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Videomessaggio alla Famiglia Carmelitana
Videomessaggio alla Famiglia Carmelitana per la Festa di Nostra Signora del Monte Carmelo
Suore e Fratelli nel Carmelo,
Vorrei augurare a tutti i Carmelitani una celebrazione molto gioiosa e proficua della Solennità della Madonna del Carmine, 2022. Il nostro spirito si è alleggerito per la sensazione che potremo festeggiare a pieno quest'anno perché il timore del Coronavirus non è più quello che era.
La gioia che proviamo quest'anno viene anche dalla canonizzazione del Santo Titus Brandsma che abbiamo celebrato appena due mesi fa, quando i Carmelitani e le Carmelitane da varie parti del mondo si sono radunati a Roma mentre molti altri hanno seguito il grande avvenimento attraverso i social media. Il buon sentimento generato da quell'evento rimarrà con noi per molto tempo, mentre accogliamo la sua eredità e la offriamo al mondo come una meravigliosa espressione di ciò che significa essere un vero seguace di Cristo nella tradizione carmelitana.
Nonostante tutte le cose buone che stanno accadendo, nel nostro mondo non tutto va come potremmo desiderare. Conviviamo ancora con la minaccia della guerra e della violenza in molte parti del mondo perché c'è ancora in questo mondo l'idea che il ricorso alle armi sia un modo legittimo per raggiungere i propri obiettivi. C'è ancora spazio per le armi nel nostro modo di pensare e di comportarci.
Noi pero veniamo da una cultura diversa, quella che San Tito Brandsma ha rappresentato e per cui ha sofferto nella sua vita. È la cultura della pace e del perdono.
È la cultura che dice che siamo tutti fratelli e sorelle e ch’è impensabile usare le armi l’uno contro l’altro. Attraverso questa cultura dobbiamo trovare il modo di usare il potere dell'amore e della verità per superare tutte le nostre difficoltà. Una delle espressioni di questa cultura l'abbiamo vista nell'accoglienza data da diverse comunità Carmelitane, maschili e femminili, ai profughi del conflitto in Ukraina, motivo per cui rendiamo grazie.
Prego con tutti i Carmelitani quest'anno affinché mentre riflettiamo su ciò che significa per noi il Monte Santo, possiamo sapere cosa significa indossare l'armatura di Dio (Regola 21) e rispondere alla demanda di trasformare le nostre spade in vomeri e le nostre lance in falci. (Is 2).
Pace, gioia e felicità a tutti voi.
Míċeál O’Neill, O. Carm
Priore Generale
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Lettera alla Famiglia Carmelitana
Lettera alla Famiglia Carmelitana per la Festa di Nostra Signora del Monte Carmelo 2022
Fratelli e sorelle della Famiglia carmelitana,
con l'avvicinarsi della solennità di Nostra Signora del Monte Carmelo, ci troviamo in un clima di festa. Vogliamo celebrare e ringraziare Dio per tutto ciò che la Madonna del Carmine rappresenta per noi. In particolare, vogliamo ringraziare Dio e la Madonna perché la paura che avevamo per Covid-19 in questo periodo dell'anno scorso è diminuita e la vita per molti sta tornando a essere normale. Allo stesso tempo, continuiamo a pregare per la protezione della Madonna su di noi e sul mondo.
Questo anno per noi è stato benedetto con la canonizzazione di San Tito Brandsma. Chi potrà mai dimenticare quei giorni di gioia e felicità a Roma e quel momento in Piazza San Pietro quando, insieme ad altri nove discepoli di Cristo, il nostro fratello Tito è stato dichiarato santo?
Purtroppo, quest'anno è stato segnato anche dall'invasione dell'Ucraina da parte delle forze russe, che si aggiunge ai tanti altri mali che causano tanta sofferenza a persone innocenti in tutto il mondo. Pensiamo ai tanti rifugiati, ai senza tetto che vivono nei campi profughi, molti dei quali sono donne e bambini. Nel frattempo gli uomini continuano a essere costretti a combattere in armi non desiderate.
La celebrazione di Nostra Signora del Monte Carmelo, l'esempio e l'ispirazione di San Tito Brandsma ci invitano quest'anno a riflettere sul dono del Carmelo, attraverso l'esperienza del nostro nuovo santo. Possiamo vedere ciò che il Carmelo ci offre come la motivazione più profonda per l'opera di pace. Possiamo contemplare e fare nostro il desiderio di Dio per la pace e per la piena dignità della persona umana.
