nuziale della notte di Thérèse di Lisieux, in Teresianum 73 (2022/2), 539.

[5] Ibidem, 540.

[6] Durante il periodo trascorso in infermeria Teresa ritornerà sulla “Grazia del Crocifisso”. Ecco le sue parole annotate da Madre Agnese nel Quaderno Giallo il 1° agosto 1897: «Oh! Non voglio lasciare che vada perduto questo sangue prezioso. Passerò la mia vita a raccoglierlo per le anime» (QG 1.8.1. Grassetto mio).

[7] Un desiderio già espresso in occasione della sua vestizione: «Oh, io non voglio che Gesù provi la più piccola pena il giorno del mio fidanzamento: vorrei convertire tutti i peccatori della terra e salvare tutte le anime del purgatorio» (LT 74, del 6 gennaio 1889).

[8] Rifacendosi a Santa Teresa di Gesù, la carmelitana di Lisieux esprime il medesimo desiderio a padre Roulland nella lettera scritta il mese seguente: cf. LT 221, del 19 marzo 1897.

[9] Cf. ad esempio LT 94, del 14 luglio 1889; LT 101, del 31 dicembre 1889; LT 108, del 18 luglio 1890; LT 122, del 14 ottobre 1890.

[10] L’attuale traduzione CEI suona così: “Trascinami con te, corriamo” (Ct 1,4).

[11] Cf. R. Cheib, L’ermeneutica agapica, 541.

[12] La santa riprenderà il paragone in una lettera a padre Roulland: «Come Giosuè, lei combatte nella pianura. Io sono il suo piccolo Mosè e incessantemente il mio cuore è rivolto verso il Cielo per ottenere la vittoria» (LT 201, del 1° novembre 1896).

[13] Cf. R. Fornara, Pregare. L’amicizia che trasforma. Introduzione pratica con la guida di santa Teresa di Gesù, Edizioni OCD, Roma 2023, 181. San Giovanni della Croce affronta questo tema nel Cantico spirituale 29,2-3, evidenziando l’importanza ecclesiale dell’amore contemplativo.

[14] R. Fornara, Pregare. L’amicizia che trasforma, 182.

Published in Notizie (CITOC)
Lunedì, 30 Settembre 2024 12:41

Seconda Conferenza: La “Piccola Via"

La “piccola via”: una spiritualità del quotidiano

Secondo incontro di formazione permanente Famiglia Carmelitana europea

24 febbraio 2024

Giampiero Molinari, O. Carm.

pdf Domande di riflessione - Santa Teresa di Lisieux (360 KB)

«È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore» (LT 197)[1]: trovo significativo che l’incipit dell’Esortazione apostolica pubblicata in occasione del 150° anniversario della nascita di Teresa sia stato tratto dalla lettera del 17 settembre 1896 a Suor Maria del Sacro Cuore e che Papa Francesco commenti in questi termini: «Queste parole (…) dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa» (n. 2).

Tale lettera, infatti, è il complemento del Manoscritto B (redatto nel mese di settembre 1896 e definito un gioiello della letteratura spirituale[2]), che possiamo considerare il “manifesto” della “piccola via”, cioè quel sentiero di santità che Teresa ha intuito, vissuto in prima persona e quindi proposto alle consorelle, ai due fratelli missionari e a chiunque si accosta ai suoi scritti.

La scoperta della “piccola via”

Come ben sappiamo, la santa narra la scoperta della “piccola via” nelle prime pagine del Manoscritto C (cf. Ms C 2v-3r). Possiamo datarla, con ampio margine di sicurezza, poco dopo il 14 settembre 1894[3]: in quella data, infatti, entra in monastero la sorella Celina portando con sé un taccuino nel quale aveva riportato alcuni brani dell’Antico Testamento, tra cui Pr 9,4 e Is 66,12-13. Questi due testi costituiranno la base biblica dell’intuizione e conseguente formulazione di «una piccola via tutta nuova» (Ms C 2v), considerata l’impossibilità di «salire la dura scala della perfezione» (Ms C 3r). La giovane carmelitana, infatti, è consapevole della propria fragilità a tal punto da ritenersi un «granello di sabbia, oscuro, calpestato dai piedi dei passanti» (Ms C 2v). Eppure il suo desiderio di santità non viene meno: per questo deve trovare un sentiero conforme alle sue reali possibilità, una sorta di “ascensore”.

È in questo contesto di ricerca che Teresa si imbatte nei testi sopra citati, che legge nella traduzione del latino della Vulgata: «Se qualcuno è molto piccolo, venga a me» (Pr 9,4). Notiamo che, nel manoscritto, è la stessa Teresa a sottolineare l’espressione “molto piccolo”: segno che quel versetto le si mostra, in questo particolare frangente, come la Parola di Dio per lei. Lo possiamo intuire da quanto scrive: «avevo trovato ciò che cercavo» (Ms C 3r).

Continuando l’approfondimento s’imbatte in Is 66,13.12: «Come una madre accarezza un figlio, così io vi consolerò: vi porterò in braccio e vi cullerò sulle mie ginocchia». Qui riceve l’illuminazione chiave:

mai parole più tenere, più melodiose hanno rallegrato la mia anima! L’ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre più (Ms C 3r).

La gioia di Teresa si basa su questa “conferma” biblica del volto misericordioso di Dio, che è Padre e Madre, che ci prende nelle sue braccia. La santa manifesta davanti a questi versetti tutto il suo stupore pieno di gratitudine: «dopo un simile linguaggio, non resta altro che tacere e piangere di riconoscenza e di amore!...» (Ms B 1r), scrive nel Manoscritto B. È dalla contemplazione di tale paternità/maternità di Dio che sgorga la fiducia, asse portante della “piccola via”, presentata alla sorella Suor Maria del Sacro Cuore proprio come «l’abbandono del bambino che si addormenta senza timore tra le braccia di suo Padre» (Ms B 1r). Di conseguenza a nessuno è precluso il cammino della santità:

se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l’anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell’amore! (Ms B 1v).

Il “restare piccoli” e il diventarlo “sempre più” significa proprio questo: riconoscere la propria fragilità creaturale, accettarla e porsi con fiducia nelle braccia misericordiose di Dio[4]. Così scrive a P. Roulland:

La mia via è una via tutta di fiducia e d’amore […] prendo la Sacra Scrittura[5]. Allora tutto mi appare luminoso: una sola parola svela alla mia anima orizzonti infiniti; la perfezione mi appare facile; vedo che basta riconoscere il proprio niente e abbandonarsi come un bambino nelle braccia del buon Dio (LT 226, del 9 maggio 1897. Grassetto mio).

Siamo nell’ambito del primato della grazia, su cui ci siamo soffermati nell’incontro scorso[6]. Nell’Esortazione apostolica Papa Francesco lo rimarca con chiarezza: «Di fronte ad un’idea pelagiana della santità (…) Teresina sottolinea sempre il primato dell’azione di Dio, della sua grazia» (n. 17). Si tratta di «riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù» (n. 20).

