Sciogliere i lacci
Per i provvedimenti di lockdown e le restrizioni imposte ai viaggi dal COVID, molti sperimentano un senso di isolamento. Anche con i vantaggi della moderna tecnologia e dei social, ci sentiamo ancora distanti dai nostri cari, impediti nell’uscire di casa, recarci a lavoro, incontrarci con gli amici. È come se fossimo un po’ partecipi dell’esperienza vissuta dall’uomo del Vangelo di questa domenica: non può sentire, né parlare correttamente. Nel mondo di allora, la vita deve essere stata per lui un’esperienza di profonda emarginazione, paura e frustrazione.
La gente chiede a Gesù di imporgli la mano. In quel tempo vi erano molti guaritori ambulanti, quindi tale richiesta potrebbe indicare che circolava una certa reputazione taumaturgica di Gesù, ma certamente essi non sapevano veramente chi fosse.
Gesù prende l’uomo in disparte, lontano dalla folla, gli pone le dita negli orecchi e gli tocca la lingua con la saliva. Si tratta di due gesti molto intimi e anche piuttosto provocatori. Potremmo chiederci come avremmo vissuto noi un simile approccio se fossimo stati al posto di quell’uomo. Quanto riusciva a capire di quello che gli stava facendo Gesù? E poi, essendo sordo, aveva capito la richiesta della folla a Gesù in suo favore?
Gesù guarda verso il cielo, emette un sospiro e dice: ‘Effatà’ – ‘Apriti!’. E subito l’uomo ode e parla chiaramente. Il suo isolamento sociale è finito. Ora egli può entrare pienamente in relazione con gli altri. L’uomo gioisce, la gente se ne rallegra e, sebbene Gesù lo proibisca, raccontano ovunque l’accaduto.
Nel narrare questa storia, Marco sembra voler dire che senza il contatto intimo e risanante con Gesù, noi restiamo sordi sia alla voce di Dio che al grido dei fratelli, incapaci di entrare in relazione con gli altri. Ma, come siamo toccati dalla forza e dallo spirito di Gesù, ci apriamo alla Parola fatta carne e allo sguardo di Dio sulla vita umana. I nostri legami interiori, le cose che una volta soffocavano in noi la vita, iniziano a cedere ed ecco che cominciamo a parlare chiaramente – in ogni nostra parola e in ogni nostro gesto – della premurosa tenerezza di Dio per tutta l’umanità.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.