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Super User

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Mercoledì, 31 Marzo 2021 10:41

Conventi & centri di spiritualità

In molte parti del mondo, il luogo in cui i frati carmelitani vivono insieme è detto “convento”. Spesso i conventi hanno annessa una chiesa pubblica che non è parrocchia.

In questi luoghi i fedeli sono accolti nel partecipare alla celebrazione eucaristica, la Preghiera della Chiesa, e ad altre celebrazioni insieme con la comunità dei frati Carmelitani.

Come in altre realtà apostoliche carmelitane, i frati sono ben conosciuti per la loro vita di fraternità e preghiera in mezzo al popolo, per il loro servizio preferenziale ai poveri e agli emarginati, per la loro particolare attenzione a questioni relative alla condizione femminile e per il loro impegno a favore della giustizia e della pace.

Sono inoltre conosciuti per la loro dedizione nei confronti di quanti manifestano un interesse per lo spirito, il patrimonio spirituale e la vita del Carmelo. Tale impegno trova spesso espressione nella predicazione della Parola di Dio e, naturalmente, nella predicazione mariana.

Qui sotto è possibile reperire alcune informazioni riguardo i principali conventi e centri:

Titus Brandsma Memorial
Nijmegen, The Netherlands

https://titusbrandsmamemorial.nl/

Karmel Marienthal
Hamminkeln, Germany

http://karmel-marienthal.de/

Convento S. Lucia alla Castellina
Castello (FIorence), Italy

http://www.castellinalafamiglia.it/

Carmelite Friary Kinsale
Cork, Ireland

http://carmeliteskinsale.ie/

The Carmelite Centre Melbourne
Middle Park, Victoria, Australia.

https://www.thecarmelitecentremelbourne.org/

Mercoledì, 31 Marzo 2021 09:22

Centri per ritiri & spiritualità

Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.  Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Marco 6,31-32

Uno dei tratti distintivi dei Carmelitani è predicare ritiri, offrire direzione spirituale ed essere guide nelle questioni spirituali. Ovviamente, ciò comporta un impegno ad essere testimoni credibili del Vangelo che predichiamo. I Carmelitani provano a condividere i frutti del loro ascolto della Parola di Dio al fine di accompagnare il prossimo nella sua personale ricerca di Dio. Come risultato della nostra devozione alla Beata Vergine Maria, i Carmelitani spesso predicano riguardo Maria in modo nuovo e rinnovato. 

Sovente i Carmelitani decidono di aprire e sviluppare centri di spiritualità e di studio al fine di prendersi cura di coloro che mostrano un interesse nella spiritualità e nella vita del Carmelo. Questi centri spesso offrono la possibilità a chiunque sia attratto dalla spiritualità Carmelitana di poter pernottare per periodi di ritiro e di preghiera.

Prendersi cura delle vite spirituali delle persone costituisce una pastorale molto importante per i Carmelitani. Ciò riflette il desiderio dell’Ordine di voler prendersi cura di chiunque stia cercando Dio e di tutti coloro che desiderano entrare più in profondità nelle loro vite spirituali.

Qui sotto è possibile reperire alcune informazioni riguardo centri Carmelitani per ritiri sparsi in tutti il mondo, dove è possibile soggiornare per periodi di ritiro e raccoglimento.

(Inoltre, presso le sezioni Santuari e Istituti Accademici e Centri di Formazione potete anche trovare altre strutture in grado di accogliervi)

 

AMERICHE

Niagara Falls (CANADA)
Mt. Carmel Spiritual Centre
Niagara Falls, ON, Canada

https://www.carmelniagara.com/

ASIA

Batu (INDONESIA)
Komunitas St. Nonius Alvares Pereira
RT 056/ RW 007
Dusun Seberang Bendo,
Kel. Giripurno, Kec. Bumiaji
BATU

North Sumatra (INDONESIA)
PUSAT SPIRITUALITAS KARMEL
Jl. Tanjung Pinggir No. 1,
Kelurahan Pondok Sayur, Kec. Martoba,
Pematang Siantar

Flores (INDONESIA)
Rumah Retret “St. Nabi Elias”
Mageria – Paga
MAUMERE 86153
Flores - NTT