La “piccola via” come valorizzazione del quotidiano

Nel Manoscritto B, per descrivere la “piccola via” Teresa si serve del paragone del bambino che, per dimostrare il suo amore, non sa far altro che “gettare fiori”:

il piccolo bambino getterà fiori, impregnerà con i suoi profumi il trono regale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell’Amore! (Ms B 4r).

Tale simbolo non ha nulla di romantico, in quanto significa concretamente

non lasciar sfuggire nessun piccolo sacrificio, nessuno sguardo, nessuna parola, approfittare di tutte le cose più piccole e farle per amore! (Ms B 4rv).

Trovo fondamentale questo passaggio, in quanto a mio parere ci offre la giusta prospettiva per comprendere l’essenza della “piccola via”: una valorizzazione del quotidiano come principale luogo di santificazione. Si tratta, infatti, di offrire gioie e fatiche, nella generosa fedeltà ai doveri del proprio stato, compiere con cuore grande tutte le azioni, perfino quelle apparentemente più banali e quasi monotone che permeano la vita di ogni giorno. In fondo, ciò che Teresa ci propone non è altro che la santità del quotidiano o “della porta accanto”, per usare il simbolo scelto da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla santità nel mondo contemporaneo (nn. 6-9). Per il tema che stiamo trattando, richiamo in particolare il paragrafo 7:

Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante (…) la classe media della santità (n. 7).

La valorizzazione del quotidiano traspare già in una lettera a Celina del 1893. Ne riporto uno stralcio:

quando non sento niente, quando sono incapace di pregare, di praticare la virtù: è allora il momento di cercare delle piccole occasioni, delle cose da niente che fanno piacere […] a Gesù […]: per esempio, un sorriso, una parola amabile quando avrei desiderato di non dire nulla o di avere l’aria scontrosa, ecc., ecc. […] Non sono sempre fedele, ma non mi scoraggio mai; mi abbandono nelle braccia di Gesù (LT 143. Grassetto mio).

A ben vedere, è lo stile che più tardi seguirà e consiglierà ad altri Titus Brandsma, ancora novizio: «Fa’ alla perfezione i lavori di ogni giorno, anche i più banali. È molto semplice. Segui nostro Signore come un bambino. Io saltello dietro a Lui meglio che posso. Ho posto la mia fiducia in Lui e metto da parte ogni preoccupazione»[7].

La “piccola via”: una spiritualità di basso profilo?

Una lettura superficiale di alcuni passaggi potrebbe portare a credere che la “piccola via” sia in fondo una spiritualità di basso profilo. Ma se ci riflettiamo con calma, ci renderemo conto che vivere i valori della fiducia, dell’abbandono e della fedeltà al quotidiano sia tutt’altro che ovvio! Si tratta piuttosto, a mio parere, della scelta consapevole della “porta stretta” di cui ci parla il Vangelo (cf. Mt 7,13-14). Le pagine del Manoscritto C in cui la santa riflette sulla carità come concreto amore fraterno (cf. Ms C 11v-31r) ne sono un’eloquente testimonianza.

In secondo luogo la fiducia richiede un atto di fede, in quanto – sottolinea giustamente il teologo Robert Cheib - «l’altro resta altro e diverso dalle nostre proiezioni su di lui. A maggior ragione l’Altro che è Dio»[8]. Ne sa qualcosa Teresa stessa nel momento in cui, a partire dalla Pasqua del 1896, si trova a vivere la “prova contro la fede e la speranza” (cf. Ms C 4v-7v): il suo cuore viene invaso dalle “tenebre più fitte” (cf. Ms C 5v) e al pensiero della Patria celeste subentra la “notte del nulla” (cf. Ms C 6v), «un muro che si alza fino ai cieli e copre il firmamento stellato» (Ms C 7v). Paradossalmente questo tempo di prova rende ancora più granitica la fiducia di Teresa[9]: «Credo di aver fatto più atti di fede da un anno fino ad ora che non durante tutta la mia vita» (Ms C 7r), scrive nel Manoscritto C, costatando che da quando il Signore

ha permesso che io soffra di tentazioni contro la fede, ha aumentato molto nel mio cuore lo spirito di fede (Ms C 11r. Grassetto mio).

Nelle ultime pagine del Manoscritto C, parlando direttamente a Gesù, la santa continua a cantare la sua misericordia in questi termini:

Il tuo amore mi ha prevenuta fin dall’infanzia, è cresciuto con me, e ora è un abisso del quale non riesco a sondare la profondità (Ms C 35r. Grassetto mio).

Sono espressioni che lasciano stupiti se si considera che escono dalle labbra di una ventiquattrenne malata gravemente di tubercolosi e che sta sperimentando l’assenza della consolazione sensibile di Dio.

La maturità che traspare da queste parole credo sia la migliore manifestazione della serietà e della profondità del cammino spirituale percorso e successivamente proposto da Teresa: una fiducia totale che sgorga dalla consapevolezza di essere, in ogni caso, nelle mani di Dio e che si traduce in docilità all’azione trasformante del suo Amore Misericordioso. La santa ne parla con chiarezza nella lettera a Suor Maria del Sacro Cuore, già citata:

più si è deboli, senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di questo Amore che consuma e trasforma! […] amiamo la nostra piccolezza, preferiamo non sentire nulla! Allora saremo povere di spirito e Gesù […] ci trasformerà in fiamme d’amore! (LT 197. Grassetto mio).

Siamo nel “cuore” della “piccola via” e dell’Offerta all’Amore Misericordioso:

la mia stessa debolezza mi dà l’audacia di offrirmi come vittima al tuo Amore, o Gesù! […] perché l’Amore sia pienamente soddisfatto, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente e che trasformi in fuoco questo niente (Ms B 3v).

Per concludere: tre prototipi biblici della “piccola via”

Per delineare la “piccola via” come valorizzazione del quotidiano Teresa ricorre principalmente alla Vergine Maria, presentandola come colei che ha praticato le “virtù più umili” (P. 54,6). Alla luce del Vangelo e prendendo le distanze dalla predicazione del suo tempo (e anticipando, in qualche modo, il Concilio Vaticano II), la santa rimane affascinata dalla vita ordinaria della Madonna e la contempla come colei che per prima ha percorso la “via comune”. È ciò che leggiamo nella strofa 17 del poema Perché t’amo, Maria (maggio 1897):

So che a Nazareth, Madre di grazia piena, / povera tu eri e nulla più volevi: / non miracoli o estasi o rapimenti / t’adornan la vita, Regina dei Santi! / In terra è grande il numero dei piccoli / che guardarti possono senza tremare. / La via comune, Madre incomparabile, / percorrere tu vuoi e guidarli al Cielo (P 54,17).

Nel penultimo folio del Manoscritto C Teresa sintetizza in qualche misura il contenuto della “piccola via” servendosi di due personaggi biblici: il pubblicano al tempio (cf. Lc. 18,13) e la peccatrice perdonata, che - secondo la prassi del tempo - identifica con la Maddalena (cf. Lc. 7,36-38). Così scrive: 

Non è al primo posto, ma all’ultimo che mi slancio. Invece di farmi avanti con il fariseo, ripeto, piena di fiducia, l’umile preghiera del pubblicano, ma soprattutto imito il comportamento della Maddalena, la sua audacia stupefacente o, meglio, amorosa che affascina il cuore di Gesù, seduce il mio (Ms C 36v. Grassetto mio)[10].  

