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Celebrando In Casa - 17 Domenica del Tempo Ordinario
Ci nutriamo per poter nutrire
In modo quasi inusuale, la nostra lettura del Vangelo di San Marco verrà interrotta per le prossime cinque settimane durante le quali leggeremo i brani del ‘Pane della vita’ dal capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Questi passaggi formano una sorta di meditazione su chi è Gesù e su cosa succede quando ci riuniamo per l’Eucaristia: veniamo nutriti da Gesù con la Parola e il Sacramento, e veniamo inviati a nutrirci a vicenda.
Nel Vangelo di domenica scorsa, Gesù ha sfamato la folla, affamata della Parola di Dio, con il suo insegnamento. Questa settimana Gesù sfama la folla anche con pane e pesce. Ancora una volta, Gesù è profondamente cosciente dei bisogni umani. Nonostante la folla sia numerosa, non solo tutti vengono nutriti, ma avanza anche del cibo. Nel racconto si parla di una sovrabbondanza.
Quando Dio risponde e provvede ai bisogni degli uomini non c’è mai una sufficienza, ma è sempre più che sufficiente.
Vedendo ciò che Gesù aveva fatto, la gente pensa di sapere chi è Gesù (‘il profeta che viene nel mondo’) e quale dovrebbe essere il suo ruolo (un re che fornirà loro tutto ciò che vogliono). Ma hanno un’idea sbagliata sulla regalità di Gesù. Non è un liberatore nazionale, un leader politico o un mago. Così Gesù fugge da solo sul monte.
Nel Vangelo di domenica prossima Gesù spiegherà in cosa consiste realmente questo segno di nutrire la moltitudine.
All’inizio di questa meditazione su Gesù, Pane di vita, pensiamo anche a come possiamo essere pane vivente gli uni per gli altri; come possiamo nutrirci e saziarci con i tipi di pane che non periscono: verità, giustizia, amore, gentilezza, compassione, onestà, integrità, fede, speranza e perdono.
Quali parole possiamo dire, quali azioni possiamo compiere che non solo nutrano i corpi, ma che anche i cuori affamati di conforto, speranza, perdono, giustizia, misericordia, accoglienza e amore? Come possiamo essere il ‘pane di Dio’ nel nostro mondo di oggi?
Ci è affidato il ‘pane’. Ci nutriamo affinché possiamo nutrirci gli uni gli altri.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Celebrando In Casa - 16 Domenica del Tempo Ordinario
Aiutarsi a vicenda nell’amore di Dio
Nella prima lettura il profeta Geremia si lamenta di come coloro ai quali è stato affidato il gregge di Dio non siano delle buone guide. Racconta dei giorni a venire in cui Dio susciterà dei veri pastori che si prenderanno cura del gregge e li pascoleranno (pasceranno). Nella lettura si legge, inoltre, dell’attesa di un vero pastore-re della Casa di Davide che agirà con saggezza, onestà e integrità per prendersi cura del popolo. “Salverà Giuda” e sarà chiamato: Signore- nostra-giustizia.
Nel Vangelo Marco mostra Gesù come un vero pastore il cui cuore è mosso dalle necessità sia della gente che dei propri discepoli. I discepoli sono tornati dalla loro predicazione e raccontano a Gesù tutto quello che è successo loro. Questi pastori esausti sono stanchi ma la gente continua ad andare da loro, tanto che non hanno avuto nemmeno il tempo di mangiare.
Gesù, mosso da compassione nei loro confronti, li invita in un luogo di pace e di riposo, ma la gente capisce dove stanno andando e li segue. Invece di mandare via le persone, Gesù stesso si mette a educarle mentre i discepoli riposano. Egli nutre le persone con la Parola di Dio. È ciò che fa l'amore genuino, non è vero? Ci aiuta a fare quel “miglio in più” anche quando pensiamo di essere al limite.
Ed è anche così che Gesù ci incontra, come re-pastore, con genuina preoccupazione nei nostri confronti, non come re-guerriero con minacce e punizioni.
