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Celebrando in Casa - III Domenica del Tempo Ordinario
La luce che risplende
(Matteo 4:12-23)
Il Vangelo di domenica scorsa è stato un'introduzione a Gesù, l'Agnello di Dio.
I Vangeli della domenica che ci accompagneranno fino all'inizio della Quaresima utilizzeranno il Discorso della Montagna per aiutarci a esplorare e a riflettere su chi sia questo Agnello di Dio e su come noi, come discepoli, possiamo rispondergli. Ci spiegheranno come Gesù, l'Agnello di Dio, sia la fonte della vera pace e come possiamo trovare la nostra strada verso di lui e gli uni verso gli altri -cioè come possiamo vivere fedeli alla tradizione di Gesù.
Questa domenica Gesù inizia il suo ministero in un luogo inaspettato: Cafarnao, in una zona rurale, e non nella città santa, Gerusalemme. La familiare richiesta del Vangelo: ‘Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino’, viene pronunciata per la prima volta da Gesù, facendo da eco a Giovanni Battista.
Al ministero di annunciatori del Regno, Gesù aggiunge quattro persone intime che lo accompagneranno per tutto il viaggio verso la luce.
Il Vangelo pone molte domande: che cos'è questo Regno? Chi è questo Gesù che sembra avere il potere di spingere uomini semplici e potenti a seguirlo? Cosa significa essere ‘pescatori di uomini’?
Perché Gesù inizia il suo ministero in un luogo inaspettato? Che cos'è la Buona Notizia del Regno che Gesù offre?
In definitiva, il Vangelo non serve solo a raccontarci di Gesù e di ciò che ha fatto, ma anche ad aiutarci a riflettere sulla nostra esperienza di Gesù: cosa significa per noi essere chiamati (non solo come discepoli ma anche come "pescatori")? Quanto la nostra risposta è immediata e in che misura cambia la nostra vita? Possiamo seguirlo fino alla croce?
Come possiamo annunciare la Buona Notizia del Regno? In che modo siamo guaritori delle persone e delle situazioni che fanno parte della nostra vita?
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Celebrando in Casa - II Domenica del Tempo Ordinario
La mansuetudine dell’Agnello
(Giovanni 1:29-34)
Il Tempo Ordinario dell'anno della Chiesa inizia con la festa del Battesimo del Signore, che celebra la sua identità di ‘Figlio prediletto’. In questa seconda domenica del Tempo Ordinario passiamo dal battesimo alla missione del battezzato.
Giovanni Battista definisce Gesù come ‘l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo’. Così facendo, collega Gesù a una serie di passi dell'Antico Testamento sull'agnello del sacrificio e sul servo sofferente di Dio. Come dice la prima lettura di questa domenica, questo servo ha la missione universale di raccogliere e restaurare il popolo di Dio, di essere la ‘luce delle nazioni’ e di proclamare la salvezza di Dio ‘fino ai confini della terra’.
Parlando di Gesù, Giovanni ci parla anche della sua stessa missione: annunciare che stava arrivando qualcuno più grande di lui, uno che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo - l'eletto di Dio.
Forse la nostra riflessione sull'identità e sulla missione di Gesù ci dice anche qualcosa su chi siamo destinati a diventare come suoi discepoli.
C'è una particolare mitezza che associamo agli agnelli. Non sono considerati creature aggressive.
Non uccidono, nemmeno per mangiare. In un mondo che spesso elogia e premia la violenza e l'aggressività, l'Agnello ci chiama a un modo diverso di vivere.
Celebrando in Casa - Natale del Signore
Dio è con noi!
(Matteo 1:18-25)
Abbiamo iniziato l'Avvento con il grido: ‘Vieni, Signore Gesù’. Ora finiamo con il grido gioioso: ‘Dio è con noi!’ Riflettendo sulla nascita storica di Gesù, la Chiesa proclama la verità che Dio è, ed è sempre stato, con il suo popolo. E se Dio è con noi, allora Dio è per noi. Dio è dalla nostra parte.