Ecco l’essenza della “piccola via”: la fiducia, nell’accettazione della propria vulnerabilità, e l’amore. Con queste due parole termina il Manoscritto C rimasto incompiuto, ma che potremmo leggere provvidenzialmente come la sintesi dell’intera vita di Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo.

 

[1] Cito gli scritti della santa servendomi della seguente edizione: S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Opere complete. Scritti e Ultime Parole, LEV–OCD, Città del Vaticano-Roma 1997. Utilizzo le consuete abbreviazioni: Ms B, C: Manoscritti autobiografici B, C; LT: Lettere; P: Poesie.

[2] Cf. C. De Meester, «A mani vuote». Il messaggio di Teresa di Lisieux, Queriniana, Brescia 19975, 78.

[3] Cf. Idem, Teresa di Lisieux. Dinamica della fiducia. Genesi e struttura della «via dell’infanzia spirituale», San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, 75-80.

[4] Cf. Idem, «A mani vuote», 61.

[5] In contrapposizione a «certi trattati spirituali, nei quali la perfezione è presentata attraverso mille ostacoli» (LT 226) e che finiscono per inaridire il cuore di Teresa e stancarle la mente.

[6] Come abbiamo fatto notare in quell’occasione, Teresa sintetizza tutto ciò in questo splendido passaggio del Manoscritto A: «non faccio affidamento sui miei meriti, visto che non ne ho nessuno, ma spero in Colui che è la Virtù, la Santità Stessa: è Lui solo che accontentandosi dei miei deboli sforzi mi eleverà fino a Lui e, coprendomi dei suoi meriti infiniti, mi farà Santa» (Ms A 32r).

[7] Citato in S. Scapin – B. Secondin, Tito Brandsma. Maestro di umanità, martire della libertà, Edizioni Paoline, Milano 1990, 23.

[8] R. Cheaib, L’ermeneutica agapica e nuziale della notte di Thérèse di Lisieux in Teresianum 73 (2022/2), 554.

[9] Ibidem, 546.

[10] Teresa riprende la figura della Maddalena nella lettera al seminarista Bellière, del 21 giugno 1897 (lo stesso mese in cui viene redatto il Manoscritto C): «Quando vedo Maddalena avanzarsi in mezzo ai numerosi convitati, bagnare con le sue lacrime i piedi del suo Maestro adorato, che lei tocca per la prima volta, sento che il suo cuore ha compreso gli abissi d’amore e di misericordia del Cuore di Gesù e che, per quanto peccatrice sia, questo Cuore d’amore non solo è disposto a perdonarla, ma anche a prodigarle i benefici della sua intimità divina, ad elevarla fino alle più alte cime della contemplazione» (LT 247).

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L’itinerario di Teresa di Lisieux

come conformazione a Cristo:

misericordia nella fragilità e primato della grazia

Primo incontro di formazione permanente Carmelitani europei

21 ottobre 2023

Giampiero Molinari, O. Carm.

pdf Leggi le Domande di riflessione - Misericordia e grazia (362 KB)  

Introduzione

In questo anno stiamo celebrando i 150 anni dalla nascita di Santa Teresa di Lisieux (2 gennaio 1873) e il centenario della sua beatificazione (29 aprile 1923). Nel 2025 ricorrerà il centenario della canonizzazione (17 maggio 1925). Come sappiamo, inoltre, l’UNESCO ha collocato Teresa tra le donne storicamente significative. Tutto ciò costituisce un buon motivo per riprendere in mano i suoi scritti e rileggerne la dottrina, cercando di farla calare nella vita.

Nell’accostarsi a Teresa non va dimenticato un dato di fatto: se da un lato è sicuramente una luce per aver richiamato i valori perenni del Vangelo, dall’altro (come ciascuno di noi) rimane figlia del proprio tempo. Il suo scrivere risente del clima romantico e un po’ mieloso dell’epoca e si caratterizza per un ampio uso di diminutivi, prolungati segni di interpunzione, ecc. Tutto ciò può non facilitarne la lettura e creare anche un certo fastidio! Se, però, si compie un piccolo sforzo e si va oltre questa “scorza”, si scoprirà un vissuto spirituale molto profondo (sostanzialmente non compreso quando la santa era in vita) e una dottrina, che possiamo definire una teologia narrativa e simbolica.

L’esperienza della misericordia divina nell’alveo della propria fragilità:

una microstoria della salvezza

Possiamo considerare Teresa di Lisieux come il Dottore della misericordia divina. Tale tema appare, infatti, come il filo conduttore dei due Manoscritti autobiografici nei quali rilegge la propria vita (Manoscritto A, la cui stesura prende avvio all’inizio del 1895, e il Manoscritto C, redatto a partire da giugno 1897).

All’inizio del Manoscritto A Teresa delinea lo scopo prefissato:

non farò che una cosa sola: cominciare a cantare quello che devo ripetere in eterno – «Le Misericordie del Signore» (Ms A 2r)[1].

Sulla stessa lunghezza d’onda si pone il Manoscritto C; rivolgendosi alla priora, Madre Maria di Gonzaga, la santa scrive: «Madre amata, mi ha espresso il desiderio che io completi con lei il mio Canto delle Misericordie del Signore» (Ms C 1r).

A questo riguardo non dobbiamo sottovalutare l’incipit del Manoscritto A: «Storia primaverile di un Fiorellino bianco» (Ms A 2r) - che sarebbe meglio tradurre “piccolo fiore bianco” (rispettando l’originale francese) – in quanto nell’intenzione di Teresa viene a racchiudere un’esperienza profonda della misericordia di Dio. Si tratta, infatti, della sassifraga che il papà le dona dopo che gli ha confidato il desiderio di entrare al Carmelo: 

Ciò di cui mi ricordo perfettamente fu il gesto simbolico che il mio diletto Re compì senza saperlo. Avvicinandosi ad un muro non molto alto, mi mostrò dei fiorellini bianchi simili a gigli in miniatura e, prendendo uno di quei fiori, me lo diede, spiegandomi con quanta cura il buon Dio l’aveva fatto nascere e l’aveva conservato fino a quel giorno. Sentendolo parlare, credevo di ascoltare la mia storia, tanto era la somiglianza tra quello che Gesù aveva fatto per il piccolo fiore e la piccola Teresa” (Ms A 50v. Grassetto mio).

Nei suoi Manoscritti Teresa rilegge, dunque, la propria vita come microstoria della salvezza: non è lei il centro, ma l’azione misericordiosa di Dio in lei. La santa è chiara su questo punto: «non è la mia vita vera e propria che scriverò, ma i miei pensieri sulle grazie che il Buon Dio si è degnato di accordarmi» (Ms A 3r). E poco dopo: «Il fiore che racconterà la sua storia […] riconosce […] che solo la sua misericordia ha fatto tutto ciò che c’è di bene in lui (Ms A 3v).