Mentre Maria si trovava ai piedi della croce, insieme a Giovanni, il discepolo amato, e alle altre donne, Gesù ha creato in quel momento un nuovo tipo di famiglia umana, costruita non sui legami di sangue, ma sulla realtà di persone che si prendono cura l'una dell'altra. Ora è il figlio che accoglie la madre nella sua casa. Le cose sono cambiate. Il sogno e il progetto sono che i figli e le figlie vengano al mondo e, crescendo, diventino capaci di prendersi cura di tutto ciò che esiste prima di loro per trasmetterlo ai figli e alle figlie che verranno dopo di loro.
Sia il Corona virus che l'accoglienza riservata ai rifugiati dal conflitto in Ucraina ci hanno dato in molti casi nuovi esempi di come le persone si prendano cura l'una dell'altra, soprattutto in tempi di profonda sofferenza. Osservando le precauzioni nei confronti del Corona virus, sapevamo che stavamo proteggendo noi stessi e gli altri. Accettando le restrizioni sui contatti sociali, lo abbiamo fatto per contribuire a fermare la diffusione del virus, cosa che ora, grazie a Dio, sembra essere a portata di mano. Poi il flusso di rifugiati dal conflitto in Ucraina è arrivato alle nostre porte. In tutta Europa c'è stata un'accoglienza che ha sorpreso anche noi stessi. Governi e singoli cittadini hanno aperto i loro uffici e le loro case per accogliere persone che si sono trovate in un istante a dover lasciare le loro case e i loro beni per cercare rifugio da un violento attacco sceso dal cielo.
Il Monte Carmelo rappresenta per noi il luogo dell'incontro mistico e fraterno, dove i membri giungevano a una conoscenza più profonda di Dio e degli altri attraverso tutto ciò che facevano con la loro vita di solitudine e con il loro riunirsi, meditando giorno e notte sulla legge del Signore. Questa è anche la nostra strada. Sotto il patrocinio della Beata Vergine Maria, in fedeltà a Gesù Cristo, attraverso la nostra solitudine e il nostro incontro costruiamo una cultura di pace tra di noi e così facciamo nascere una Parola di Pace per il mondo.
Ogni settimana, nella Liturgia delle Ore, ripetiamo il cantico di Isaia, che parla del monte della pace.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s'innalzerà sopra i colli,
Il monte più alto è quello che è più degno di onore. Se avesse una voce, sarebbe quella che ascolteremmo di più. Tra le tante voci che ci dicono cosa dovrebbe accadere nel mondo, rivolgiamo la nostra attenzione alla voce che parla di verità, trasparenza e amore, una voce e una visione che stanno al di sopra di ogni altra visione, in particolare di quelle che si basano sulla preoccupazione di soddisfare gli interessi di pochi, mentre milioni di persone soffrono la fame, sono senza casa, sono fuggite.
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Il monte è lì per tutti, ma ha bisogno di persone che gli aprano la strada. Qui abbiamo il senso di come ci aiutiamo e ci invitiamo reciprocamente a cercare le vie del Signore, la via più alta, quella che rispetta la piena dignità della persona umana e che ascolta il grido di ogni figlio di Dio.
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Il monte Sion e Gerusalemme, la città costruita su un'altura, verso la quale il popolo sale cantando i suoi canti, oggi sono diventati un luogo di conflitto. Essi rimangono, per chi crede, la rappresentazione dell'impegno e della vicinanza di Dio al suo popolo, attraverso un popolo e un luogo scelto. È a Gerusalemme che Dio stabilirà la pace per il suo popolo. "Pace su Gerusalemme". (Sal 122)
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Dove sono oggi i leader che parlano di retto giudizio, che guardano alla sapienza più alta di Dio, per trovare la saggezza che risolverà i conflitti e traccerà la strada che porta alla pace e al benessere per tutti? Il giudizio deve essere basato sulla verità e sulla sapienza. La nostra, viene dalla Parola di Sapienza. La troviamo in Maria e nei santi del Carmelo. È la sapienza con cui siamo in grado di giudicare tutto ciò che accade intorno a noi, e in quel giudizio vediamo l'opera della salvezza, e aggiungiamo il nostro sì e la nostra collaborazione all'opera di Dio.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un'altra nazione,
non impareranno più l'arte della guerra.