Bali (INDONESIA)
Biara Karmel “St. Yosef”
Br. Batunya, Kec. Baturiti
Kotak Pos 26
TABANAN – Bali

EUROPA

Springiersbach (GERMANIA)
Exerzitienhaus Carmel Springiersbach
Karmelitenstraße 2

http://www.karmeliten.de/exerzitienhaus

Nocera (ITALIA)
Casa religiosa di ospitalità Centro di Spiritualità Il Carmelo
Via San Paolo, 13
06025 Nocera Umbra (PG)

Pozzo di Gotto (ITALIA)
Centro di Spiritualità "Il Carmelo"
Pozzo di Gotto (ME), Italy

https://carmelit.org/le-comunita/

San Felice (ITALIA)
Casa di accoglienza - San Felice
San Felice del Benaco (BS), Italy

https://santuariodelcarmine-sanfelice.it/

Sassone-Ciampino (ITALIA)
Istituto "Il Carmelo"
Sassone-Ciampino (RM), Italy

http://www.ilcarmelo.net/

Mdina (MALTA)
Carmelite Priory
Mdina, Malta

http://www.carmelitepriory.org/

Lunzjata (MALTA)
Dar tat-Talb – Lunzjata
Lunzjata, Rabat, Malta

http://www.karmelitani.org/dar-tat-talb-lunzjata/

Mercoledì, 31 Marzo 2021 08:08

Santuari: luoghi di devozione e pellegrinaggio

I Carmelitani hanno Santuari importanti in varie parti del mondo, visitati spesso da numerose persone che vi giungono in pellegrinaggio per esprimere la loro devozione. Non sorprende la rilevanza che Santuari e pellegrinaggi hanno nella vita carmelitana, giacché molti dei primi Carmelitani sul Monte Carmelo probabilmente erano essi stessi dei pellegrini in Terra Santa.

I Santuari carmelitani sono luoghi di accoglienza, solidarietà ed impegno ecumenico, centri che forniscono i loro servizi a fratelli e sorelle in necessità.

Sebbene la maggior parte dei Santuari carmelitani nel mondo sia dedicata alla Vergine Maria, ve ne sono anche molti altri dedicati a uno o più Santi e Beati associati all’Ordine.

Santuari mariani

I Carmelitani hanno sempre riservato un posto di speciale importanza ai loro Santuari mariani. È pur vero, in fondo, che l’impronta mariana sull’Ordine risale ai primi tempi del suo sorgere. Sappiamo che nel mezzo delle celle sul Monte Carmelo era stato costruito un oratorio dedicato a Maria sotto il titolo della Domina Loci – la Signora del Luogo. Quando i Carmelitani vennero in Europa, non di rado eressero dei Santuari per quei pellegrini che desideravano esprimere la propria devozione a Dio e alla Vergine.

Oggi, i Santuari mariani carmelitani sono centri di intensa vita liturgica e di proclamazione orante della Parola di Dio. Spesso vi si trova la possibilità di riflettere sul cammino intrapreso da Maria che è Madre di Dio, della Chiesa e dell’intera umanità.

Oltre a visitare i propri Santuari, i Carmelitani frequentemente si fanno pellegrini verso altri importanti Santuari mariani della Chiesa (per esempio: Lourdes e Fatima).

Altri Santuari

Molti Santuari dell’Ordine sono dedicati a Santi e Beati carmelitani o a quei Santi con i quali si è instaurato lungo i secoli un forte legame con la Famiglia Carmelitana. Per esempio: Aylesford (Regno Unito), dove si è tenuto il primo Capitolo Generale che l’Ordine ha celebrato fuori dalla Terra Santa, è strettamente associato alla figura di san Simone Stock. In Faversham (Regno Unito) si trova il Santuario Nazionale di San Giuda.

Per ulteriori informazioni su alcuni Santuari carmelitani nel mondo, selezionare di seguito il link corrispondente che darà accesso alla pagina del relativo Santuario.

