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Celebrando in Casa - V Domenica di Quaresima
Un nuovo vincolo d’ amore e di vita
(Giovanni 12:20-33)
La prima lettura di questa domenica ci dice che il nostro cammino verso la trasfigurazione avviene dall’interno, nel cambiamento dei nostri cuori. Il profeta Geremia attende con ansia una nuova alleanza tra Dio e il suo popolo. Questa alleanza non sarà scritta nella roccia, ma nei cuori dell’uomo. Questa nuova alleanza non può essere infranta poiché Dio perdona sempre e non si ricorda mai dei nostri peccati.
È nei nostri cuori che apprendiamo la verità sulla forza dell'amore di Dio per noi e ci riconosciamo come popolo di Dio.
C'è una bella frase nel Prefazio della Preghiera eucaristica I per la riconciliazione che coglie bene questo senso: hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare.
Le parole del Vangelo di Giovanni aiutano a rispondere alla domanda sul come si è realizzata questa alleanza.
L'amore di Dio si rivela in un essere umano debole e sofferente attraverso il quale Dio offre la propria vita come pegno di amore e perdono che sigilla questa nuova alleanza.
Quando alcuni greci vengono a chiedere di vedere Gesù, sa che la sua predicazione è completa e che ‘è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato’.
Se il chicco di grano non muore, rimane solo. Se muore, produce molto frutto. La morte di Gesù produce un gran numero di seguaci con i quali e nei quali è sempre presente. Non siamo da soli a camminare dalla tentazione alla trasfigurazione: Gesù è il nostro compagno costante.
È il modo in cui passiamo dall’una all’altra parte.
La fede in Gesù (che sta nel vederlo), ci tira fuori dalla tentazione e ci introduce nella trasfigurazione - per essere la presenza viva di Dio nel mondo, i luoghi di incontro tra il bisogno umano e la compassione di Dio, per essere luce e vita l'uno per l'altro.
Se anche noi ‘vogliamo vedere Gesù’ dobbiamo guardare dentro i nostri cuori. È lì che Dio scrive la sua legge d'amore nella persona di suo Figlio. È lì che scopriamo la presenza di Colui che ci ama oltre la morte e che dolcemente ci modella ad immagine e somiglianza del suo Figlio.
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Celebrando in Casa - IV Domenica di Quaresima
Essere luce nell’ oscurità
(Gv 3:14-21)
Questa domenica segna un cambiamento nel focus quaresimale. Non siamo più così assorbiti dai nostri limiti e debolezze nella fede. Siamo più fiduciosi nella misericordia di Dio, del perdono e della guarigione senza la quale non avremmo mai osato intraprendere questo cammino. Attendiamo con gioia e speranza le celebrazioni di Pasqua.
Nel nostro cammino dalla tentazione alla trasfigurazione stiamo diventando, attraverso la fede in Cristo, la presenza viva di Dio nel mondo, la luce nelle tenebre.
La prima lettura di oggi parla della ricostruzione del tempio di Gerusalemme - un riferimento al Vangelo di domenica scorsa. Per gli antichi ebrei la ricostruzione del loro tempio era un momento pieno di speranza e di aspettativa.
La scorsa domenica Gesù ha promesso la costruzione di un nuovo tempio che ospitasse la presenza viva di Dio e che fosse luogo di incontro tra Dio e noi.
Il nostro viaggio quaresimale ci sta trasformando nel Corpo vivente di Cristo, in luoghi dove Dio possa dimorare, luoghi di incontro tra gli esseri umani e Dio. Questo si vede chiaramente quando i bisogni umani incontrano la compassione di Dio attraverso di noi. È allora che l'amore e la luce di Dio risplendono nell'oscurità delle vite umane.