  1. Il contesto della fragilità

Il tema della misericordia divina brilla ancora di più se consideriamo il vissuto di Teresa, specialmente nei primi anni della sua vita. Un periodo segnato da vari fatti traumatici, che le producono ferite non lievi bloccandole, in un certo qual modo, la naturale maturazione affettiva. Eccoli in sintesi:

  1. Le due separazioni vissute intorno all’età di due mesi: dalla mamma, che non può allattarla a causa del cancro al seno e deve affidarla ad una nutrice e, successivamente, da quest’ultima in seguito al rientro in famiglia.
  2. La malattia e la conseguente morte della mamma nel 1877 (cf. Ms A 12r-13r):

Non mi ricordo d’aver pianto molto e non parlavo con nessuno dei sentimenti profondi che provavo… Guardavo e ascoltavo in silenzio… […], eppure capivo (Ms A 12v. Grassetto mio).

Nella pagina seguente leggiamo:

a partire dalla morte della Mamma, il mio carattere felice cambiò completamente; io così vivace, così espansiva, diventai timida e dolce, sensibile all’eccesso. Uno sguardo bastava per farmi sciogliere in lacrime (Ms A 13r).

  1. La partenza per il Carmelo di sua sorella Paolina, che Teresa aveva scelto come seconda madre (cf. Ms A 13r):

Io non sapevo cosa fosse il Carmelo, ma capivo che Paolina mi avrebbe lasciata per entrare in un convento, capivo […] che avrei perso la mia seconda Madre!... Ah, come potrò dire l’angoscia del mio cuore?... In un attimo capii cos’era la vita […] una sofferenza e una separazione continua. Versai lacrime molto amare… (Ms A 25v. Grassetto mio).

  1. Narrando la partenza per il Carmelo della sorella Maria – che, dopo la separazione da Paolina, aveva preso come unico sostegno (cf. Ms A 41r) – Teresa ritorna sul tema: «Paolina era lontana, molto lontana da me!... […]. Paolina era perduta per me, quasi come se fosse morta» (Ms A 41r-41v). Sono parole molto forti, che lasciano ben trasparire il dramma che sta vivendo.
  1. L’esperienza della misericordia con tonalità mariana e cristologica

Come sappiamo, tutti queste situazioni traumatiche le procurano l’insorgere di una malattia psicosomatica, caratterizzata da sintomi quali insonnia, tremori, cefalee, allucinazioni, ecc. Si tratta di una sorta di nevrosi e regressione infantile. Paradossalmente è proprio in questa fase di estrema fragilità e vulnerabilità che Teresa sperimenta la misericordia di Dio, a tal punto da affermare - rileggendo la propria vita - che la caratteristica dell’amore, della grazia, è abbassarsi (cf. Ms A 2v). La santa può dirlo perché ha sperimentato in questo particolare frangente un Dio che si china sulla sua miseria. Per questo, nel redigere il Manoscritto A, ormai «maturata nel crogiuolo delle prove esteriori ed interiori» (Ms A 3r), cita il Salmo 22 (Il Signore è il mio pastore) evidenziando con convinzione: «Sempre il Signore è stato verso di me compassionevole e pieno di dolcezza» (Ms A 3v).

Il cammino di guarigione vissuto dalla santa (che potremmo definire una sorta di personale “cammino di salvezza”) si caratterizza per due tappe fondamentali dalla tonalità, rispettivamente, mariana e cristologica.

Tutti conosciamo il racconto dell’“incantevole sorriso della Madonna” (cf. Ms A 30v-30r), grazie al quale Teresa riacquista una sostanziale (anche se non completa) serenità di fondo: «tutte le mie sofferenze svanirono» (Ms A 30r), «il fiorellino stava rinascendo alla vita» (Ms C 30v), leggiamo nel Manoscritto A. Leggendo con attenzione questo racconto ci renderemo conto che la santa percepisce il sorriso della Vergine come il riflesso della tenerezza di Dio. Lo si può intuire dall’utilizzo del simbolo del “sole” che viene applicato a Dio per sottolinearne la benevolenza (cf. Ms A 3r), ma successivamente viene esteso anche alla Vergine Maria (cf. Ms A 29v) e alle stesse creature nel momento in cui vengono percepite nell’atto di mediare le cure del Sole divino (cf. Ms A 24r).

Benché ristabilita, Teresa si distingue ancora per una notevole ipersensibilità, che definisce come un “brutto difetto” (cf. Ms A 44v). Così si descrive:

Ero veramente insopportabile per la mia sensibilità eccessiva; così, se mi capitava di dare involontariamente un piccolo dispiacere a una persona che amavo […] piangevo come una Maddalena e, quando cominciavo a consolarmi della cosa in sé, piangevo per aver pianto… (Ms A 44v).

A questo punto l’azione misericordiosa del Padre assumerà una connotazione cristologica, centrata sull’abbassamento del Figlio di Dio nel mistero dell’incarnazione. Si tratta della nota “Grazia di Natale” del 1886 (cf. Ms A 44v-45v), così definita dalla santa: «la grazia della mia completa conversione» (Ms A 45r). Costituisce, infatti, un vero e proprio “spartiacque”: Teresa si percepisce così trasformata da non riconoscersi più; da quel momento, scrive, «camminai di vittoria in vittoria e cominciai per così dire, “una corsa da gigante!...”» (Ms A 44v).

Per il tema che stiamo trattando è interessante la sintesi proposta dalla stessa Teresa:

In un istante l’opera che non ero riuscita a fare in 10 anni, Gesù la fece accontentandosi della mia buona volontà che mai mi mancò (Ms A 45v).

In questa rilettura dell’evento del Natale 1886 mi sembra di cogliere, infatti, come la santa sia ormai consapevole del primato della grazia: è sempre l’amore di Dio a compiere il primo passo, accontentandosi della nostra “buona volontà”.   

  1. Il messaggio di fondo:

uno sguardo di fede che apre alla speranza

Attraverso la sua esperienza Teresa ci apre, dunque, alla speranza: nessuna ferita, nessun limite può bloccare il nostro cammino di maturazione verso la santità se ci consegniamo all’azione trasformante dello Spirito. Limiti, ferite, fragilità psicofisiche, il chiaroscuro della vita possono divenire orizzonti di grazia[2] nella misura in cui la nostra quotidianità viene consegnata con fiducia a Dio.

Teresa poteva benissimo ripiegarsi su se stessa, rimanere prigioniera delle sue ferite. L’apertura alla grazia le permette, invece, di uscire dalle “fasce dell’infanzia” (cf. Ms A 44) per vivere nell’ottica del dono di sè: «sentii […] il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora fui felice!» (Ms A 45v), scrive a conclusione del racconto della “Grazia di Natale”.

La santa ci invita ad affinare il nostro sguardo di fede: nonostante tutte le contrarietà che possono sorgere, nel terreno della nostra vita sono presenti tanti semi della misericordia di Dio (cf. Dt 6,10-13). Ce lo ricorda anche Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate: «Guarda la tua storia quando preghi e in essa troverai tanta misericordia. Nello stesso tempo questo alimenterà la tua consapevolezza del fatto che il Signore ti tiene nella sua memoria e non ti dimentica mai» (n. 153).