Aylesford, The Friars
(Provincia Britannica – Aylesford, Kent, Regno Unito)

Comunità principale dei religiosi dell’Ordine Carmelitano che arrivarono nel Kent nel 1242, e casa del Santuario della Beata Vergine Maria e di S. Simone Stock.

https://www.thefriars.org.uk/home

 

Basilica Santuario del Carmine Maggiore
(Commissariato Generale “La Bruna” – Napoli, Italia)

L’icona della Vergine Maria del Monte Carmelo detta “La Bruna” sembra opera di scuola toscana del secolo XIII.

http://www.santuariocarminemaggiore.it/

 

Santuario Carmelitano della Beata Vergine Maria “Sulla Sabbia”
(Provincia Polacca – Cracovia, Polonia)

Sede del Santuario della Beata Vergine Maria “Sulla Sabbia”

https://krakow.karmelici.pl/

 

Basilica di Nostra Signora del Monte Carmelo, Malta
(Provincia Maltese – Valletta, Malta)

Patrimonio dell’umanità UNESCO, la basilica risale al 1570. Essa ospita un dipinto della Nostra Signora del Monte Carmelo risalente al XVII secolo.

https://www.facebook.com/pages/Basilica-of-Our-Lady-of-Mount-Carmel-Valletta/316562561882416

 

Whitefriar Street Church
(Provincia Irlandese – Dublino, Irlanda)

Sede del Santuario di Nostra Signora di Dublino e delle Reliquie di S. Valentino.

https://whitefriarstreetchurch.ie/

 

Santuario Nazionale e Museo di S. Thérèse
(Provincia del Purissimo Cuore di Maria - Darien, Illinois, USA)

Un luogo per tutti coloro che vogliono conoscere più da vicino S. Teresa e la sua vita, per chi vuole renderle onore, pregare per la sua intercessione ed essere insieme con lei.

https://saint-therese.org/

 

Santuario Nazionale di San Giuda
(Provincia Britannica – Faversham, Regno Unito)

Sede del Santuario di San Giuda.

https://www.stjudeshrine.org.uk/

Mercoledì, 31 Marzo 2021 07:36

Servizio in mezzo al popolo

Servizio in mezzo al popolo: l’esperienza di Dio invia in missione

Nella Chiesa partecipi della missione di Cristo

L’autentica esperienza di Dio fatta da una fraternità contemplativa spinge necessariamente a far nostra “la missione di Gesù, mandato per proclamare la Buona Novella del Regno di Dio e per la liberazione totale da ogni peccato e oppressione. In quanto Carmelitani il nostro inserirci nell’apostolato quindi fa parte integrante del nostro carisma”.

I Carmelitani sono nella Chiesa e per la Chiesa, e insieme con la Chiesa al servizio del Regno[1]. Mentre cerchiamo di arricchire la Chiesa con la specificità del nostro carisma, collaboriamo a costruire l’unico corpo di Cristo in piena comunione con tutti gli altri membri della comunità cristiana[2]. Questa comunione si rende concreta nell’inserimento nella Chiesa locale[3].

A servizio della ricerca di Dio

Noi Carmelitani condividiamo la sete di Dio delle persone del nostro tempo. Questa sete di spiritualità oltrepassa i confini del cristianesimo e spesso si trova, nascosta, anche nelle persone che non professano nessuna religione. Come Carmelitani dobbiamo essere capaci di captare questa sete di spiritualità dovunque si trovi e di dialogare con tutti coloro che cercano Dio, contribuendo alla scoperta che ogni persona fa nella propria esperienza di “luoghi santi, spazi mistici” nei quali Dio ci viene incontro.

Fedeli al patrimonio spirituale dell’Ordine, indirizziamo il nostro molteplice lavoro a far crescere la ricerca di Dio, e invitiamo gli uomini e le donne del nostro tempo all’esperienza della contemplazione, condividendo con loro la ricchezza della nostra tradizione spirituale. La nostra vita di fraternità contemplativa diviene testimonianza credibile della possibilità di incontrare l’Altro e gli altri per la via del silenzio, dell’accoglienza e della comunicazione sincera.

Fratelli in mezzo al popolo

La vita fraterna è in sé già annuncio e provocazione[4]. Una comunità viva è attraente e profetica, costituisce un segno della presenza liberante del Signore tra i suoi.

Il nostro stile di vita aperto e accogliente porta a condividere con altri la comunione dei cuori e l’esperienza di Dio che si vive nella fraternità[5].