Nel Vangelo di domenica prossima Gesù sfamerà il popolo con i pani e i pesci. Come un vero pastore, Gesù si prende cura di tutti i bisogni e della fame del suo gregge, nutrendo i cuori così come i corpi. È un approccio molto umano quello che Gesù offre, che non ignora la fame e i bisogni né spirituali né fisici. Come discepoli di Cristo, anche noi cerchiamo di essere persone che soddisfano i veri appetiti e bisogni dei nostri fratelli e sorelle e di tutti coloro che sono affidati alle nostre cure.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Celebrando In Casa - 15 Domenica del Tempo Ordinario
Sacramenti vivi dell’amore di Dio
La prima lettura di oggi ci racconta la storia di Amos, un uomo comune che è chiamato da Dio ad essere profeta. Prima di allora, Amos, se ne stava tranquillamente a pascere il suo gregge e a badare ai suoi sicomori Ora, però, viene mandato a predicare in mezzo a un popolo talmente corrotto dalle proprie ricchezze, risorse e pretese da non riuscire più a scorgere il volto di Dio nei poveri, nei deboli e nei malati, per i quali nutre solo disprezzo.
Come Amos, i discepoli di cui leggiamo nel Vangelo sono persone ordinarie. Nessuno di loro, nemmeno lo stesso Gesù, è un rabbino istituzionalmente ordinato o investito, eppure, essi sono chiamati e incaricati di predicare e guarire.
Per il Vangelo di una proclamazione semplice e sincera, senza alcuna ricercatezza. Nel predicare, i discepoli devono farsi fratelli e sorelle di coloro a cui hanno il coraggio di portare l’annuncio. Potremmo quindi ravvisare un richiamo a non sentirci superiori rispetto a coloro che ascoltano il nostro annuncio.
Le troppe ricchezze, i beni in eccesso, così come una certa altezzosità boriosa possono facilmente intralciare la proclamazione del Vangelo. Papa Francesco mette spesso in guardia i sacerdoti e i seminaristi contro il clericalismo (con quel senso di superiorità verso tutti) e il carrierismo (l’intento, cioè, di farsi strada nel mondo ecclesiale piuttosto che pensare alla propria missione).
Non tutti riusciranno a comprendere e ad accogliere il messaggio dei discepoli, proprio come la gente di Nazareth non riuscì a cogliere la presenza di Dio nella persona di Gesù. Ma non c’è alcuna punizione eclatante, non scende giù il fuoco dal cielo. Sebbene addolorato, meravigliato ed esterrefatto, Gesù non risponde con violenza. Piuttosto, intensifica e dilata la sua missione inviando i discepoli in altri luoghi. Laddove c’era solo Gesù, ora ci sono altri Dodici che diffondono la Buona Novella e la sua forza risanante. I discepoli sono chiamati a proclamare l’amore di Dio e non l’ira di Dio.
Coloro che sono chiamati a scorgere il volto di Dio in se stessi, negli altri e nel mondo circostante sono persone ordinarie, come te e me, e non solo quanti ricevono un incarico formale dalla Chiesa. Cerchiamo di non smarrirci dietro la ricchezza e il potere, in quell’alterigia che così facilmente ci rende ciechi alla presenza di Dio. Cerchiamo di essere persone che diventano sacramenti della presenza di Dio l’uno per l’altro, persone che permettono a Dio di consacrare il suo popolo con atti di amore, compassione, speranza e guarigione.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Celebrando In Casa - 14 Domenica del Tempo Ordinario
La vera fede – scorgere ovunque il segno del sacro
Tradizionalmente, i profeti biblici non hanno vita facile. Molti hanno sperimentato il rifiuto, la persecuzione e persino la morte. Nella prima lettura leggiamo alcuni passi della vocazione profetica di Ezechiele. I profeti sono accumunati dalla convinzione che la Parola del Signore debba essere rivolta al popolo che “ascoltino o non ascoltino” – il profeta deve restare fedele alla sua vocazione a costo della vita.