Non è quello che tutti vorremmo vedere? Nei miei anni in Perù, vedevo i bambini che sfilavano nella piazza del paese nel giorno dell'Indipendenza, con fucili e mitragliatrici giocattolo in mano. A quell'età precoce si insegnava loro a pensare che un'arma di distruzione era più importante di uno strumento di lavoro onesto, una penna, una pala, di ferri da calza, un crocifisso, come modo di difendere la nazione. L'immagine che abbiamo di Tito Brandsma è quella di un portatore di pace, in mezzo ai suoi libri, o con la penna o la pipa in mano, in profonda conversazione con colleghi, compagni carmelitani, studenti. Per lui un giornale era un modo per difendere la verità e la libertà di ogni persona umana.
Tito Brandsma cercava le motivazioni più profonde di tutto ciò che facciamo e speriamo. Vedeva che i carmelitani sono portatori della Parola, proprio come Maria che era portatrice della Parola. Questa Parola è la pace. Coloro che hanno ricevuto questa Parola, e la custodiscono, sono persone che possono portarla per il mondo e farla nascere nel mondo. Nei suoi appunti di ritiro Tito ha suggerito che "da Maria dobbiamo imparare a rimuovere dal nostro cuore tutto ciò che non appartiene a Dio. Da lei possiamo imparare ad aprire i nostri cuori a Dio in modo da renderli pieni della sua grazia. Allora Gesù entrerà, rinascerà in noi e crescerà in noi. Egli diventerà visibile nelle cose che facciamo e vivrà in noi. Quanto meno siamo pieni di Dio, tanto più povera sarà la nostra vita. Con Maria, piena di grazia, vivremo la vita di Dio e troveremo nella nostra unione con il Signore la nostra stessa gloria e salvezza".
I nostri fondatori sul Monte Carmelo concepirono uno stile di vita che era una formula di pace, come risposta alle forze armate che impedivano loro di entrare nella Città Santa, Gerusalemme. Maria era al centro di questo piano di pace. Non avrebbero fatto ricorso al conflitto armato, ma avrebbero indossato l'armatura di Dio.
Cosi come San Tito pregava che un giorno la Germania e i Paesi Bassi avrebbero camminato insieme sulla via della pace, la mia preghiera per tutti noi, mentre ci avviciniamo alla Solennità di Nostra Signora del Monte Carmelo, è che impariamo veramente le vie della pace sin dalla nostra prima infanzia fino alla fine dei nostri giorni e, insieme al profeta, ripeto: "O casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore". Che i carmelitani compiano ovunque la loro vocazione di essere portatori della Parola, e che questa Parola sia veramente la Parola di Pace.
Fraternamente,
Míċeál O’Neill, O.Carm
Priore Generale
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P. Míċéal O'Neill eletto nel comitato esecutivo dell' USG
Il Priore Generale dei Carmelitani, Míċéal O'Neill, O. Carm. è stato eletto nel comitato esecutivo dell'Unione dei Superiori Generali (USG). Sarà lui a rappresentare gli ordini mendicanti. P. Míċéal è stato anche selezionato come uno dei membri della cosiddetta Commissione dei Sedici.
Il Comitato esecutivo è responsabile delle decisioni ordinarie dell'Unione e dell'attuazione delle risoluzioni dell'Assemblea. La Commissione dei Sedici è composta da otto religiosi e otto religiose. Essi hanno il compito di dialogare formalmente con la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Associazioni di Vita Apostolica periodicamente.
I membri hanno anche eletto P. Arturo Sosa S.J., per un secondo mandato come presidente dell'USG. I nuovi eletti servono per il periodo 2021-2024.
L'USG è stato creato "per promuovere la vita e la missione dei singoli istituti al servizio della Chiesa, per una più efficace collaborazione tra loro e per un più proficuo scambio con la Santa Sede e la gerarchia". I suoi membri sono i superiori generali degli Istituti religiosi maschili o delle Società di vita apostolica di diritto pontificio. Nella pratica si tratta di un forum volontario per lo scambio di informazioni e l'accompagnamento.