Questo modo di essere “in mezzo al popolo” è segno profetico di rapporti umani nuovi, amicali e fraterni. È profezia di giustizia e di pace nella società e tra i popoli. È “scelta di condivisione con i “minores” della storia, per dire dal di dentro, più con la vita che con la bocca, una parola di speranza e di salvezza”.

I Carmelitani si mettono in cammino, secondo l’itineranza accennata dalla Regola, per seguire i percorsi tracciati dallo Spirito del Signore[6]. Si fanno compagni di quanti soffrono, sperano e s’impegnano nella costruzione del Regno di Dio, curando ogni mezzo capace di creare fraternità.

Fratelli in missione

Occorre imparare a “uscire dai “recinti sacri”, “fuori dall’accampamento”, per annunciare, nei “nuovi areopaghi” che Dio ama di affetto perenne l’umanità”. Evidentemente ogni situazione chiede uno sforzo di risposta adeguata alle necessità e alle esigenze locali. Il nostro stile di vita e la nostra spiritualità sapranno tradursi in atteggiamenti e gesti comunicativi del nostro essere Carmelitani nel continuo sforzo di inculturare il messaggio evangelico e il nostro carisma. Ogni cultura in cui ci inseriamo, poi, arricchisce la nostra comprensione del messaggio evangelico e del nostro carisma e i modi che li esprimono, perché mentre evangelizziamo veniamo noi stessi evangelizzati. Portando Cristo agli altri, lo incontriamo presente in loro.

La missione ad gentes

In obbedienza al comando di Cristo, “andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”[7], l’Ordine riconosce e promuove la continuazione di una lunga tradizione missionaria, che ha raggiunto il suo apice con la dichiarazione di santa Teresa di Gesù Bambino come patrona delle missioni e confida “che la missione ad gentes sveli in modo nuovo il cuore del carisma carmelitano”.

“L’attività missionaria non è nient’altro e niente meno che la manifestazione, cioè l’epifania e la realizzazione, del piano di Dio nel mondo e nella sua storia”[8].  Essa è “il dovere più alto e più sacro della Chiesa”[9] perché tutta la Chiesa è missionaria per natura.

Dal comando esplicito del Signore, dalle molte e forti dichiarazioni della Chiesa, e dalla tradizione dell’Ordine, risulta chiaro che l’attività missionaria ad gentes per noi Carmelitani oggi non è una possibilità ma una vera esigenza e anche un privilegio.  Bisogna incoraggiare e incitare “l’insopprimibile tensione missionaria che distingue e qualifica la vita consacrata”[10].

50. L’inculturazione

Il carisma carmelitano va al di là delle differenze culturali, perché la ricerca di Dio è il cuore della vocazione carmelitana ed è anche il desiderio più profondo del cuore umano. In questo viaggio scopriamo ciò che ci unisce a Dio, agli altri e a tutta la creazione. E' veramente gioioso in quanto attraverso di esso entriamo in una unità in Cristo, dove scompare ogni divisione e differenza[11].

Vivendo in mezzo alla complessità del mondo, siamo chiamati a vivere il Vangelo nell’unità[12]. Siamo un Ordine internazionale che si estende nei cinque continenti, in una realtà globale divisa per lingua, confini nazionali, razza, ricchezza e povertà, ideologie diverse, credo religioso e perfino differenti stadi generazionali. La chiamata all’unità è un dono in mezzo a questa diversità. La Chiesa ci ricorda che siamo un'unica famiglia[13]. Ciò che è essenziale per noi in questa realtà multiculturale è la nostra identità comune. Una solida formazione nella nostra identità cristiana e carmelitana è la base sicura per il dialogo, il confronto e l'accettazione dell'altro. In realtà, le comunità carmelitane di oggi sono spesso una miscela di culture, nazionalità e gruppi di età. Questa globalizzazione richiede che siamo ben radicati nella nostra cultura carmelitana, in modo tale da avere la flessibilità di abbracciare la differenza e una visione internazionale del mondo. Il Vangelo può apparire in abiti diversi secondo le differenti culture, ma è sempre l'unico Vangelo.