Il vangelo di oggi contiene una serie di dichiarazioni importanti circa la nostra fede: Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato suo Figlio, non per condannare, ma per salvare; il Figlio deve essere innalzato (crocifisso e risorto) in modo che tutti coloro che credono possano avere la vita eterna; quelli che vivono nella verità vengono alla luce, in modo che si possa vedere chiaramente che le loro buone azioni sono compiute in Dio..
Il Vangelo ci rassicura dell'amore di Dio e della nostra salvezza in Cristo, e ci chiama ad essere la Luce, a vivere nella verità dell'amore di Dio per essere il cuore di Dio nel mondo.
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Celebrando in Casa - III Domenica di Quaresima
Purificare i nostri cuori
(Gv 2:13-25)
I vangeli delle ultime due domeniche ci hanno mostrato che il cammino cristiano va dalla tentazione alla trasfigurazione. I Vangeli delle prossime tre domeniche di Quaresima presentano Gesù come la strada (o Via, come lo chiamavano i primi cristiani) dalla tentazione alla trasfigurazione.
Nell’Antico Testamento è chiaramente diffusa l’idea che il popolo di Israele fosse ‘il popolo di Dio’. Con il loro comportamento dovevano essere’ luce per le nazioni’ e dimora della presenza di Dio. Solo molto più tardi si sviluppò l’idea che Dio dimorava in un edificio chiamato tempio. Nonostante ciò, gli ebrei non hanno mai perso il senso del dover essere il popolo di Dio. La lettura dell’Esodo comunemente conosciuta come i Dieci Comandamenti fornisce un modello per il popolo di Dio per vivere in una giusta relazione con Dio e il prossimo; per essere la dimora della presenza di Dio.
Nel vangelo di oggi troviamo un Gesù profondamente appassionato che causa quasi una sommossa nella parte esterna del tempio. Nel Vangelo di Giovanni, le azioni profetiche di Gesù più che avere a che fare con la ‘purificazione del Tempio’, dicono più che altro che la modalità del Tempio di essere in rapporto con Dio non è non è più giusta.
Secondo Giovanni, Gesù è il nuovo tempio vivente della presenza di Dio e il luogo di incontro tra Dio e il suo popolo. Gesù è il modo per essere nella giusta relazione con Dio e con il prossimo.
Nella nostra tradizione cattolica ci riferiamo spesso a noi stessi come ‘tempi dello Spirito Santo’. Riconosciamo di essere esseri sacri destinati all'unione con Dio, persone in cui il la bontà di Dio dovrebbe essere chiaramente manifestata in parole, pensieri e azioni.
La Quaresima è un tempo per decidere cosa fare della nostra vita e cosa è importante. Come Gesù nel tempio, forse abbiamo bisogno di porre fine ai modi di pensare e di comportarci che ingombrano le nostre vite, oscurano la presenza di Dio e non riescono a portare vita agli altri.
Come membri del Corpo di Cristo, anche noi dobbiamo essere il luogo in cui Dio viene trovato sulla terra.
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Celebrando in Casa - II Domenica di Quaresima
Dalla tentazione alla trasfigurazione 2
(Mc 9:2-10)
Il Vangelo della Trasfigurazione di questa domenica completa la ‘parabola’ formata dai Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima.
Questi brani del Vangelo ci dicono cosa sono la Quaresima e la vita cristiana: si tratta di un costante viaggio dalla tentazione e dal dubbio alla trasfigurazione e alla fede..