È proprio questa consapevolezza, maturata negli anni, a condurre Teresa ad una nuova visione della perfezione. Ne parla nel folio 32r del Manoscritto A (che secondo Conrad de Meester, ocd rappresenta una delle migliori formulazioni della “piccola via”[3]):

sento sempre la stessa audace fiducia di diventare una grande Santa, perché non faccio affidamento sui miei meriti, visto che non ne ho nessuno, ma spero in Colui che è la Virtù, la Santità Stessa: è Lui solo che accontentandosi dei miei deboli sforzi mi eleverà fino a Lui e, coprendomi dei suoi meriti infiniti, mi farà Santa (Ms A 32r. Grassetto mio).

È il primato della grazia, la presa di coscienza della gratuità della salvezza, a cui la santa giunge attraverso un graduale cammino di conformazione a Cristo.

 

Conformarsi al Volto di Cristo:

dal volontarismo alla gratuità della salvezza

Semplificando un po’ il discorso, possiamo affermare che la spiritualità dominante all’epoca di Teresa si caratterizza per il rigorismo, l’ascesi, l’offerta alla Giustizia di Dio in riparazione dei peccati e il volontarismo. Al centro troviamo lo sforzo personale, la necessità di acquistare meriti.

Tale clima si respira ovviamente anche al Carmelo di Lisieux (pur facendosi strada anche la visione spirituale di San Francesco di Sales) e lo possiamo scorgere anche in Teresa. L’8 gennaio 1889, due giorni prima della vestizione, scrive alla sorella Sr. Maria del Sacro Cuore: «Come ho sete del Cielo […]. Ma è necessario soffrire e piangere per giungervi… Ebbene! Io voglio soffrire tutto quello che piacerà a Gesù» (LT 79). Nel medesimo anno, riportando la conferenza di un predicatore, scrive a Celina: «La santità consiste nel soffrire e nel soffrire di tutto. “La Santità! bisogna conquistarla con la spada sguainata…”» (LT 89).

  1. “I misteri d’amore nascosti nel Volto del nostro Sposo” (Ms A 71r):

La devozione al Volto Santo e la malattia di Louis Martin

Un altro momento traumatico nella vita di Teresa è rappresentato dalla malattia del papà, a cui era molto legata. Fonte di particolare sofferenza sarà il ricovero, il 12 febbraio 1889, presso un ospedale psichiatrico di Caen, a causa dell’intensificarsi della demenza senile. Significative le espressioni con cui la santa ricorda l’evento:

Ah, quel giorno non ho detto che avrei potuto soffrire di più!!! Le parole non possono esprimere le nostre angosce, quindi non cercherò di descriverle (Ms A 73r).

Pur con sofferenza (come mostra anche l’esame grafologico delle lettere scritte in questo periodo), Teresa affronta la nuova prova con grande maturità spirituale. La malattia del padre la conduce ad approfondire la devozione al Volto Santo, vissuta già in famiglia e successivamente in monastero. Infatti, nel volto non più riconoscibile del padre scorge i tratti del Servo Sofferente descritti dal profeta Isaia (cf. Is 53,1-5 e 63,1-5) e comprende più in profondità l’abisso di umiliazione in cui il Figlio di Dio ha voluto discendere. 

Lo stretto legame che Teresa pone tra la prova che ha colpito suo padre e la Passione del Signore appare chiaramente in un Volto Santo che disegna in una casula poco dopo la morte del padre, avvenuta il 29 luglio 1894. Osservandola anche solo superficialmente, infatti, non sfugge la somiglianza di questa immagine del Volto Santo con i tratti somatici di Louis Martin[4]

Alla luce della Scrittura e della malattia del papà Teresa scopre l’essenza del Volto Santo: parla di “misteri d’amore” (cf. Ms A 71r), di “bellezze nascoste” (cf. LT 108). Nella lettera del 4 aprile 1889 scrive a Celina: «Gesù brucia d’amore per noi […] Guarda Gesù nel suo Volto e lì vedrai come ci ama (LT 87).

Nel Volto sfigurato del Signore Teresa contempla l’amore folle e gratuito di Dio per ciascuno di noi, al di là dei nostri meriti. Davanti a quel Volto non vi è più posto per il volontarismo, per lo sforzo titanico o per la ricerca di meriti, ma la riconoscenza per una grazia divina sempre preveniente. La stessa sofferenza acquista senso solo se conseguenza dell’amore e della fedeltà al Vangelo. Nella lettera del 6 luglio 1893 la santa si rivolge a Celina con queste significative parole:

Egli [Gesù] le insegna a giocare alla banca dell’amore; ma, no, piuttosto è Lui che gioca con lei, senza dirle come fa, poiché questo è affar suo e non di Teresa; ciò che riguarda lei è abbandonarsi, donarsi senza riservarsi nulla, neppure la soddisfazione di sapere quanto la banca renda (LT 142. Grassetto mio).

E nell’Atto di offerta all’Amore Misericordioso, del 9 giugno 1895, scrive: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere» (Pr 6. Grassetto mio).

Significativo quanto la santa riporta nelle ultime pagine del Manoscritto C (redatto nel mese di giugno 1897, quindi tre mesi prima della morte): «quaggiù non riesco a concepire un’immensità di amore più grande di quella che ti sei compiaciuto di prodigarmi gratuitamente senza alcun merito da parte mia» (Ms C 35r. Grassetto mio).

Conrad De Meester sintetizza il percorso compiuto da Teresa in questi termini:

La santità […] non è più una conquista ma una grazia ricevuta. L’uomo, davanti al Dio d’amore, diventa più passivo, più ricettivo. […] il primo impegno dell’uomo è quello di aprirsi completamente al Redentore, mentre il suo sforzo diventa collaborazione[5].

E più avanti: «La volontà di conquista è stata completamente trasformata in recettività al dono»[6]. Ovviamente ciò non significa una spiritualità di basso profilo: Teresa infatti – sottolinea ancora De Meester - «non trascura nessuno sforzo per essere fedele […] alla volontà di Dio come essa si manifesta nella vita concreta»[7]. La differenza sta in una maggiore tranquillità d’animo di fronte all’impotenza e alla propria fragilità. La lettera 142 del 6 luglio 1893, che abbiamo in parte già citato, costituisce una sorta di “manifesto” al riguardo.

  1. “Fa’ che io ti Rassomigli, Gesù!” (Pr 11)

A questo punto del suo cammino, dunque, Teresa vede la santità secondo una prospettiva radicalmente nuova: si tratta di crescere sempre più nella somiglianza con il Volto di Cristo. È ciò che esprime in una brevissima preghiera, scritta su di una piccola pergamena nella quale era raffigurato il Volto Santo. Il testo suona così: «Fa’ che io ti Rassomigli, Gesù!» (Pr 11). Significativo il fatto che la santa portava sempre con sé questa preghiera, insieme ad altre, in un sacchetto appuntato con uno spillo dalla parte del cuore: quasi una manifestazione visibile del desiderio di vivere il dono di sé come risposta alla gratuità della salvezza.