Non possiamo più vivere come realtà isolate, perché tutto ciò che succede nel mondo ci tocca, ci sfida, ci coinvolge. Il frate mendicante non è rinchiuso tra alte mura, ma entra nel “mercato” in cui interagiscono molte culture. Siamo eredi di una grande tradizione missionaria, che apre il nostro Ordine a nuove culture e idee in luoghi dove “è stato piantato il seme del Carmelo”. La messe è abbondante! Per coloro che seguono i programmi di formazione iniziale e permanente  le esperienze internazionali, lo scambio di personale, la diversità del modo di vivere arricchiscono il processo di formazione e aiutano il nostro Ordine a servire il popolo di Dio nella nuova società multiculturale.  Il nostro essere aperti alla diversità all’interno dell’Ordine e nella società che ci circonda illuminerà il dialogo tra noi e rafforzerà il progetto di vita comunitaria che la Regola ci suggerisce[14]. “La Chiesa... cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio”[15].

Profeti di giustizia e di pace

La dimensione contemplativa della vita carmelitana permette di riconoscere le orme di Dio presenti nel creato e nella storia come dono gratuito che ci impegna a realizzare il progetto di Dio per il mondo. Il cammino contemplativo autentico permette di scoprire la propria fragilità, la debolezza, la povertà, in una parola il nulla della natura umana: tutto è grazia. Questa esperienza ci fa solidali con chiunque vive situazioni di privazione e ingiustizia.  Lasciandoci interpellare dai poveri e dagli oppressi, veniamo gradualmente trasformati e incominciamo a vedere il mondo con gli occhi di Dio e ad amarlo con il suo cuore. Con lui sentiamo il grido dei poveri[16] e ci sforziamo di condividerne la sollecitudine, la preoccupazione e la compassione per gli ultimi.

Questo ci spinge a dire una parola profetica di fronte alle esagerazioni individualiste e soggettiviste presenti nella mentalità odierna, alle forme molteplici d’ingiustizia e di sopraffazione dei singoli come dei popoli.

L’impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato non sono opzioni possibili, ma vere urgenze e sfide di fronte alle quali la fraternità contemplativa e profetica del Carmelo, sull’esempio di Elia[17] e Maria[18], deve poter levare una parola precisa di difesa della verità e del progetto divino per l’umanità e il creato. Abbiamo una parola da dire in proposito a partire dal nostro stesso stile di vita fraterno, fondato su rapporti giusti e pacifici secondo il progetto della Regola[19], che la nostra tradizione proietta all’indietro nell’esperienza di Elia che fonda sul Carmelo una comunità in cui regnano la giustizia e la pace[20].

Tenere vivo il ricordo di Maria

La riscoperta della tradizione mariana del Carmelo ci spinge oggi ad offrire l’umile servizio di chi riconosce a Maria, luminoso modello di discepolato, un ruolo specifico nella vita spirituale ed ecclesiale. Si tratta di essere promotori di un autentico rinnovamento mariologico, con una decisa sensibilità biblica, liturgica, ecumenica e antropologica[21]. Inoltre occorre rileggere criticamente la nostra tradizione mariana, per trovare nuove forme di linguaggio e nuove modalità espressive del nostro rapporto con Maria nel cammino spirituale.

 

Source: Ratio Institutionis Vitæ Carmelitanæ, 45-50, 52-53.

 

[1] L’amore alla Chiesa e alla sua missione è una costante nel Carmelo; citiamo per tutti: S. Maria Maddalena de’ Pazzi, Renovatione della Chiesa; S. Teresa di Gesù Bambino, Ms B, 2v°- 3v°.

[2] Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, 25 mar. 1996, (“VC”), 31; 46-56.

[3] Cfr. VC, 48-49.

[4] Cfr. Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, Istruzione La vita fraterna in comunità, 2 feb. 1994, (“Vita fraterna”), 54-56; VC, 51.

[5] Cfr. Regola, 9.

[6] Cfr. Regola, 17.

[7] Mt 28,19-20.

[8] Decreto Ad gentes sull’attività missionaria della Chiesa, 28 ott. 1965, (“AG”), 9.

[9] AG, 29.

[10] VC, 77.