Dio non ha alcun desiderio di vivere in case fatte di legno, di pietra o d’oro. Il desiderio più profondo di Dio è vivere nella carne umana. Proprio come Dio ha fatto questo nella carne umana di Gesù Cristo molto tempo fa, Dio continua a farlo ora in noi.
Come Maria, accettiamo l'invito di Dio, permettendo a Gesù di farsi carne anche in noi; per essere visto e sperimentato nei buoni pensieri, nelle opere buone e nelle buone azioni, in atti di gentilezza e d’amore che portano la vita, e non la morte, al popolo di Dio.
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Celebrando in Casa - IV Domenica di Avvento
La promessa mantenuta
(Matteo 1:18-24)
La grande festa del Natale è quasi arrivata. Come sempre in Avvento, ciò che viene promesso nella prima lettura viene portato a compimento nella pagina del Vangelo. Abbiamo iniziato l'Avvento con il grido, 'Vieni, Signore Gesù'. Lo termineremo con il grido pieno di gioia, 'Dio è con noi!’
Il nostro cammino di Avvento ci ha chiamato a:
vegliare sulla venuta di Dio,
prepararci ad accogliere il Signore,
gioire del fatto che non ha paura di venire a
dimorare tra noi, e ad
accoglierlo con fede e amore.
A Natale sentiremo la chiamata a dargli vita con
parole e opere, affinché la potenza salvifica di Dio
possa essere vista e sperimentata attraverso ogni
nostro pensiero, parola e azione.
La promessa della prima lettura, tratta da Isaia: "La vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emmanuele, che significa ‘Dio è Con noi’,” si realizza nel Vangelo, che racconta come Giuseppe accolse Maria e Gesù nella sua casa.
Seguendo l'esempio di Giuseppe, accogliamo con gioia Gesù e Maria nei nostri cuori.
Il grande dono di Gesù al mondo non può essere limitato a un solo momento della storia. Attraverso di noi, il Corpo di Cristo, il Dono viene offerto ancora e ancora; nasce in ogni momento della storia umana. I regali che ci scambiamo a Natale vogliono essere simboli della nostra disponibilità a dare e ricevere Cristo, il dono eterno dell'amore di Dio.
Percorrendo, anno dopo anno, il cammino liturgico delle feste e delle stagioni della Chiesa, tocchiamo sempre più profondamente la presenza viva di Cristo in noi, per diventare sempre più profondamente la presenza viva di Cristo nel mondo.
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Celebrando in Casa - III Domenica di Avvento
Sei tu?
(Matteo 11:2-11)
Questa domenica segna il punto di svolta del periodo di Avvento. Tradizionalmente chiamata Domenica Gaudete, è un giorno di gioia per il fatto che il Salvatore è vicino. L'attenzione si sposta dalla venuta finale di Cristo alla fine dei tempi alla prima venuta di Cristo a Betlemme. La nota di gioia è simboleggiata dall'inclusione del colore rosa tra il colore viola di questo periodo.
La gioiosa prima lettura, tratta dal profeta Isaia, proclama che Dio sta venendo a salvare il suo popolo. Questa venuta porta guarigione e gioia e pone fine al dolore e al lamento.
Utilizzando le immagini degli agricoltori e dei profeti, la lettera di san Giacomo esorta alla pazienza nell'attesa di Dio. Un atteggiamento di paziente certezza è l'atteggiamento del discepolo.
Forse siamo proprio noi a essere lenti nel rispondere a Dio; lenti nel lasciare che il messaggio del Vangelo e lo Spirito Santo trasformino la nostra vita in modo che anche noi possiamo avere il potere di portare guarigione e gioia. Nel Vangelo Gesù realizza la profezia della prima lettura sul Messia. Giovanni Battista chiede: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare qualcun altro?”