  

 

[1] Cito gli scritti della santa servendomi del seguente volume: S. Teresa di Gesù Bambino, Opere complete. Scritti e ultime parole, LEV-Edizioni OCD, Città del Vaticano-Roma 1997.

[2] A. Piccirilli, Fragile come tutti, felice come pochi. Teresa di Lisieux e le nostre ferite, San Paolo, Cinisello Balsamo 2019, 14.

[3] C. De Meester, Teresa di Lisieux. Dinamica della fiducia. Genesi e struttura della «via dell’infanzia spirituale», San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, 208-210.

[4] L’immagine è visibile in P. Descouvemont – H. N. Loose, Teresa e Lisieux, LEV, Città del Vaticano 1995, 207.

[5] C. De Meester, A mani vuote. Il messaggio di Teresa di Lisieux, Queriniana, Brescia 19975, 44.

[6] Ibidem, 52.

[7] Ibidem, 53.

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Lunedì, 30 Settembre 2024 08:40

Ritiro degli studenti carmelitani a Nocera Umbra

Il ritiro degli studenti carmelitani a Nocera Umbra riunisce gli europei per una settimana di preghiera e fraternità

Il ritiro dei professi semplici delle province, dei commissariati e delle delegazioni di Italia, Francia, Spagna (Catalunia, Betica), Gran Bretagna, La Bruna, Polonia, Napoli e Irlanda, si è riunito a Nocera Umbra dal 29 luglio a domenica 4 agosto per una settimana di preghiera, ritiro e fraternità. Alla settimana si sono uniti anche alcuni professi solenni di recente formazione. Siamo molto grati alla comunità di Nocera Umbra e ai nostri fratelli della Provincia italiana per aver ospitato questo meraviglioso ritiro. Dobbiamo anche ringraziare il duro lavoro del comitato organizzativo guidato dal Consigliere generale per l'Europa, Richard Byrne, O. Carm. e il suo team per aver messo insieme l'eccellente squadra di oratori (Pat Mullins, O. Carm.) e traduttori (Matteo Antollini, O. Carm. e Eduardo Agosta, O. Carm.).

Ogni giorno è iniziato con la preghiera, guidata da un gruppo linguistico diverso, poi il gruppo si è riunito per il primo di molti eccellenti interventi. Questi hanno preso la forma di un'esplorazione delle letture del giorno, la “spada dello spirito” per la nostra vita. Con grande abilità, Pat ha intrecciato le profonde tradizioni del nostro carisma carmelitano, evidenziando non solo l'importanza delle Scritture come fondamento della preghiera, ma anche come i temi e i messaggi delle letture quotidiane possano essere letti costantemente attraverso gli occhi della nostra Formula di Vita. Ci è stato ricordato che le Scritture devono essere lo strumento con il quale siamo chiamati ad abbandonare le nostre idee e i nostri piani per la giornata e a rivolgere la nostra attenzione alla presenza di Dio. Ogni giorno, a mezzogiorno, si celebrava l'Eucaristia in diverse lingue. 

Dopo un po' di tempo nel pomeriggio per la riflessione personale o per le attività di gruppo, ci siamo riuniti nelle serate più fresche per ascoltare ancora una volta il discorso di Pat. Qui ci ha sfidato a riflettere sulla nostra vocazione di carmelitani nel nostro mondo, nella nostra chiesa e nelle nostre province. Ci siamo chiesti come possiamo essere autentici testimoni della vita carmelitana e come possiamo essere profeti per il mondo di oggi. Queste sessioni sono state seguite dalla condivisione in piccoli gruppi linguistici. Un'opportunità per condividere tra noi i frutti della nostra riflessione personale. Ascoltare e imparare dalla testimonianza dei nostri fratelli carmelitani.

Il venerdì del ritiro è consistito in un pellegrinaggio ad Assisi, a circa 30 minuti di macchina da Nocera Umbra. Il pellegrinaggio è iniziato con un'interessante visita della città e delle principali basiliche da parte di Matteo Antollini, O. Carm.

Il ritiro si è concluso con una sessione finale nei piccoli gruppi per valutare il ritiro e guardare al futuro. Ci siamo posti le domande: Come vivrò la mia identità carmelitana quando tornerò nella mia provincia/delegazione di origine? Cosa mi sosterrà nella mia formazione carmelitana in futuro? Il ritiro si è concluso il sabato sera con un meraviglioso pasto, offerto dai parrocchiani della parrocchia servita dai frati di Nocera Umbra, e con musica e danze che hanno celebrato le molte culture e paesi rappresentati dal gruppo.

Ancora una volta, i partecipanti al ritiro ringraziano Richard Byrne, O. Carm., e la sua équipe per l'organizzazione del ritiro e per la loro attenzione a renderlo un'atmosfera di fraternità e generosità in cui tutti i partecipanti hanno potuto condividere le loro esperienze del Carmelo e della vita carmelitana. A Pat Mullins, O. Carm., un ringraziamento per i suoi interventi e le sue sessioni di approfondimento. E infine, grazie alla comunità di Nocera Umbra per aver aperto la sua casa ai frati semplici professi d'Europa.

Per Matthew Janvier, O. Carm. (Brit)

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Il Comitato europeo dei giovani carmelitani si riunisce per pianificare le celebrazioni del Giubileo

Il Comitato europeo della gioventù carmelitana (CEYC) si è riunito a Sant'Alberto (Roma) dal 12 al 14 aprile 2024. In questa occasione, solo quattro membri del Comitato hanno potuto recarsi a Roma per l'incontro: Antonella Brincat, João Manuel OCarm, John Toryusen e Richard Byrne OCarm.

Rispondendo all'invito di Papa Francesco ai giovani per l'Anno giubilare, la CEYC aveva precedentemente deciso di organizzare un incontro a Roma di giovani adulti provenienti da tutta Europa per celebrare e camminare insieme nel Carmelo come parte del Giubileo dei giovani nel 2025. Durante la permanenza a Roma, il Comitato della Gioventù Carmelitana Europea ha continuato a pianificare il programma di questo incontro e a raccogliere informazioni di supporto. Il comitato ha anche visitato gli uffici del Giubileo come parte del suo lavoro.

Durante lo svolgimento dell'incontro nel 2025, speriamo di accompagnare i giovani adulti partecipanti mentre insieme esploriamo e approfondiamo la nostra comune identità carmelitana. Speriamo che questo sia anche un trampolino di lancio per ricostruire una rete di giovani adulti in tutta Europa. I partecipanti trascorreranno anche due giorni nella città di Roma per celebrare l'Anno giubilare con la Chiesa in generale.

I dettagli dell'incontro sono in fase di definizione e saranno pubblicati e condivisi tra le diverse province, commissariati e delegazioni europee dei carmelitani nelle prossime settimane.