Trasfigurazione significa essere ‘attraversati’ dalla presenza di Dio. Essere trasfigurati significa permettere alla presenza di Dio di trasformarci completamente. È una rivoluzione della mente e del cuore guidata dallo Spirito di Dio e resa possibile dalla nostra apertura di cuore. La nostra vita di cristiani consiste nell'essere trasfigurati dallo Spirito di Dio in modo che Dio si manifesti e venga sperimentato attraverso di noi. Questo è ciò che hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni in Gesù trasfigurato Il cammino verso la trasfigurazione richiede fede e perseveranza. La storia di Abramo nella prima lettura è una storia di grande fede e fiducia. Abramo deve fare i conti con la perdita del suo amato figlio, la fonte di tutta la sua speranza per il futuro. Si è fidato e suo figlio è stato risparmiato. Questo è stato per Abramo un chiaro segno che Dio stava per dare vita, e non morte, al suo popolo. Ci vogliono fede e perseveranza per osare e lasciarsi guidare dalla passione, dalla speranza e dalla volontà di Dio piuttosto che dai nostri desideri e dalla nostra volontà. L'ascolto della parola vivente del ‘Figlio diletto’ forma in noi il cuore di Dio.
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Celebrando in Casa - I Domenica di Quaresima
Dalla tentazione alla trasfigurazione
(Marco 1:12-15)
Il nostro lungo viaggio quaresimale è iniziato! È un viaggio che inizia nelle ceneri e finisce con l’acqua.
Conosciamo il potere del fuoco, la sua capacità di distruggere, annerire e ridurre in cenere.
Sappiamo che il male può fare lo stesso: distruggere l’integrità del nostro spirito, annerire le nostre vite e ridurre la bellezza della vita umana in cenere e polvere.
Iniziamo la Quaresima riconoscendo che la cenere è quella parte di noi che accoglie, crea e compie il male, quei posti nel nostro cuore dove il fuoco della rabbia, dell'amarezza, dell'egoismo o della chiusura della mente e del cuore non ha lasciato altro che fredda cenere.
La cenere ci ricorda che la nostra vera vita non si trova nelle cose mortali che alla fine si trasformano in polvere, ma nelle cose eterne. Sappiamo anche che dalla cenere può germogliare una nuova vita, che può crescere forte e fiorire in pienezza: questo è il miracolo pasquale.
Come sempre, i Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima forniscono una tabella di marcia per il nostro viaggio quaresimale dalla tentazione (questa domenica) alla trasfigurazione (domenica prossima).
Ci lasciamo tentare dalla cenere dell'egoismo e della chiusura del cuore ad una vita di bontà. Celebriamo la grazia di Dio nei nostri confronti condividendo ciò che abbiamo con coloro che ne hanno bisogno, che si tratti di cibo, denaro, tempo, amore, amicizia o compassione.
Questo è ciò che significa ‘convertirsi e credere al Vangelo’.
In questi giorni in cui siamo così consapevoli dell’importanza della vita umana nella creazione divina, forse potremmo pensare a un digiuno permanente dovuto al nostro consumo eccessivo di energia, di cibo e di benzina, per permettere alla nostra terra di guarire, respirare e continuare essere fonte di nutrimento e di vita per l'intera famiglia umana.
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Celebrando in Casa - VI Domenica del Tempo Ordinario
Il viaggio con Gesù continua
(Mc 1:40-45)
Dopo il Vangelo della settimana scorsa, Gesù ha deciso di predicare e guarire nelle altre città della Galilea quando un lebbroso viene da lui e implora la guarigione.
Al tempo dei racconti biblici le persone con qualsiasi tipo di condizione della pelle venivano generalmente considerate affette da lebbra. Ma non si trattava della malattia di Hansen, il nome corretto per la lebbra come la conosciamo oggi.
Chiunque fosse sospettato di essere lebbroso doveva vivere fuori dalla propria città per paura che contagiasse altre persone. Dovevano lasciare casa e famiglia, il lavoro, la comunità e la sinagoga.
Dipendevano da altri che gli portavano cibo e acqua.
Questo senso di paura e sospetto nei confronti dei lebbrosi è in netto contrasto con l'accoglienza data da Gesù all'uomo del Vangelo.
Va da Gesù e gli chiede di renderlo puro, di curarlo.