Le parole di Gesù chiariscono la sua identità e quella di Giovanni Battista. Gesù viene non come un guerriero-messia che massacra e ferisce, ma come ‘la bontà di Dio’, che cura le pecore, guarisce e libera i bisognosi: i ciechi vedono di nuovo, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono mondati, i sordi odono, i morti vengono risuscitati e la Buona Notizia viene proclamata ai poveri.
Ma è Gesù l’’unico’ per noi, o stiamo davvero aspettando che qualcuno o qualcos'altro ci salvi?
Il nostro Natale non può limitarsi a parlare della nascita di Gesù avvenuta tanto tempo fa, celebrando un anniversario storico. Deve essere qualcosa di più: la celebrazione di una nuova scoperta di una presenza sempre più profonda di Cristo in ognuno di noi.
Rallegratevi! Dio non è solo ‘in cammino’, è già qui!
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Celebrare a Casa - II Domenica di Avvento
Preparare la via del Signore
(Matteo 3:1-12)
La magnifica prima lettura del profeta Isaia di questo fine settimana prevede l'apparizione di colui ‘sul quale riposa lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore’.
Egli giudica a favore dei poveri. Il suo giudizio non è influenzato dalle apparenze o dalle dicerie. Giudica con integrità. La sua parola punisce gli iniqui e le sue sentenze provocano la morte della malvagità. Nel suo giorno accadono cose straordinarie: Tutto il creato è in pace. Anche i nemici naturali (simboleggiati dagli animali) convivono in pace. Non viene fatto alcun male, perché ‘la conoscenza del Signore riempie la terra’. Giovanni Battista è al centro del Vangelo di questa settimana e della prossima. Egli è ‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri’.
Giovanni stava preparando il popolo alla venuta di Gesù. Mossi dalla sua predicazione, molti cercavano il battesimo nel fiume Giordano. Questo antico rito dell'acqua simboleggiava il morire al vecchio stile di vita per risorgere a un nuovo stile di vita. È questo il senso del pentimento: allontanarsi dal peccato e volgersi a Dio. Si tratta di una vera conversione del cuore. Si tratta di raddrizzare i sentieri del nostro cuore.
Il frutto del nostro pentimento e della nostra vera conversione si manifesta nelle opere buone.
La nostra preparazione all'imminente ‘giorno del Signore’ è un ciclo continuo di morte e risurrezione, di allontanamento dal peccato e di avvicinamento a Dio, di trasformazione della nostra mente e del nostro cuore secondo la mente e il cuore di Cristo. Le opere buone che compiamo conferiscono a Cristo presenza, forma e decoro nella realtà concreta della vita umana. La vita cristiana è quindi un atto di costante preparazione attraverso il pentimento e le opere buone.
Il Natale non riguarda solo la nascita di Gesù, avvenuta molto tempo fa. Si tratta anche di farlo nascere nella nostra vita ogni giorno.
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Celebrando in Casa - I Domenica di Avvento
Vegliate!
(Matteo 24:37-44)
Inizia il grande viaggio dell’Avvento. Le letture dell’Avvento sono un ricco arazzo di immagini incentrate sulla verità che Dio è venuto tra noi. Non pretendiamo di aspettare che Gesù nasca in una stalla. Questo è accaduto una volta, molto tempo fa, e non accadrà di nuovo. Ricordiamo quella nascita come ricordiamo i nostri compleanni.
Il Dio che è venuto tra noi è ancora tra noi. L’invito dell’Avvento è di diventare consapevoli della presenza ‘onni-pervadente’ di Gesù risorto come Emmanuele - Dio tra noi.
Nella prima lettura di questa domenica Isaia coglie il senso della presenza di Dio in mezzo al suo popolo attraverso le immagini dei monti e del Tempio - la dimora di Dio in mezzo al suo popolo. La risposta del popolo nella lettura è quella di essere attirato dalla presenza di Dio ‘perché ci insegni le sue vie’ e ‘possiamo camminare per i suoi sentieri’, ed essere completamente trasformati verso un nuovo modo di vivere (trasformare le spade in aratri, ecc.). Nella seconda lettura San Paolo ricorda ai Romani che stanno già vivendo nel ‘tempo’. Dovrebbero ‘svegliarsi dal sonno’ e ‘comportarsi onestamente, come in pieno giorno’.