Nei Vangeli Gesù è presentato come il profeta per eccellenza. Nel Vangelo di questa domenica lo troviamo ad insegnare nella sinagoga della sua città, Nazareth, fedele alla propria missione di proclamare la Buona Notizia. Come per molti altri profeti, questo annuncio alla fine gli costerà la vita. Anche Gesù, come già gli altri profeti, sperimenta l’essere rifiutato. Dapprima la gente si stupisce del suo insegnamento e dei miracoli da lui compiuti altrove, ma ben presto si convincono che è soltanto un carpentiere (artigiano), di cui conoscono la famiglia. Niente di speciale quindi, sembrano concludere. Quando si finisce di non aver più rispetto di ciò che ci è fin troppo familiare si crea una dinamica simile a quella che definisce il loro atteggiamento nei confronti di Gesù, soprattutto quando fanno riferimento a sua madre. Ordinariamente, infatti, i Giudei sono identificati per il nome del padre, anche se questi fosse ormai morto. Gesù si meraviglia per la loro mancanza di fede.
In tale contesto, la fede implica un’apertura alla presenza e all’azione di Dio (il Regno). È evidente che la gente non percepisce l’azione di Dio in Gesù, nonostante l’autorevolezza delle sue parole e i miracoli compiuti. Forse le condizioni della famiglia di Gesù erano troppo ordinarie per loro? Non riuscivano a vedere oltre ciò che era loro familiare per poter scorgere Dio operante in Gesù. Senza questa apertura interiore, Gesù non può compiere alcun miracolo importante fra loro, anche se risana qualche malato.
La fede è questione di relazione, di essere in rapporto con Gesù (e quindi con Dio). Le relazioni crescono man mano che le persone si conoscono e si capiscono reciprocamente. In un rapporto di fede, quando cominciamo a conoscere Gesù, si opera in noi un Solo allora riusciremo a percepire la presenza, altrimenti nascosta, di Gesù negli uomini e negli avvenimenti. Cominciamo a vedere i segni del sacro “nascosti” nella ferialità e nell’ordinarietà del mondo.
Solo con la fede possiamo vedere l’opera di Dio riposta nel consueto e nel familiare, la presenza del divino nell’umano, lo spirituale nel temporale. Per noi, quindi, la distinzione tra sacro e profano si fa quasi evanescente e quasi tutto appare “sacro” e non più “semplicemente” umano o terreno.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Celebrando In Casa - 13 Domenica del Tempo Ordinario
Essere gli uni per gli altri vita e guarigione
Nella versione più lunga del Vangelo di questa domenica (Mc 5, 21-43) Marco narra due storie di guarigione e risurrezione da parte di Gesù per due donne. Una è una donna adulta che da molti anni soffre per una emorragia, l’altra è una ragazzina appena morta.
Da alcune domeniche Marco ci sta mostrando il regno della grazia di Dio (il Regno di Dio) operante nella persona di Gesù. Nell’episodio in cui la tempesta è sedata e torna la bonaccia già si afferma chiaramente che è necessario aver fede in Gesù per entrare nel Regno.
Aver fede significa entrare in relazione con Gesù. Non è un esercizio mentale, ma un movimento del cuore.
Con quella sincerità propria di chi è disperato, Giairo e la donna cercano Gesù e cominciano ad entrare in relazione con lui. Gesù risponde ad entrambi e fra loro si avvia un dialogo. Nemmeno la morte è un ostacolo alla tenerezza di Gesù. Gesù, infatti, è “guarigione di Dio” (la Via della vita eterna) perfino davanti alla morte.
In questo brano Marco intende suggerire che per trovare guarigione e pienezza di vita dobbiamo entrare in sincera relazione con Gesù. In tale rapporto (come in ogni altra relazione preziosa) la conversazione non è unilaterale, quanto piuttosto un intimo dialogo fra due cuori.