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Martedì, 23 Gennaio 2024 09:28

I leader europei si incontrano su diverse questioni

Il 15 e 16 gennaio 2024, presso il Centro internazionale di Sant'Alberto (CISA) a Roma, si è svolta l'Assemblea dei leader dell'Area europea (composta da provinciali, commissari generali, delegati generali e loro delegati).

L'Eucaristia di apertura dell'Assemblea è stata celebrata da Benny Phang (Vice Priore Generale) nella cappella di Sant'Alberto, durante la quale ha parlato della necessità di lavorare nel ministero delle vocazioni. La grande varietà di culture e nazionalità presenti all'Assemblea è stata riconosciuta dai partecipanti che hanno recitato la preghiera Adsumus, Sancte Spiritus nelle varie lingue dell'Area Europea all'inizio di ogni sessione di lavoro.

Richard Byrne, Consigliere generale per l'Europa, ha presentato una breve relazione sui prossimi capitoli e visite, sul corso di formazione in corso su Santa Teresa di Lisieux, sul ritiro per i voti semplici nel 2024 e sul previsto incontro dei giovani adulti a Roma per l'Anno giubilare alla fine di luglio 2025.

L'Area Europea è divisa in tre (sotto)regioni: Italia-Malta, Iberia e Nord-Europa. Ciascuno dei presidenti di queste regioni (Joseph Saliba, David del Carpio Horcajo e Brendan Grady) ha presentato una relazione sulle attività della propria regione e su eventuali processi di unificazione o collaborazione. Hanno inoltre riferito in merito alle due riunioni del personale professionale che si sono tenute nell'ultimo anno. In entrambi gli incontri, il Priore Generale, Míceál O'Neill, ha tenuto una presentazione sulle vocazioni.

Nel settembre 2023, la Regione Nord-Europea ha tenuto un corso di due giorni "di persona" a Dublino (Irlanda) per promuovere la priorità del ministero delle vocazioni all'interno della regione. Insieme a un facilitatore (Danny Curtin), sedici partecipanti hanno trascorso due giorni esplorando e imparando gli uni dagli altri i modi per alimentare una cultura delle vocazioni carmelitane oggi.

Nel dicembre 2023, le Regioni Italia-Malta e Iberica hanno tenuto il loro incontro online per due pomeriggi. Ventuno partecipanti hanno preso parte all'incontro, condividendo tra loro l'entusiasmo per questo ministero e la convinzione che lo Spirito Santo continui a chiamare persone al Carmelo.

Complessivamente, è stato riferito all'Assemblea del gennaio 2024 che coloro che hanno partecipato a entrambi gli incontri per il personale vocazionale li hanno considerati un importante sostegno per coloro che lavorano in questo ministero. La maggior parte desiderava ulteriori incontri. Dopo aver ascoltato questi resoconti, ogni regione europea si è impegnata a tenere altri incontri nel corso del prossimo anno per tutti coloro che sono coinvolti nel ministero delle vocazioni.

Successivamente, ogni leader ha riferito all'Assemblea su quattro argomenti relativi alla propria realtà: (1) i passi pratici che sono stati fatti riguardo all'attuazione delle proposte dell'enciclica Laudato si'; (2) la formazione continua per i frati; (3) la realtà di come si svolgono gli incontri comunitari; e (4) qualsiasi altra notizia o aggiornamento importante riguardante l'entità.

Eduardo Agosta Scarel, O. Carm., ha commentato le relazioni dei leader sulla Laudato si' e il messaggio della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Dubai nel 2023 (COP 28). Successivamente, ogni Regione ha concordato un obiettivo specifico che potrebbe essere realisticamente realizzato entro il gennaio 2025, in modo da implementare ulteriormente l'impegno dell'Ordine nei confronti delle proposte della Laudato si'. Inoltre, ogni Regione e ogni realtà si è impegnata a considerare la questione nel corso del prossimo anno. 

Tadeusz Popiela, priore di Sant'Alberto, ha celebrato l'Eucaristia per dare inizio alla seconda giornata di discussioni e riflessioni. In seguito, l'Assemblea ha ascoltato una relazione di Alejandro López-Lapuente (direttore dei novizi) sul Noviziato europeo di Salamanca. Sette novizi hanno iniziato il noviziato di quest'anno e sono accompagnati da altri sette fratelli di voti solenni all'interno di questa comunità formativa. Dalla sua istituzione, ottantotto novizi hanno iniziato il loro noviziato a Salamanca. Sono seguite diverse altre relazioni sulle altre case di formazione dell'Area Europea. L'Assemblea ha dedicato un po' di tempo alla preparazione del ritiro per i voti semplici in Europa che si terrà la prossima estate nella casa di ritiro della Provincia italiana a Nocera Umbra (Italia).

Successivamente, l'Assemblea ha rivolto la sua attenzione al modo in cui le realtà europee dell'Ordine si collegano con le sezioni esterne alle loro realtà in Africa e Sud America. Due relatori hanno presentato i commissariati provinciali e i delegati provinciali, dando vita a una discussione costruttiva tra i membri dell'Assemblea.

I leader europei si incontrano su diverse questioni

Infine, l'assemblea ha discusso della Famiglia Carmelitana, prendendo atto delle Costituzioni che affermano che "tutti gli individui e i gruppi, istituzionali o meno, che si ispirano alla Regola di Sant'Alberto, alla sua tradizione e ai valori espressi dalla spiritualità carmelitana, costituiscono oggi la Famiglia Carmelitana nella Chiesa".  È stato notato che in una Chiesa sinodale, che annuncia il Vangelo, tutti "camminano insieme". Pertanto, i membri hanno esplorato come questo "camminare insieme" si realizza oggi nel nostro Ordine, notando l'esperienza della Famiglia carmelitana allargata che frequenta alcuni capitoli provinciali. I membri dell'Assemblea hanno poi esplorato quali passi lo Spirito li invita a compiere per crescere nel nostro "camminare insieme", in modo che le nostre realtà (nei loro capitoli o altro) siano più sinodali. I membri dell'Area Europea hanno concordato di tenere un'altra Assemblea di due giorni nel gennaio 2025 e hanno concluso con il canto del Flos Carmeli.

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Mercoledì, 31 Maggio 2023 12:48

Incontro del Comitato europeo della gioventù

Dopo essersi incontrati sei volte online, i membri del Comitato Carmelitano della Gioventù Europea (CEYC) sono stati molto grati di poter finalmente tenere la loro prima riunione "di persona" nella Curia Generalizia (Roma) dal 25 al 27 marzo 2023.

Durante l'incontro, i membri hanno ascoltato alcune delle numerose iniziative che si stanno svolgendo in Europa, tra cui la proposta di organizzare la Giornata Mondiale della Gioventù da parte del Commissariato Generale del Portogallo, il programma online "Exploring Carmel" nel Regno Unito, gli incontri a Salamanca e gli sviluppi nella regione Italia-Malta. Sono stati discussi alcuni potenziali aspetti ecumenici del nostro ministero con i giovani.