I primi cristiani credevano che Gesù sarebbe tornato molto presto come Signore della Gloria. Con il passare del tempo, dovettero riconsiderare questa convinzione e capire come vivere nel frattanto, nel tempo che intercorre tra la prima e l'ultima venuta di Cristo. Questa è anche la nostra sfida.
Il Vangelo di questa settimana ci invita a "vegliare", a essere vigili e attenti ai segni dei tempi per non perdere il momento in cui Dio irromperà di nuovo nella storia dell'umanità. Il Dio che è venuto tra noi è ancora tra noi. In Avvento alleniamo i nostri occhi a vedere più chiaramente il regno di Dio, per essere totalmente coinvolti nell'azione di Dio nel mondo in attesa della manifestazione finale della gloria di Dio.
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Celebrando in Casa - Cristo Re dell’Universo
Il pastore reale
(Luca 23:35-43)
In questa ultima domenica dell'anno liturgico celebriamo la festa di Cristo Re. Oggi è un giorno per rendere grazie a Dio per tutte le benedizioni ricevute durante l'anno appena trascorso. In particolare, ringraziamo Dio per il grande dono del suo Figlio.
Celebriamo Cristo come Re dell'universo e attendiamo con ansia la venuta del suo Regno in tutta la sua pienezza alla fine dei tempi. Ma siamo anche consapevoli del regno di Dio che è
presente qui e ora. Il prefazio della messa di oggi dice che il regno di Cristo è
‘regno di verità e di vita,
regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace’.
Ogni volta che agiamo come Cristo, il Regno di Dio irrompe nel nostro mondo. Ogni volta che siamo spinti dallo Spirito a proclamare la verità, a rispondere al bisogno, a impegnarci per la giustizia, a trasformare e guarire la nostra società, il Regno di Dio irrompe nella realtà umana e la grazia di Dio diventa chiaramente visibile nelle nostre parole e nelle nostre azioni.
Che possiamo essere un popolo che cerca sempre di portare il regno della bontà di Dio nel nostro mondo. Questo sarebbe il modo migliore di celebrare questa festa.
La prima lettura, tratta dal libro di Samuele, racconta la storia dell'elezione di Davide a re d'Israele. Sotto Davide tutte le dodici tribù di Israele si riunirono per formare un unico regno. La lettura ricorda l'incarico di Dio a Davide di essere ‘pastore del suo popolo Israele’. Davide non deve dominare il suo popolo, ma essere un pastore per la sua gente.
Come Davide, Cristo viene a riunire tutti i popoli nell'unico Regno di Dio. Anche lui agisce come un re-pastore per il popolo di Dio.
Il Vangelo lo illustra chiaramente. Ecco un re che rinuncia alla vita per il suo popolo. Non ha abiti eleganti. Il suo trono è la croce. La sua corona è fatta di spine, non d'oro. Anche nel momento della morte Cristo opera tramite la fede e il perdono e garantisce l'ingresso nel regno di Dio. Infatti, l'atto finale del Re Gesù morente è quello di concedere il perdono, la misericordia e l'ammissione al regno - un Vangelo nel Vangelo.
Le letture del Vangelo lungo tutto il tempo ordinario ci hanno condotto ad accompagnare Gesù nel suo viaggio terreno, ad ascoltarlo mentre svelava il desiderio di Dio per la famiglia umana, a guardarlo mentre restituiva a molti la salute e l'integrità, a insegnarci a pregare correttamente, a essere consapevoli che il Regno è ‘qui e ora’ e ‘deve ancora venire’, a capire fino a che punto Dio si spinge per riconquistarci e come ci viene incontro con la misericordia, il perdono, la guarigione e la pace.
