Giovedì - Tempo di Pasqua
1) Preghiera
O Dio, che per la tua grazia
da peccatori ci fai giusti
e da infelici ci rendi beati,
custodisci in noi il tuo dono,
perché, giustificati mediante la fede,
perseveriamo nel tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così
anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho
osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
3) Riflessione
• La riflessione attorno alla parabola della vite comprende
i versetti dall’1 al 17. Oggi meditiamo sui versetti dal 9 all’11. Dopodomani,
il vangelo del giorno salta i versetti dal 12 al 17 e riprende dal versetto 18,
che ci presenta un altro tema. Per questo, includiamo i versetti dal 12 al 17 e
si riprende dal 18, che parla di un altro tema. Per questo, includiamo oggi un
breve commento dei versetti dal 12 al 17, poiché in essi sboccia il fiore e la
parabola della vite mostra tutta la sua bellezza.
• Il vangelo di oggi è di soli tre versetti che continuano
il vangelo di ieri e danno più luce per applicare il paragone della vite alla
vita delle comunità. La comunità è come una vite. Passa per momenti difficili.
E’ il momento della potatura, momento necessario per produrre più frutti.
• Giovanni 15,9-11: Rimanere nell’amore, fonte della
gioia perfetta. Gesù rimane nell’amore del Padre, osservando i comandamenti
che da lui riceve. Noi rimaniamo nell’amore di Gesù osservando i comandamenti
che lui ci ha lasciato. E dobbiamo osservarli nella stessa misura in cui lui ha
osservato i comandamenti del Padre: “Se osserverete i miei comandamenti,
rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo amore”. E’ in questa unione dell’amore del Padre e di Gesù
che si trova la fonte della vera gioia: “Questo vi ho detto perché la mia
gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
• Giovanni 15,12-13: Amare i fratelli come lui ci ama. Il comandamento di Gesù è uno solo: "amarci gli uni gli altri, come lui ci
ha amati!" (Gv 15,12). Gesù supera l’Antico Testamento. Il criterio antico
era: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lev
18,19). Il nuovo criterio è: "Che vi amiate gli uni gli altri, come
io vi ho amati". Qui lui disse la frase: "Nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la vita per i propri amici!"
• Giovanni 15,14-15 Amici e non servi. "Voi
siete miei amici se farete ciò che vi comando", cioè, la pratica
dell’amore fino al dono totale di sé! Subito dopo Gesù aggiunge un ideale
altissimo per la vita dei discepoli. Dice: "Non vi chiamo più servi,
perché il servo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi!" Gesù
non aveva più segreti per i suoi discepoli e per le sue discepole. Ci ha detto
tutto ciò che udì dal Padre! Questo è lo splendido ideale della vita in
comunità: giungere ad una trasparenza totale, fino al punto di non avere più
segreti tra di noi e di poter avere piena fiducia nell’altro, poter condividere
l’esperienza che abbiamo di Dio e della vita, e così arricchirci
reciprocamente. I primi cristiani riuscirono a realizzare questo ideale per
alcuni anni. Loro "erano un solo cuore ed un’anima sola" (At
4,32; 1,14; 2,42.46).
• Giovanni 15,16-17: Gesù ci ha scelti. Non siamo
stati noi a scegliere Gesù. Lui ci ha scelti, ci ha chiamati e ci ha affidato
la missione di andare e dare frutto, frutto che rimanga. Noi abbiamo bisogno di
lui, ma anche lui ha bisogno di noi e del nostro lavoro per poter continuare a
fare oggi ciò che fece per la gente di Galilea. L’ultima raccomandazione: "Questo
vi comando: che vi amiate gli uni gli altri!"
• Il simbolo della vite nella Bibbia. La gente della
Bibbia coltivava viti e produceva buon vino. La raccolta dell’uva era una
festa, con canti e danze. E ciò dette origine al canto della vigna, usato dal
profeta Isaia. Lui paragona il popolo di Israele ad una vigna (Is 5,1-7;
27,2-5; Sal 80,9-19). Prima di lui, il profeta Osea aveva già paragonato
Israele ad una vigna esuberante che quanti più frutti produceva, più
moltiplicava le sue idolatrie (Os 10,1). Questo tema è stato utilizzato da
Geremia, che paragonò Israele ad una vigna bastarda (Ger 2,21), da cui furono sradicati
i rami (Ger 5,10; 6,9). Geremia usa questi simboli perché lui stesso aveva una
vigna che fu calpestata e devastata dagli invasori (Ger 12,10). Durante la
schiavitù in Babilonia, Ezechiele usò il simbolo della vite per denunciare
l’infedeltà del popolo di Israele. Lui raccontò tre parabole sulla vite: (a) La
vite bruciata che non serve più a nulla (Ez 15,1-8); (b) La vite falsa piantata
e protetta da due acque, simboli dei re di Babilonia ed Egitto, nemici di
Israele (Ez 17,1-10). (c) La vite distrutta dal vento orientale, immagine della
schiavitù di Babilonia (Ez 19,10-14). Il paragone della vite fu usato da Gesù
in diverse parabole: gli operai della vigna (Mt 21,1-16); i due figli che
devono lavorare nella vigna (Mt 21,33-32); coloro che affittarono la vigna, non
pagarono il padrone, bastonarono i suoi servi ed uccisero il figlio del padrone
(Mt 21,33-45); il fico sterile piantato nella vigna (Lc 13,6-9); la vite e i
suoi tralci (Gv 15,1-17).
4) Per un confronto personale
• Siamo amici e non servi. Come vedo questo nel mio rapporto
con le persone?
• Amare come Gesù ci amò. Come cresce in me questo ideale
d’amore?
5) Preghiera finale
Annunziate di giorno in giorno la salvezza del Signore;
in mezzo ai popoli narrate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. (Sal 95)
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