Gesù è profondamente commosso e tocca l'uomo (cosa che deve aver richiesto grande compassione) e lo guarisce. Nel guarire l'uomo, Gesù ha fatto molto di più per lui che semplicemente alleviarlo da un disturbo angosciante. Gesù ha letteralmente restituito all'uomo la sua vita. Ora può tornare a casa dalla sua famiglia, riprendere il lavoro e rinnovare la sua pratica religiosa nella sinagoga.
Ai tempi di Gesù molte persone consideravano la malattia, certi disturbi e la disabilità come un segno che le persone erano anche moralmente malate, che avevano peccato, fatto qualcosa di sbagliato.
Guarendo i malati, Gesù rimuove anche da loro la macchia del male.
È interessante notare che c'è una sorta di ‘inversione di ruoli’ in questo Vangelo. All'inizio il lebbroso è l’emarginato, colui che deve vivere fuori città. Poiché l'uomo guarito racconta a tutti l’accaduto, è Gesù ora colui che deve rimanere fuori dalle città e dai villaggi.
Tuttavia, tante persone, come il lebbroso, vanno ancora da lui per essere guariti.
Consapevoli del nostro bisogno di guarigione, anche noi possiamo prendere l'iniziativa avvicinandoci a Gesù. Saremo accolti con accoglienza, compassione e amore. Possiamo riprenderci il nostro giusto posto di figli e figlie amati. Anche noi possiamo raccontare la storia di ciò che Dio ha fatto per noi.
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Celebrando in Casa - V Domenica del Tempo Ordinario
In cammino con Gesù
(Mc 1:29-39)
La storia del primo giorno di ministero di Gesù a Cafarnao continua nel Vangelo di questa domenica.
Dopo aver lasciato la sinagoga dove aveva guarito l’indemoniato, Gesù torna alla casa di Simone. Egli guarisce la suocera di Simone e la reintegra nel suo ruolo in qualità di garante dell’ospitalità, pratica considerata sacra per le famiglie ebraiche. Nessuna parola viene proferita. Gesù semplicemente prende la sua mano e la aiuta ad alzarsi. Nel fare ciò, egli compie azioni che sono normalmente considerate tabù, come toccare un malato e toccare una donna con cui non si è imparentati. Ma nel Vangelo di Marco la legge e le consuetudini non possono intralciare il percorso della potenza guaritrice di Dio.
Quella sera, dopo il tramonto, quando il sabato era ormai concluso, le persone cominciano a portare malati e indemoniati a Gesù affinché egli li guarisca.
Si noti quanti elementi ‘locali’ siano presenti in questi passi del Vangelo di Marco: un uomo del posto nella sinagoga, una donna del posto nella sua stessa casa, gente del posto attorno alla porta, gente del posto che viene portata per esser guarita.
In tutte queste storie di guarigione, Marco ci presenta un Gesù che conversa singolarmente con ciascun individuo. Ciascuno riceve un trattamento personalizzato, a volte attraverso delle parole, a volte con un tocco, a volte entrambe queste modalità. C’è una forte dimensione di intimità in questo ministero di guarigione che Gesù opera.
È interessante notare come i demoni sanno riconoscere perfettamente la vera identità di Gesù, mentre le persone umane hanno bisogno di molto più tempo per riconoscerlo.
Sul far del mattino Gesù va a pregare da solo. Gesù prega sia in una funzione pubblica come quella della sinagoga, sia in solitari momenti di quieta comunione con Dio. Marco ci aiuta a capire che entrambe queste dimensioni sono necessarie per degli aspiranti discepoli. Gesù comincia e finisce le sue giornate in preghiera.
Trovato Gesù, i discepoli lo supplicano di tornare in città, ma Gesù ha un’altra idea in mente. La sua predicazione e le sue guarigioni non hanno come destinatari solo le persone di Cafarnao, ma tutta la popolazione della Galilea.
Non c’è dubbio che i discepoli debbano aver gradito di essere alla presenza di una personalità che compiva così grandi prodigi!