John Keating, O. Carm., si è unito alla riunione e ha delineato il contesto dei precedenti incontri giovanili europei (il Pellegrinaggio della Speranza e il Progetto Risveglio) e ha guidato un'esplorazione di ciò che il Carmelo potrebbe offrire ai giovani in Europa. Dopo aver riflettuto su questa discussione, il Comitato ha deciso di organizzare un incontro europeo dei giovani nell'estate del 2024 e ha dedicato del tempo ad alcuni lavori preparatori iniziali. I dettagli saranno annunciati verso la fine dell'estate. Al termine della riunione, i membri hanno pregato con l'icona del Pellegrinaggio della Speranza ("Nostra Signora della Speranza"), opera delle monache carmelitane di Ravenna (Italia).

I membri del Comitato sono Antonella Brincat, Christian Brincat, Richard Byrne, O. Carm., João Manuel Oliveira da Costa, O. Carm., Kurt Mizzi, O. Carm., Daniela Pereira, Alfredo Pisana, O. Carm., Sr M. Resurreccion Ronquillo Diamat, O. Carm. e John Toryusen.

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Mercoledì, 15 Febbraio 2023 07:18

Riunione dell'Area geografica europea carmelitana

Il 16 e 17 gennaio 2023, i provinciali, i commissari e i delegati generali dell'Area Geografica Europea si sono riuniti nel Centro Internazionale Sant'Alberto (CISA) di Roma per il quarto incontro generale del sessennio.

Il primo giorno è iniziato con l'Eucaristia celebrata da Tadeusz Popiela, membro della Provincia polacca e priore di Sant'Alberto, che ha dato il benvenuto ai partecipanti e ha ricordato loro che, nell'affrontare le sfide dei nostri diversi ministeri, le nostre capacità umane ci porteranno solo fino a un certo punto. Dobbiamo sottolineare che Cristo è al centro della nostra comunità.

In assemblea, Richard Byrne, consigliere generale per l'Europa, ha riferito nella sua relazione all'Area alcuni dettagli pratici, soprattutto per i prossimi capitoli provinciali o commissariali. Ha sottolineato che questi incontri non sono solo momenti per fornire informazioni, ma sono occasioni per continuare a conoscersi, per esaminare le questioni comuni in Europa e prendere decisioni comuni. Inoltre, possono essere momenti per imparare dalle esperienze degli altri e per essere momenti di sostegno e incoraggiamento reciproco. Ogni partecipante ha poi condiviso con l'assemblea la realtà attuale della propria entità, delineando anche le iniziative o le sfide recenti all'interno del proprio contesto.

In gruppi regionali, i partecipanti si sono confrontati sulle vocazioni, riflettendo sul messaggio del 2017 di Papa Francesco sulla pastorale vocazionale e cercando proposte concrete per il ministero delle vocazioni. Dopo aver condiviso, hanno concordato che ciascuna delle tre regioni (Iberia, Italia-Malta e Nord Europa) organizzerà il proprio incontro del personale vocazionale entro i prossimi dodici mesi.

Il secondo giorno è iniziato con l'Eucaristia, celebrata da José Deepak Aracka, membro della Provincia indiana e vicepriore di Sant'Alberto. In gruppi regionali, i partecipanti hanno poi condiviso la loro esperienza personale di leadership, annotando le loro migliori pratiche sotto diversi temi, tra cui il loro ruolo nella "cura di sé".

Sulla base del lavoro della Congregazione Generale tenutasi nel settembre 2023 a Roma, sono stati esaminati i progressi compiuti da ogni partecipante riguardo al proprio piano di azione pratica per sostenere i frati a vivere la "gioia" della vita consacrata e la vita dei voti. Inoltre, è stato discusso il modo migliore per sostenere i priori locali e sono stati annotati altri temi della Congregazione Generale che richiederanno attenzione nei prossimi incontri.

I partecipanti hanno ricevuto un'ampia relazione sulla casa comune europea di noviziato che si svolge nel Convento di San Andrés a Salamanca, in Spagna. Questo programma è in atto da dieci anni. Sono state presentate anche relazioni sulle altre case di formazione in Europa, in particolare quelle di Barcellona, Roma e Dublino.

Eduardo Andrés Agosta Scarel, membro della Provincia di Aragona-Castile-Valencia, è stato invitato a dare ai partecipanti alcune idee su come continuare a lavorare e sviluppare l'idea della Cura del Creato come previsto dal Decreto del Capitolo Generale (2019). Ha ricordato che come Ordine partecipiamo a due spazi a livello internazionale: il vertice sul clima e il vertice sulla biodiversità. Tra l'altro, questi ci invitano a rinunciare alle energie fossili e a dare l'esempio con cambiamenti visibili nelle nostre abitudini e costumi.

Sono state fornite informazioni sulla prossima "Giornata del Carmelo" durante la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona il 2 agosto 2023. Infine, i membri hanno concordato di incontrarsi nuovamente a Roma nel gennaio 2024 e la riunione si è conclusa con una preghiera che chiede allo Spirito Santo di guidare l'Area Europea nelle sue iniziative e progetti.

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Mercoledì, 19 Ottobre 2022 13:17

Curia Generalizia

La sede della Curia generale è la residenza del Priore generale e dei Consiglieri generali dell'Ordine. La Curia ospita anche i religiosi che ricoprono il ruolo di officiali della Curia (Segretario Generale, Postulatore Generale, Delegato per le Monache, Delegato per la Formazione, Direttore delle Comunicazioni) e i vari uffici di cui si occupano. La Curia carmelitana si è trasferita nella sede attuale nel 1966, mentre prima si trovava presso il Collegio Internazionale S. Alberto (CISA).

Indirizzo:

Curia Generalizia dei Carmelitani
Via Giovanni Lanza, 138
00184 Roma, Italia

Tel: +39 06 462 018 1
Fax: +39 06 462 018 47

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Sito web: ocarm.org
 
CURIA
 
Centro Internazionale S. Alberto (CISA)
 
Costruito nel 1889-1901 in seguito alla perdita dello studium generale della vicina Traspontina con l'occupazione di Roma da parte delle forze italiane, il Collegio di S. Alberto è direttamente sottoposto alla giurisdizione del Priore Generale. Ha ricoperto diverse funzioni per l'Ordine: residenza del Priore Generale e del Consiglio Generale (1901-1966); collegio internazionale per la formazione generale e lo studio (1920-1967); centro liturgico dell'Ordine (1950-1965); centro del Terz'Ordine Carmelitano (1901-1997); ufficio del postulatore generale (1901-1966 e 1983-1997); Istituto Carmelitano (1951-oggi); centro internazionale per le comunicazioni (CITOC) (1966-1972); Edizioni Carmelitane (fino al 2008). È stata la sede di tutti i Capitoli generali dell'Ordine dal 1907 al 1971. Infine, continua a essere utilizzato per l'ospitalità e ospita conferenze su diversi argomenti per tutta la famiglia carmelitana.

Indirizzo:

Centro Internazionale S. Alberto
Via Sforza Pallavicini, 10
00193 Roma, Italia

Tel: +39 06 681 008 1
Fax: +39 06 681 008 04
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Sito web: cisaocarm.org
 
CISA
 
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