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Martedì, 24 Settembre 2024 07:22

Celebrando in Casa - XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Fare del bene nel nome di Gesù
(Marco 9:38-43, 45, 47-48)

Oggi vediamo i discepoli che, sorpresi, cercano di apprendere il più possibile da Gesù che li istruisce sul vero senso del discepolato La scorsa settimana, usando un bambino, Gesù ha cercato di mostrare loro l’importanza per delle guide di mettere da parte i nostri bisogni di un alto status sociale, di presunzione, di potere e di ricchezza e metterci completamente al servizio degli altri.
Ma i discepoli sembrano essere lenti nell’apprendimento. Nel Vangelo di questa domenica, quando riferiscono di aver cercato di impedire a qualcuno di scacciare i demoni nel nome di Gesù solo perché ‘non ci seguiva’, probabilmente si aspettavano che Gesù si complimentasse. Di tutta risposta ricevono un rimprovero.
Il vero discepolato non consiste nel tenere per sé stessi il mistero del Regno, da dispensare come meglio crediamo, decidendo chi merita il nostro amore, la nostra sollecitudine e il nostro servizio e chi no.
Entrambe le letture di questa domenica ci ricordano che il mistero appartiene a Dio che sceglie e si serve di chi Egli vuole al servizio dell’uomo e della Chiesa. Il vero discepolo deve avere l’umiltà di rendersi conto di essere semplicemente uno tra i tanti che Dio ha scelto. Alla guida del servizio non c’è posto per coloro che si esaltano o si credono detentori di una posizione privilegiata che gli conferisce il potere di controllare il mistero. E la gelosia degli altri distorce le intenzioni di Dio e compromette i nostri sforzi.
Nella seconda parte del Vangelo Gesù reindirizza l’attenzione dei discepoli sul male che si può trovare all’interno della comunità cristiana. Il cattivo esempio o un atteggiamento di superiorità possono essere un ostacolo per i membri più vulnerabili della comunità.
Queste persone non sono neanche come coloro ‘che non ci seguono’ ma che stanno facendo una buona cosa usando il nome di Gesù per il bene delle persone
– è un ‘vero’ ma sconosciuto discepolo di Cristo.
Coloro che affermano di essere veri discepoli possono benissimo ritrovarsi esclusi dal regno.
Le metafore alla fine del vangelo rappresentano un accorato invito per tutti gli aspiranti discepoli a scrutare i propri cuori e a eliminare quelle cose che sono d’intralcio per l'essere un vero discepolo.
Gesù sposta l’accento dalle buone azioni dell’estraneo che leggiamo all'inizio del brano, alle azioni peccaminose dei membri della comunità alla fine della lettura. Forse sta invitando i discepoli, e noi, a guardare alle nostre motivazioni e al nostro comportamento piuttosto che a giudicare le altre persone.

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