Ma per Gesù il punto non è egli stesso, ma la sua missione di proclamare la Buona Novella di Dio attraverso parole e azioni di guarigione. Le storie di guarigione sottolineano l’idea che l’esperienza di Dio attraverso la persona di Gesù portano guarigione e integrità, non morte e distruzione.
La predicazione di Gesù, così come le sue storie di guarigione, verte fondamentalmente sulla trasformazione del reale – persone umane che si trasformano nel popolo di Dio.
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Celebrando in Casa - IV Domenica del Tempo Ordinario
Cominciando il cammino
(Mc 1:21-28)
Dopo aver visto la chiamata dei primi quattro discepoli nel Vangelo della settimana scorsa, questa settimana siamo catapultati nel ministero di Gesù. I Vangeli della quarta, quinta e sesta domenica tratteggiano infatti il ministero di Gesù a Cafarnao.
La scorsa domenica il vangelo sottolineava la chiamata dei discepoli a vivere e operare in partecipazione attiva con Gesù. Per essere ‘pescatori di uomini’ essi hanno dovuto lasciarsi indietro tutto quello che era conosciuto e familiare, compresa la loro fiorente attività di pescatori e le loro famiglie. Hanno dovuto fare un salto nel buio, non sapendo dove il loro cammino con Gesù li avrebbe portati.
Nelle prossime tre domeniche cominceremo a farci un’idea su chi sia Gesù e su che tipo di cammino sia il suo.
Il Vangelo di oggi vede Gesù e i discepoli giungere a Cafarnao, una piccola città sulla riva settentrionale del lago di Tiberiade, la quale sarà la base del ministero di Gesù in Galilea.
Di sabato Gesù e i suoi discepoli frequentano la liturgia sinagogale, durante la quale Gesù offre un insegnamento. Le sue parole colpiscono l’assemblea per la loro autenticità e per quanto esse suonino ‘vere’. Inoltre, le parole di Gesù non solo smuovono l’assemblea, ma liberano anche un uomo da uno spirito impuro. L’azione di Gesù è in risposta all’affermazione che l’uomo gli pone: ‘Sei venuto a rovinarci!’: piuttosto che distruggere, Gesù libera l’uomo dallo spirito impuro, guarendolo e restituendogli la sua integrità.
Schiacciare le persone con la forza e l’autorità di Dio non rientra nello stile di Gesù; al contrario, egli vuole liberare e riscattare coloro che sono attanagliati dal male.
Molte persone sono spaventate da Dio; Gesù costantemente dice e mostra che non c’è nessun bisogno di questa paura. Esser Dio è operare benevolmente per il suo popolo, non punirlo. Il potere di Dio guarisce, risana e libera, in modo che tutti noi possiamo crescere e diventare quel popolo che Dio ha sempre sognato noi diventassimo.
I discepoli imparano cose nuove riguardo chi sia Dio attraverso le parole e le azioni di Gesù. In tutto questo vi è una chiamata verso una maggior fede e fiducia nella bontà di Dio.
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Celebrando in Casa - III Domenica del Tempo Ordinario
Compagni con Cristo
(Marco 1:14-20)
Il Vangelo odierno comincia con l’appello fondativo del ministero di Gesù: il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo. Segue immediatamente la chiamata dei discepoli. Questo vangelo continua le letture della domenica scorsa riguardo la vocazione e, nello specifico, parla di come diventare un seguace di Cristo porti alla trasformazione e alla proclamazione della Buona Novella.
L’idea del pentimento presente nel testo non riguarda il rifiuto del peccato, bensì l’abbandono di una vita conosciuta per poter incamminarsi verso una direzione completamente nuova in quanto seguace di Cristo.
Questo si nota nella chiamata dei pescatori: allontanati da tutto ciò che conoscevano e persino dalle loro famiglie, essi si imbarcano verso una nuova direzione, seguendo Cristo.