Il nostro viaggio è servito a scoprire chi è Dio e pertanto chi è Gesù, e soprattutto chi siamo chiamati a essere quando entriamo in una relazione di fede con lui.
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Celebrando in Casa - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Non così in fretta
(Luca 21:5-19)
Alcuni passaggi della Scrittura, come il Vangelo di oggi, possono lasciarci turbati.
Parlare di distruzione, guerre, rivoluzioni, persecuzioni e tradimenti da parte di persone vicine può essere piuttosto inquietante.
Dobbiamo leggere il Vangelo come l'avrebbe ricevuto la comunità di Luca, sapendo che il Tempio e Gerusalemme erano già stati distrutti (circa 70 d.C.) alla fine della guerra giudaico-romana, circa 10-20 anni prima che il Vangelo di Luca fosse scritto. Alla luce di quella distruzione e delle continue persecuzioni da parte dei Romani e dei Giudei, forse molti nella comunità di Luca pensavano che la fine fosse vicina.
Guardando il mondo di oggi, anche molti di noi sono sconcertati dalle guerre, dalle persecuzioni e dalle distruzioni dei nostri giorni.
Come la comunità di Luca, forse anche noi desideriamo che un salvatore venga in nostro soccorso, che metta tutto a posto. Forse è per questo che molti sono disposti a riporre la loro fiducia in severi dittatori che promettono di mettere le cose a posto e di ripristinare un senso di controllo e di identità nazionale, anche a spese dei diritti umani fondamentali.
Le parole che Luca mette sulle labbra di Gesù hanno lo scopo di confortare e dare speranza. Gesù li avverte di non ascoltare coloro che pensano di conoscere il piano di Dio riguardo la fine dei tempi - piuttosto, dovrebbero capire che Dio è con loro sempre e comunque.
La Chiesa deve continuare il suo cammino (perseverare) nonostante tutte le difficoltà e le persecuzioni. Come Gesù, i discepoli saranno ricompensati da Dio con il dono della vita eterna.
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Celebrando in Casa - XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Un’opera in divenire
(Luca 20:27-38)
In questo episodio del Vangelo di Luca, sono i Sadducei, anziché i Farisei, ad affrontare Gesù.
Come i Farisei, anche i Sadducei erano una setta ebraica. Rifiutavano molte delle cose in cui credevano i Farisei, compresa la possibilità di una vita dopo la morte.
Lo scenario piuttosto grottesco che propongono a Gesù nel Vangelo di oggi aveva lo scopo di mostrare quanto fosse ridicola la credenza nella risurrezione.
Parte del difetto del loro piano era il presupposto che la vita dopo la morte sarebbe stata uguale a quella attuale, con le stesse condizioni. Quindi, essi basavano il loro scenario sul matrimonio in questo mondo per porre la domanda di chi sarebbe stata la moglie quella donna nell'aldilà.
Senza ridicolizzare le loro convinzioni, Gesù dice che nella vita risorta saremo di fronte a una situazione totalmente nuova, non regolata dalle leggi di questa vita.
Poi Gesù usa anche una citazione di Mosè per mostrare che Mosè stesso sottintende che i morti risorgono.
La proclamazione di Gesù del ‘Dio dei viventi’ ci dà il giusto contesto per concepire la vita eterna. Non come separata, ma come continuazione della relazione con Dio che già viviamo qui. Questo aiuta anche a dare un senso al Regno di Dio che è già presente tra noi, e non solo come una realtà che deve ancora venire.
La vita di Dio in noi è un lavoro in corso, un’opera in divenire. I discepoli di Gesù vivono la vita del Regno ora, nella misura in cui partecipano alla vita di Dio e possono permettere che il regno della grazia di Dio sia sperimentato da altri attraverso le buone azioni che compiono.
La vita eterna non è qualcosa che deve ancora venire, ma qualcosa che abbiamo già iniziato a vivere qui e ora.
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