La 96a Assemblea dell'organizzazione si è tenuta dal 24 al 26 novembre 2021, presso la Fraterna Domus, struttura dell'Associazione Volontari del Servizio Sociale Cristiano.
Video Messaggio Festa Madonna del Carmine 2021
P. Míceál O'Neill, O.Carm., Priore Generale, invita tutti i membri della Famiglia Carmelitana a celebrare con gioia e nella preghiera la Festa di Nostra Signora del Monte Carmelo.
Un messaggio per Natale
Buon Natale a tutti. E arrivato il momento per augurare a Frati Carmelitani, Monache Carmelitane, Religiose Carmelitane, religiosi carmelitani della vita apostolica, laiche e laici Carmelitani in tutto il mondo, a nome mio, e a nome del Consiglio Generale dei frati, un Buon Natale, e un Felice Anno Nuovo.
Le circostanze cambiano, ma il messaggio di Natale non cambia mai. “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. E il messaggio che ogni anno rinnova le nostre anime e i nostri spiriti. Gesù è venuto come salvatore e fratello di tutti. Il Natale quest’anno, 2020, ci trova più poveri, più malati, più impauriti, ma anche più forti e incoraggiati da quello che abbiamo visto della vera bontà delle persone che ogni giorno sacrificano la propria vita per il bene degli altri nelle circostanze cosi difficili causate dal Coronavirus. E non è tutto. Da una parte assistiamo sempre di piu alle morti violenti, morti nel mare, morti per la criminalità, morti per la fame o per la guerra, ma dall’altra parte c’e la testimonianza di coloro che salvano la vita, rispettano la vita, fanno di tutto perché la vita sia vissuta in forma piena e degna da tutti. Diamoci il regalo quest'anno di un Natale più semplice, più puro, piu evangelica, piu nutrita di preghiera, più sensibile ai bisogni degli altri: dei poveri, dei malati, dei migranti, di coloro che non hanno una casa né per sé stessi né per la loro famiglia. Affidiamoci gli uni gli altri e l'umanità intera all’amore tenero di Maria e di Giuseppe al momento di accogliere il dono di Gesù, Dio fatto uomo che ci unisce in una sola famiglia, con una sola voce che con gli angeli canta, “Gloria a Dio nell'alto dei ciel e pace in terra tra tutti quelli e tutte quelle che il Signore ama”. Il Dio della pace, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, in questi giorni santi, dia a ciascuno e ciascuna l’abbondanza della sua pace e della sua gioia. Amen.
Il Patrocinio di San Giuseppe sul Carmelo
Lettera dei Superiori Generali O.Carm. e O.C.D. alla famiglia carmelitana nella ricorrenza del 150esimo anniversario della proclamazione del patrocinio di san Giuseppe sulla Chiesa universale.
La festa di san Giuseppe di quest’anno 2020 l’abbiamo celebrata nel pieno di una pandemia, che ci ha costretti a restare chiusi nelle nostre case. Ma proprio in questi momenti abbiamo sentito ancora più forte il bisogno di rivolgerci a quell’uomo giusto e fedele, che ha conosciuto la fatica, l’esilio, la preoccupazione per il domani, senza perdersi d’animo, continuando a credere e a sperare in Dio, che gli aveva affidato una missione unica: custodire Gesù e Maria, la famiglia di Nazareth, il germoglio della nuova famiglia che Dio donava al mondo. Papa Francesco, nell’omelia a Santa Marta, ci ha ricordato le qualità di san Giuseppe: l’uomo della concretezza, capace di svolgere il suo mestiere con precisione e professionalità, ma al tempo stesso l’uomo che entra nel mistero di Dio, al di là della sua conoscenza e del suo controllo, di fronte al quale si prostra in adorazione.
Scarica qui sotto:
- pdf St Joseph, Patron of Carmel [EN] (459 KB)
- pdf El Patrocinio de san José Sobre El Carmelo [ES] (457 KB)
- pdf Il Patrocinio di San Giuseppe sul Carmelo [IT] (455 KB)
- pdf O Patrocínio de São José no Carmelo [PT] (450 KB)
- pdf Saint Joseph, Patron du Carmel [FR] (466 KB)
- pdf El Patrocini de Sant Josep Sobre el Carmel [CAT] (449 KB)
Priori Generali precedenti
Lettera del Priore Generale in occasione della solennità della Vergine del Carmelo 2020
Lettera ai Frati Carmelitani, alle Sorelle Contemplative, ai Fratelli e Sorelle delle Congregazioni di Vita Apostolica, ai Membri del Terz’Ordine Carmelitano, ai Laici Carmelitani e a tutti coloro che celebrano con devozione speciale la Festa della Madonna del Monte Carmelo
Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2,51).