La fede in Gesù – in stretto rapporto con lui – suscita in noi, figli e figlie amati da Dio, guarigione e rigenerazione interiore. Veniamo così ristabiliti nel regno come il benevolo disegno di Dio ci vuole. Due donne, considerate impure per morte e sanguinamento, sono ora ricostituite in dignità e restituite alle loro famiglie, comunità e pratiche religiose.
Un altro motivo per cui Marco narra questo episodio è da ricercarsi nella situazione esistente tra i Giudei e coloro che, nella sua comunità, si erano convertiti dal paganesimo. Vi erano dei giudeo-cristiani che ancora tenevano alle norme giudaiche secondo le quali una persona era pura o impura agli occhi di Dio; per essi era difficile accettare il fatto che insieme con loro vi fossero anche dei pagani, considerati impuri, a rendere culto. L’episodio vuole far loro comprendere che Gesù non era assolutamente interessato all’impurità rituale delle due donne e che la bontà di Dio è per tutti.
Grazie alla vita e alla guarigione che riceviamo attraverso il nostro rapporto con Gesù, anche noi possiamo divenire canale di vita e guarigione per quanti ci circondano.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Il Capitolo polacco elegge nuova guida
I membri del Capitolo della Provincia polacca, riuniti nel convento carmelitano a Cracovia, dal 16 al 18 giugno 2021, hanno eletto alla guida della provincia per i prossimi tre anni:
Priore Provinciale:
P. Wiesław Strzelecki, O. Carm.
Assistente Provinciale:
P. Karol Amroż, O. Carm.
1° Consigliere:
P. Dariusz Borek, O. Carm.
2° Consigliere:
P. Jarosław Pyzia, O. Carm.
3° Consigliere:
P. Adam Matoryn, O. Carm.
4° Consigliere:
P. Janusz Janowiak, O. Carm.
Foto: P. Adam Matoryn, P. Wiesław Strzelecki, P. Míceál O'Neill (Priore Generale), P. Dariusz Borek, P. Jarosław Pyzia, P. Janusz Janowiak.
Celebrando In Casa - 12 Domenica Del Tempo Ordinario
Vivere nel Regno di Dio
Nel Vangelo di Marco il Regno non è qualcosa prossima a venire, bensì una realtà già
presente. È la presenza e l’opera (il regno) di Dio in mezzo al suo popolo. Ciò può non apparire sempre chiaro, eppure è realmente presente.
Domenica scorsa Marco ha riportato due parabole per illustrare la realtà del Regno. Nelle prossime domeniche ci parlerà del mistero del Regno presente in Gesù e di ciò che il Regno stesso richiede a chi lo accoglie. Non troviamo, in Marco, eclatanti manifestazioni di potenza. Piuttosto, l’evangelista mostra che a Gesù interessa
salvare gli uomini, guarirli, e rassicurare il loro cuore sballottato dalle tempeste della vita. La forza di Gesù sta nel dare vita e liberazione.
Sono ben note le bufere improvvise sul lago di Galilea, si verificano ancora oggi.
Con l’improvviso insorgere del Coronavirus, quest’anno molte “barche”, nostre e dei nostri cari, sono state sbattute da acque turbolente. Tanti di noi conoscono molto bene il tipo di paura e di incertezza sperimentato dai discepoli la notte di quell’indomita tempesta narrata nel Vangelo di oggi. Forse alcuni sentono anche che Gesù è altrove, addormentato.
Eppure, siamo circondati da tanti segni della presenza di Gesù: in quanti si prodigano in campo sanitario, in chi sta portando avanti la ricerca medica, in coloro che si impegnano nel prendersi cura degli altri offrendo vitto e riparo o cercando di tutelare se stessi e i propri cari, in chi porta consolazione e innalza preghiere.
Sentirsi vulnerabili è un’esperienza scomoda. Marco ci aiuta a comprendere che la vita di chi accoglie il Regno comincia con la fede e la fiducia in Dio soprattutto nel mezzo di terribili lotte che minacciano di schiacciarci.