[11] Cfr. Gal 3,27-28

[12] Cfr. Gv 17,11

[13] “le tradizioni particolari insieme con le qualità specifiche di ciascuna comunità nazionale, illuminate dalla luce del Vangelo, saranno assunte nell’unità cattolica” (AG, 22).

[14] Cfr. Regola, 15.

[15] Costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, 7 dic. 1965, (“GS”), 40; cfr. anche Catechismo della Chiesa Cattolica, 854.

[16] Cfr. Es 3,7.

[17] Cfr. 1Re 21.

[18] Cfr. Lc 1,46-55.

[19] Cfr. Regola, 21.

[20] Cfr. Institutio primorum monachorum, 3.3,5.

[21] Cfr. Marialis cultus, 29-39; specificamente per l’aspetto biblico cfr. S. Teresa di Gesù Bambino, Dernières entretiens, 21 agosto, 3; la poesia “Perché ti amo, o Maria! ” (PN 54).

Mercoledì, 31 Marzo 2021 07:30

Il lavoro nel nostro itinerario

Nella nostra Regola Sant'Alberto parla di svolgere “qualche lavoro” . Questa espressione indica che il lavoro non è fine a se stesso, come viene spesso frainteso nelle società contemporanee  dove le persone sono valutate in base al livello, all'efficienza e al risultato del loro lavoro.

Da un lato, la Regola carmelitana vede il lavoro semplicemente come un mezzo per sostenere la comunità: deve dunque essere inteso come lavoro della comunità, anche se svolto nella massima solitudine. D'altro canto, secondo la Regola, il lavoro ha un significato spirituale nel nostro cammino verso l'unione con Dio e costruisce il Regno. Fuori dagli orari di preghiera e delle attività comunitarie, il lavoro ci aiuta ad essere impegnati in qualcosa con attenzione e concentrazione per essere “occupati”, in modo tale da non essere sviati dal significato più vero della nostra vita. Questo è il motivo per cui la Regola ci chiede di lavorare in silenzio.

Un sano equilibrio tra preghiera, lavoro e tempo per il riposo ci aiuterà a rimanere sempre e ovunque concentrati con tutto il nostro essere sull’amore trasformante di Dio, in modo tale da poter meglio riconoscere e seguire la sua volontà su di noi.

Come parte della Chiesa istituzionale, siamo inclini a considerare il lavoro più o meno esclusivamente come ministero pastorale o liturgico. La Regola, invece, ci offre l'esempio dell'apostolo Paolo che integrava nella propria vita due importanti dimensioni del lavoro: esercitava la professione di fabbricante di tende e viveva di questo lavoro manuale; nel tempo rimanente si dedicava a lavorare per il regno di Dio, annunciando il Vangelo.

Ogni comunità, e di fatto ogni carmelitano, deve trovare il giusto equilibrio tra queste due dimensioni del lavoro.

 

Source: Ratio Institutionis Vitæ Carmelitanæ, 44.

Mercoledì, 31 Marzo 2021 07:15

Cosa fanno i Carmelitani?

“Dovete fare qualche lavoro.”
(Regola, 20)

Come fraternità contemplativa, i Carmelitani ricercano il volto di Dio anche nel cuore del mondo. Il Carmelo si comprende parte vivente della Chiesa e della storia.

La nostra Regola raccomanda di esser sempre impegnati in qualche tipo di lavoro, ma non ne specifica il tipo. Ciò ci lascia la possibilità di discernere insieme che tipo di lavoro fare, con la fiducia che qualsiasi cosa decidiamo di fare sarà fatta per il Regno di Dio.

Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero».
Giovanni 5,17

Di conseguenza, vivendo “fra la gente”, i Carmelitani hanno scoperto nella loro tradizione molteplici modalità di servizio alla Chiesa locale. In risposta alle esigenze del nostro tempo e del contesto in cui si trovano, i Carmelitani prestano la loro opera in sintonia con il proprio carisma.

Se da una parte è difficile avere una lista esaustiva dei lavori che i carmelitani intraprendono, si può dire che i carmelitani primariamente gestiscono santuari, parrocchie, centri di spiritualità, scuole. Si occupano di pastorale giovanile, sono presenti in istituzioni educative e scolastiche e promuovono la giustizia sociale e l’integrità del creato. 