Cari Fratelli e Sorelle nel Carmelo,
in questo giorno di festa, mentre ci rallegriamo per essere fratelli e sorelle della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, raggiungo ciascuno di voi nel vincolo dell’amore. In questi giorni stiamo pensando molto, meditando come Maria, a tutto ciò che sta accadendo nel nostro mondo. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore (Lc 2,19) e ponderando su ciò che stava succedendo nel suo mondo, Ella trovò la volontà di Dio. Maria la contemplativa, Maria la piena di grazia, piena di Dio, piena di Vangelo: questo è il tipo di persona che può rispondere a ciò che sta accadendo nel mondo di oggi.
In questo periodo di confino, è possibile che noi, persone con un senso di Dio e capaci di meditare, abbiamo trovato, in queste nuove condizioni, nuove opportunità di solidarietà e di evangelizzazione nel mondo. Eccoci di fronte a nuove manifestazioni della volontà di Dio che ci aiutano a crescere e a maturare come custodi del nostro mondo e gli uni degli altri.
Siamo cresciuti insieme nelle nostre comunità. Costretti a rimanere in casa, abbiamo così scoperto tante verità sulla nostra fede e sulla nostra vocazione Carmelitana, meditando da soli o con gli altri. Mentre alcuni di noi hanno sempre avuto l’Eucaristia, altri hanno dovuto fare affidamento a Internet e recitare le preghiere per la comunione spirituale. Tutto ciò ha sollevato domande su come apprezziamo l’Eucaristia. Per le persone che normalmente celebrano l’Eucaristia ogni giorno, è stato difficile adattarsi alla sua assenza. Per le persone che erano fedeli all’Eucaristia domenicale, è stato qualcosa di molto nuovo dire che non dovevano andare a Messa. Quando torneremo alla normale celebrazione dell’Eucaristia, può darsi che lo faremo con maggiore convinzione e comprensione, a motivo di ciò che divenne un digiuno eucaristico.
Da molti mesi, ormai, viviamo con restrizioni e con un po’ di paura. Le famiglie sono in lutto. Gli ospedali si stanno ancora occupando delle vittime del virus; medici, infermieri, tutto il personale e l’apparato sanitario hanno dimostrato tutta la loro dedizione, professionalità e zelo, al di là del dovere. Le persone hanno fatto sacrifici per assicurarsi che ci fosse il pane sulle nostre tavole e, come ovunque, le persone stanno facendo i conti con la propria vita, del duro prezzo da pagare dopo le perdite dei propri cari, con la malattia, con la perdita del lavoro e dei mezzi di sussistenza. Potremmo dire che stiamo assistendo a un’esplosione di umanità.
Se fosse tutto alle nostre spalle, potremmo avere una visione diversa; ad ogni modo, - ora che stiamo imparando a convivere con il virus e cerchiamo di non cadere nella paura che sia in arrivo qualcosa di più serio - tutti dobbiamo chiederci come possiamo prenderci cura gli uni degli altri, come dobbiamo agire in futuro, come limitare gli effetti negativi di questo virus per creare una società in cui non siamo vincolati dalla paura e nessuno è lasciato nel bisogno? Potrebbe essere semplicemente una questione di cura e condivisione.
Ardo di zelo per il Signore (1Re 19,10).
Generare, prendersi cura e proteggere sono alcuni dei carismi che vediamo in Maria, la Madre di Dio e nostra Madre. Mentre penso alle varie comunità carmelitane di uomini e donne in tutto il mondo, sono colpito da quanto questa Festa sia importante per tutti noi. In alcuni luoghi è solamente il giorno stesso, in altri sono i tre giorni del Triduo di riflessione e preghiera e in altri ancora sono i nove giorni interi della Novena. Le celebrazioni sono intrise di calore, devozione e di convinzione che ci fanno pensare che forse questo è un momento in cui noi carmelitani siamo più zelanti.