La domanda posta dai discepoli è anche la nostra. Chi è Gesù per noi? Un mago, un operatore di miracoli o una persona che è riuscita a lasciar fluire dal suo cuore la grazia del regno di Dio per riversarla nella vita di chi gli è vicino?
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.
Celebrando In Casa - 11 Domenica del Tempo Ordinario
Com’è il regno di Dio?
Siamo tornati alle celebrazioni domenicali del Tempo Ordinario e questa domenica abbiamo due parabole sul regno di Dio.
Le parabole hanno lo scopo di suscitare in coloro che ascoltano degli interrogativi. Non rispondono in modo diretto a una domanda, quanto piuttosto interpellano l'intelligenza lasciandola pensosa.
Raramente Gesù nei Vangeli si interessa di dati o cifre, tempi o scadenze. Ricorrendo alle parabole, egli cerca di raggiungere i suoi ascoltatori a un livello più profondo.
Desidera che il suo insegnamento avvinca i loro cuori. È proprio del processo di conversione cominciare a vedere le cose con occhi diversi.
È bellissimo vedere Gesù continuamente attento alla vita, a quanto accade intorno a lui, per servirsi di particolari e immagini che possano aiutare gli altri a cogliere e sperimentare la presenza del regno.
Nel vangelo di Marco il regno non è qualcosa prossima a venire, bensì realtà già presente. È la presenza e l'opera (il regno) di Dio in mezzo al suo popolo. Ciò può non essere subito chiaro, eppure è reale.
Può apparire un inizio alquanto modesto (come il granello della seconda parabola), ma l'esperienza che suscita si dilata in qualcosa di totalizzante.
La storia del seme che cresce spontaneamente
L'agricoltore che pianta il seme conosce il processo: prima il seme, poi il germoglio verde, le foglie, la spiga e il grano. Egli sa aspettare e non taglia il gambo prima del tempo, ma non sa da dove venga la forza perché, attraverso il terreno, la pioggia, il sole e lo stesso seme il chicco diventi un frutto. Ecco com’è il regno di Dio. È un processo, con varie fasi di crescita. Richiede tempo e avviene per tempo. Il frutto giunge al tempo giusto ma nessuno può spiegarne la forza misteriosa.
La storia del granello di senape che cresce in grandi dimensioni
Il granello di senape è piccolo, ma cresce, e a tal punto che gli uccelli possono fare il nido tra i suoi rami. Ecco com’è il regno di Dio. Comincia come qualcosa di molto piccolo, poi cresce e stende i suoi rami che offrono ombra e riparo favorendo la nascita di nuova vita. (dalla Lectio Divina di giugno 2021 – www.ocarm.org)
Riflettere oggi sul regno di Dio pone un contesto alla lettura continua del vangelo di Marco che stiamo ascoltando e ci ricorda che Dio sta portando avanti la sua opera nel mondo.
L’annuncio con cui Gesù proclama il regno è centrale e di fondamentale importanza – è lo svelamento del regno di Dio così spesso nascosto e l’appello perché l’umanità si volga a quel piano che fin dall’inizio Dio ha desiderato per i suoi figli.