Martedì, 30 Marzo 2021 23:24

Celebrando In Casa - La Pasqua

Quando qualcuno muore, una delle cose che spesso sperimentiamo è la sua assenza. I luoghi in cui viveva insieme a noi sono vuoti e il nostro cuore è smarrito.

Non è difficile per noi condividere il senso di vuoto e di smarrimento avvertito da Maria quando arriva alla tomba. Questa è una Pasqua come non abbiamo mai avuto prima. Senza le nostre consuete celebrazioni con la famiglia e gli amici può davvero sembrare molto vuota.

Se leggiamo i versetti successivi del Vangelo di Giovanni, ci imbattiamo in una storia di gioia travolgente: l’incontro di Maria Maddalena con Gesù risorto. Quando Gesù pronuncia il suo nome, Maria lo riconosce e la tristezza e il vuoto lasciano il posto ad un gioioso incontro.

È una storia di trasformazione: ci mostra come le cose possano cambiare quando incontriamo Gesù risorto.

In un certo senso, tutti siamo imprigionati dentro delle tombe contenenti i propri cari, le nostre ferite, le nostre paure e le nostre ansie, soprattutto in questo momento.

Ciò di cui sembra abbiamo maggiormente bisogno nell’attuale situazione è la presenza. Tuttavia, questo è proprio il tempo in cui sperimentiamo l'assenza e la separazione, in particolare dai propri cari, dalla famiglia e dagli amici.

La pratica della presenza di Dio può venirci in aiuto, ricordandoci che siamo sempre alla sua presenza, che possiamo parlargli a prescindere da ciò che accade nella nostra vita, che Dio è il nostro compagno costante.

Alla fine, inizieremo a sentire più profondamente la presenza di Dio, non solo accanto a noi, ma anche dentro di noi. Alla fine, le paure e le ansie scompariranno e le relazioni interrotte inizieranno a ricomporsi.

Dove una volta c'era solo un'assenza, ora c'è una Presenza calma, amorevole, curante. Sappiamo che non siamo soli. Le nostre tombe iniziano a svuotarsi e la gioia diventa di nuovo possibile.

La Risurrezione fa sì che la morte lasci il posto alla vita, l'impossibile diventi possibile, l'assenza divenga presenza.

Tutte le tue tombe possano divenire vuote!

...

Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.

Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.

Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.

Martedì, 30 Marzo 2021 22:55

Celebrando In Casa - Il Venerdi Santo

Inizio

Il Signore è qui, presente tra noi.
Siamo riuniti per questo momento di preghiera in comunione con tutta la Chiesa.

Preparandosi ad ascoltare la Parola

É giunta l'ora
In cui il Figlio dell'Uomo viene glorificato.
“In verità, in verità io vi dico:
se il chicco di grano, caduto in terra, non muore,
rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.”

Eterno Padre,
noi siamo il raccolto
frutto della morte di tuo Figlio.
Mentre ci raduniamo intorno alla croce di Gesù,
facendo memoria del suo grande amore per noi,
ottienici la vita nuova in Cristo
poiché Egli è il Signore nei secoli dei secoli. Amen.

Passione di Gesù secondo Giovanni

...

Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.

Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.

Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.

Martedì, 30 Marzo 2021 13:41

Celebrando In Casa - Il Giovedì Santo

Questa sera facciamo memoria del comandamento di Gesù di amarci gli uni gli altri, della lavanda dei piedi e dello spezzare il pane della sua stessa vita, non solo a tavola, ma anche sull’altare della Croce, per la guarigione e il nutrimento del mondo.

La liturgia del Giovedì Santo è una meditazione sull’intimo legame tra l’Eucaristia e l’amore cristiano manifestato nel servizio reciproco.

Cristo è presente non solo nell’Eucaristia, ma anche nelle gesta amorevole offerte agli altri attraverso la nostra persona.

Noi rendiamo “reale” la presenza di Gesù in ogni sorriso, parola gentile e azione amorevole.

...

Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.

Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.

Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.

Giovedì, 25 Marzo 2021 21:39

Celebrando In Casa - Domenica Delle Palme

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.

Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.

Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».

E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!».

Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

Tempo di silenzio per la riflessione

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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.

Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.

Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.

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