Il mondo di oggi ci chiede di essere pieni di zelo. Nel corso dei secoli, i Carmelitani hanno fatto eco e ripetuto le parole del Profeta Elia, “Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti” (1Re 19). La nostra Celebrazione della Solennità della Madonna del Monte Carmelo potrebbe essere un ottimo momento per rinnovare, ravvivare e dirigere il nostro zelo. Quattro giorni dopo, avremo un’altra opportunità: quando celebreremo la Solennità del Profeta stesso.
Lo zelo è un dono. E come tale, dobbiamo pregare per ottenerlo. Dobbiamo chiedere a Dio di darci zelo, di renderci chi diciamo di essere. Tuttavia, lo zelo non è sempre una parola attraente; esso, a volte, suggerisce l’estremismo e non sentiamo automaticamente che vogliamo questo dono. Ricordo lo zelo di Giovanni Battista, la voce che grida nel deserto e che viveva di locuste e miele selvatico (Mc 1,6) e lo paragono alla calma di Gesù quando parla alle persone nella Sinagoga (Lc 4,21-22). Penso al Vangelo, dove vediamo Cristo sulla Croce, con Maria e Giovanni ai suoi piedi. Questi sono tutti momenti di zelo, dove, per zelo, intendiamo un cuore che arde di desiderio per tutto ciò che è buono e con uno spirito che lavora duramente e fa sacrifici per ottenerlo. La globalizzazione dello zelo potrebbe essere l’antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza di cui Papa Francesco parla così spesso.
Secondo il bisogno di ciascuno (At 2,45)
Viste le esigenze reciproche, ci rendiamo conto che stiamo entrando in una nuova era di condivisione. All’interno della nostra Famiglia, siamo consapevoli che le comunità hanno perso alcune delle loro entrate. Tra i laici carmelitani ci sono coloro che hanno perso il lavoro e le cui case possono essere pignorate. I nuovi progetti nella nostra Famiglia avranno sempre bisogno di finanziamenti. Di fronte alle necessità che stanno emergendo, dobbiamo rivedere il modello della prima comunità cristiana, un’immagine e una realtà che hanno ispirato la Regola carmelitana. Quella comunità si descrive cosi, “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. (At 2,42-45). Man mano che ci rendiamo conto dei bisogni reciproci e se nessuno deve esserlo lasciato nel bisogno: possiamo dunque aiutarci a vicenda ed essere un esempio per gli altri, di quel tipo di condivisione che in futuro sarà necessaria alla nostra società. Mi viene in mente il dialogo nel Vangelo di Giovanni (Gv 6,9-10) ove Andrea disse: “C’è qui un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesci, ma che cosa è questo per tanta gente?” Alla fine, nessuno fu lasciato nel bisogno. Nel nostro zelo per le cose del Vangelo, dobbiamo affrontare questa sfida con la saggezza di Maria alle nozze di Cana: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5).
La Solennità di quest’anno sarà diversa da quella degli altri anni. Come una famiglia, siamo stati risparmiati, in diversi modi, ma non dimentichiamo coloro che sono morti in Olanda e in Italia. Lasciamo che la Celebrazione di quest’anno sia contrassegnata dalla nostra preghiera per le persone, le famiglie e le comunità che hanno subìto gli effetti peggiori del Coronavirus.
In questa Festa ognuno possa sentire di nuovo le parole pronunciate da Gesù in croce: “Ecco tuo figlio”, “Ecco tua madre”, (Gv 19,26-27) e sappia che, così come il nostro Salvatore ci ha consegnati gli uni agli altri e a Maria, possiamo anche noi sapere come prenderci cura gli uni degli altri nella casa comune che è benedetta dalla presenza di Maria nostra Madre e Sorella.
Míceál O’Neill
Priore Generale
Video Message of the Prior General on the Solemnity of Our Lady of Mount Carmel 2020
As the Feast of Our Lady of Mount Carmel is approaching, the Prior General sends a short video message to the Carmelite Family expressing his best wishes and inviting all members to celebrate the Feast with humility and gratitude.
La festa di Sant’Angelo di Sicilia
Cari fratelli e care sorelle,
mi unisco oggi alle tante persone che celebrano la festa di Sant’Angelo di Sicilia e, come primo pensiero, chiedo la protezione di Sant’Angelo per il nostro mondo che cerca di convivere con il corona virus.