Il fatto che Gesù abbia chiamato (e ancora chiami) discepoli non deve esser letto come un tentativo di creare un gregge di seguaci ‘pecoroni’, ma di un gruppo di persone che vive e opera in partecipazione attiva con Cristo per stabilire il Regno e predicare la Buona Novella. Diventando ‘pescatori di uomini’ essi attraggono altri all’interno della cerchia della vita di Dio.
Attraverso la proclamazione iniziale del ministero di Gesù e la storia della chiamata dei primi quattro discepoli, il Vangelo ci invita a riflettere sulla nostra vocazione e la nostra chiamata in quanto seguaci di Cristo, e riguardo a cosa è necessario lasciarsi dietro per entrare ancor più pienamente nel mistero del Regno di Dio, su come noi possiamo operare in collaborazione con lo Spirito di Gesù nel rendere il Regno una entità reale nel mondo.
Perché il Regno non esiste senza gli esseri umani – esso deve essere incarnato nel popolo di Dio, i discepoli di Cristo.
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Celebrando in Casa - II Domenica del Tempo Ordinario
Chiamati ad essere Vangelo vivente
(Gv 1:35-42)
Questa domenica potrebbe benissimo essere chiamata la ‘domenica delle vocazion’. Sia la prima lettura che il Vangelo sono storie di chiamata e di risposta.
L’episodio che abbiamo visto nella prima lettura viene ben descritto come ‘la chiamata di Samuele'.
Tre volte egli sente la chiamata di Dio ma pensa che sia Eli (un sacerdote del tempio) e si reca da lui. Eli finalmente capisce che è Dio che sta chiamando Samuele e gli suggerisce di dire la prossima volta che sentirà la voce: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”.
La lettura si conclude con il pensiero che Dio era con Samuele e che Samuele parlava in nome di Dio.
Considerano la lettura insieme al Vangelo, è difficile sfuggire al pensiero che questa domenica è la domenica delle vocazioni per tutti i discepoli.
Proprio come Dio chiama Samuele ed Eli indica la via, Gesù chiama Andrea e l’altro discepolo e Giovanni Battista indica la via. Andrea risponde (segue) e va a ‘vedere’ e ‘dimorare con’ Gesù. Il giorno dopo, chiama Pietro ed entrambi vanno a ‘vedere’ e ‘dimorare con’ Gesù.
L'incontro di Andrea con Gesù lo trasforma sia in un discepolo che in un evangelizzatore. L'incontro di Pietro con Gesù (che è andato a ‘vedere’ Gesù) lo trasforma nella ‘pietra’, ‘fondamento’ e ‘pastore’ (nel Vangelo di Giovanni) del gregge.
Usando questi due brani la Chiesa torna al tempo ordinario chiamandoci a riflettere sulla nostra vocazione, la nostra chiamata ad essere discepoli - a ‘venire e vedere’ Gesù, a ‘dimorare con lui’ e a diventare evangelizzatori e pastori dei nostri giorni.
Stando in compagnia di Gesù (dimorando con lui) arriviamo a vedere chi siano veramente Gesù e Dio, e spesso ci stupiamo che essi sono molto diversi dalle immagini con cui siamo cresciuti.
I cristiani sono chiamati ad una fede ‘matura’ in Gesù, ad una relazione viva che non dipende da delle regole, da delle minacce o dalla paura, ma è motivata solo dall'amore.
Impariamo a vivere in una relazione fedele con Gesù.
Alla fine, diventiamo la ‘voce’ vivente di Cristo con i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.
Non è una sequela passiva quella a cui siamo chiamati. Non si tratta semplicemente di camminare poggiando i nostri piedi sulle orme tracciate da Gesù.
Si tratta di dimorare con lui, fare della sua casa la nostra, fare della nostra casa la sua. Si tratta di fargli spazio nei nostri cuori e nelle nostre vite, diventando la dimora di Dio e la voce di Cristo, per diventare un Vangelo vivente dell'amore di Dio.
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