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
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Vitam Coelo Reddiderunt (12/5/21 - 28/05/21)
Fr. Romaeus Cooney, (SEL)
12-05-21
Ortus: 21-08-32
P. Temp.: 08-09-52
P. Soll.: 10-09-55
Ord.: 26-05-58
Irmã Natalina Grande, (PAR)
13-05-21
Ortus: 05-04-29
P. Temp.: 20-08-54
P. Soll.: 20-08-57
P. Juan Maria Vila i Canal, (Cat)
15-05-21
Ortus: 14-08-33
P. Temp.: 09-10-49
P. Soll.: 15-08-54
Ord.: 19-02-56
Sr M. Rosadele di San Luigi Gonzaga Nunzio, (OST)
20-05-21
Ortus: 26-05-29
P. Temp.: 30-06-48
P. Soll.: 27-11-52
Fr. Pedro M. Manilag, Jr, (Phil)
20-05-21
Ortus: 05-07-71
P. Temp.: 07-06-94
P. Soll.: 18-07-98
Ord.: 01-07-00
Fr. Piet Kramer, (Neer)
28-05-21
Ortus: 07-08-22
P. Temp.: 23-09-43
P. Soll.: 23-09-46
Ord.: 10-07-49
Fr. Thomas J. Alkire, (PCM)
26-05-21
Ortus: 08-07-36
P. Temp.: 28-08-56
P. Soll.: 22-08-59
Ord.: 09-02-63
Rest in Peace
Celebrando In Casa - Santissimo Corpo e Sangue Di Cristo
La reale presenza di Gesù in noi
Sembra un po’ strano celebrare la Festa del Corpo e del Sangue di Cristo in un momento in cui così tante persone non possono partecipare alla Messa e ricevere l'Eucaristia. Eppure, penso che questa volta sia stata davvero una benedizione per noi.
Quando ciò a cui siamo abituati cambia improvvisamente, ci troviamo di fronte ad una sfida. È difficile confrontarsi con un senso di impotenza. Ma se riusciamo a trascendere il momento, esso può diventare un'opportunità. Penso a molte persone, che si sono trovate nuove situazioni da affrontare negli ultimi mesi, che hanno visto nuove opportunità. Viticoltori che producono disinfettanti per le mani. Ristoranti e scuole di cucina che preparano i pasti per i bisognosi. Produttori di abbigliamento che realizzano mascherine. Non hanno continuato a fare ciò che avevano sempre fatto. Hanno fatto qualcosa di nuovo, pratico e utile con ciò che avevano.
Questo è quello che abbiamo fatto anche. Abbiamo avuto la possibilità di assaporare le parole del Vangelo, di esplorare il mistero dell'azione di Dio nei nostri cuori e la nostra chiamata ad essere l'amore di Dio nel mondo.
Siamo molto abituati a pensare alla presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento. Ma la vera presenza di Cristo si trova anche nella comunità quando si riunisce nel suo nome al banchetto della Parola, per ricordare ciò che Gesù ha detto e fatto durante l'Ultima Cena (non solo le parole sul pane e sul vino, ma anche la lavanda dei piedi), quando condivide il cibo dell'Eucaristia, quando esce e continua a spezzare e riversare quel cibo in atti di bontà e d’amore, in parole lenitive e nutrienti che danno vita agli altri.
L'Eucaristia non è un oggetto da guardare, ma un'azione da fare affinché la presenza viva di Gesù continui a toccare e guarire.
Forse dobbiamo pensare più profondamente alla presenza reale di Gesù negli esseri umani reali e viventi. Il pane e il vino non hanno occhi per guardare con amore, né un volto con cui sorridere, né una bocca per pronunciare parole confortanti, né le braccia per sostenere un lutto o un malato, né per dare una mano, né orecchie per sentire il dolore. Ma siamo noi che lo facciamo.
Quindi siamo chiamati a diventare l'Eucaristia che sostiene coloro che ci circondano con il nutrimento dell’apertura del cuore e della vista, del rispetto, dell’amore, della compassione, della speranza e del perdono.
«La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende a nient'altro che a diventare ciò che riceviamo». (Sant'Agostino)
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Siamo consapevoli che Cristo è presente non solo nel Santissimo Sacramento ma anche nelle Scritture e nei nostri cuori. Anche quando siamo soli continuiamo a far parte del Corpo di Cristo.
Nella stanza che avete deciso di utilizzare per questa preghiera potreste prendere con voi una candela accesa, un crocifisso ed una Bibbia. Questi simboli ci aiutano a ricordarci della sacralità dei nostri momenti di preghiera e possono aiutarci a sentirci uniti con le nostre comunità locali.
Il seguente testo è strutturato in modo che ci sia una guida e il resto di coloro che pregano, ma le parti della guida possono essere ripartite tra i presenti.