Che il Santo di Sicilia protegga noi e il mondo intero come in passato ha protetto la città di Licata.
Oggi iniziamo le celebrazioni dell’ottavo centenario della sua morte e questo vuol dire che Sant’Angelo è rimasto nella devozione della gente per ben otto secoli. Questa ricorrenza è stata il motivo del ritorno dei frati Carmelitani al Santuario di Sant’Angelo a Licata. Ringrazio il Cardinale Arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro per il suo invito e per averci facilitato nel ritorno dei miei confratelli a Licata.
Sant’Angelo da Gerusalemme rimane nella memoria e nella devozione del popolo, come religioso carmelitano, come martire e come testimone del Vangelo.
Carmelitano
Nato a Gerusalemme, Angelo conobbe la prima generazione dei carmelitani, quel gruppo di persone che si stabilì sul Monte Carmelo e che ricevette la Regola del Carmelo dal Patriarca Alberto di Gerusalemme. La figura di Gesù Cristo pervade quella Regola. Il carmelitano che la segue vive la sua vita in “ossequio di Gesù Cristo” e indossa “l’armatura di Dio”. Segue il Vangelo di Cristo e si veste delle virtù di Dio, quali la giustizia, la fede, la salvezza e la Parola del Signore. L’armatura da una parte ci protegge da ogni male e dall’altra parte propone la verità del Vangelo. Permeato di questa carica Angelo lascia il Medio Oriente e si dirige verso l’Europa. Arriva in Sicilia, e come uomo vestito dell’armatura di Dio si dedica alla sua missione. Predica il Vangelo e si oppone alla falsità e all’ingiustizia dei potenti. Muore come martire, conseguenza del Vangelo che proponeva e della giustizia che difendeva. Oggi possiamo trovare in lui un modello e un compagno, specie quando ci sentiamo oppressi dai mali di oggi quali la criminalità, la tratta delle persone, l’abuso della nostra casa comune, il problema delle tante persone che cercano un posto sicuro nella società e non lo trovano. Tutti noi possiamo trovare forza e conforto nell’armatura di Dio, nei pensieri santi, nella giustizia, nella fede e nella salvezza offerta a tutti senza eccezioni.
Martire
Il martirio è la misura della profondità del nostro impegno con la verità e la giustizia. E’ la misura del vero impegno a favore di una causa che non è di proprio compiacimento, ma è per il bene del vicino, per la difesa della verità. Il martirio è la misura del nostro amore. Il martire è uno con le convinzioni forti e profonde, colui che accetta le conseguenze dell’impugnare tali convinzioni. Di fronte alla possibilità della morte o della sofferenza, la persona che ama, come ha amato Sant’Angelo, non si tira indietro. In lui troviamo un esempio per i giovani di oggi che cercano uno scopo per la loro vita, un ambiente favorevole alla loro crescita tra persone capaci di dedicare la propria vita per il bene degli altri, persone che non si tirano indietro di fronte alle difficoltà. I martiri oggi sono coloro che vediamo negli ospedali, che assistono e curano i malati del virus, pur sapendo che la loro vita è in pericolo.
Testimone
Il mondo oggi segue più il testimone che il maestro e se segue il maestro è perché è testimone. La testimonianza lascia vedere la verità della vita e la verità del Vangelo, in modo da svegliare in chi lo vede il desiderio di vivere secondo quella verità della vita e del Vangelo stesso. “Da questo sapranno che siete i miei discepoli”, dice il Signore, vedranno l’amore che avete gli uni per gli altri.
Per la sua testimonianza il mondo ricorda Angelo di Sicilia. Per la sua testimonianza il popolo ha riconosciuto in lui subito, otto secoli fa, la verità della sua vita e la verità del Vangelo che predicava.
Così la loro memoria e la memoria della Chiesa ci regala la festa che oggi celebriamo.
Prego Iddio che il Giubileo che inizia oggi e il ritorno dei frati al Santuario di Sant’Angelo siano segni dell’amore di Dio per il suo popolo, e che il santuario sotto la guida dei Carmelitani, possa offrire al popolo locale, agli immigranti e ai pellegrini, un luogo di incontro, di ristoro e di illuminazione evangelica.
La Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, guidi i nostri passi.
Grazie.
Míceál O'Neill, O.Carm.
Priore Generale
Roma, 04 - 05 - 2020