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Celebrando in Casa - Giovedì Santo
Lavanda dei piedi,
condivisione del pane e del vino: l'amore espresso nel servizio
Questa sera facciamo memoria del comandamento di Gesù di amarci gli uni gli altri, della lavanda dei piedi e dello spezzare il pane della sua stessa vita, non solo a tavola, ma anche sull’altare della Croce, per la guarigione e il nutrimento del mondo.
La liturgia del giovedì Santo è una meditazione sull’intimo legame tra Eucaristia e l’amore cristiano manifestato nel servizio reciproco. Cristo è presente non solo nell’Eucaristia, ma anche nelle gesta amorevole offerte agli altri attraverso la nostra persona.
Noi rendiamo ‘reale’ la presenza di Gesù in ogni sorriso, parola gentile e azione amorevole.
Celebrando in Casa - Domenica delle Palme
L'amore rivelato
(Matteo 27:11-54)
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo
Matteo presenta la passione non come un atto raccapricciante, ma come mezzo di salvezza. La croce fa parte del piano di Dio, non è un tragico errore.
In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: ‘Sei tu il re dei Giudei?’. Gesù rispose: ‘Tu lo dici’. E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse: ‘Non senti quante testimonianze portano contro di te?’. Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: ‘Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?’. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: ‘Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua’. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: ‘Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?’. Quelli risposero: ‘Barabba!’. Chiese loro Pilato: Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?’. Tutti risposero: ‘Sia crocifisso!’. Ed egli disse: ‘Ma che male ha fatto?’. Essi allora gridavano più forte: ‘Sia crocifisso!’
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: ‘Salve, re dei Giudei!’. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa ‘Luogo del cranio’, gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia.
Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: ‘Costui è Gesù, il re dei Giudei’. Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: ‘Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!’.
Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: ‘Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!’.
Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: ‘Elì, Elì, lemà sabactàni?’, che significa: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’.
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: ‘Costui chiama Elia’. E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: ‘Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!’. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
[Qui si fa una breve pausa]
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: ‘Davvero costui era Figlio di Dio!’
Tempo di silenzio per la riflessione
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Celebrando in Casa - V Domenica di Quaresima
Liberatelo e lasciatelo andare
(Giovanni 11:1-45)
L'ultimo dei tre Grandi Vangeli della Quaresima è quello di oggi: una storia evangelica di vita e di libertà.
Come i vangeli delle ultime due domeniche, la drammatica storia di Gesù che risuscita il suo amico Lazzaro dai morti è una storia di amore, fede e fiducia.
Ci sono tre diversi gruppi di credenti in questa storia: quelli che credono che Gesù avrebbe potuto evitare la morte di Lazzaro (Gesù è già noto per essere un guaritore); quelli che sono arrivati a credere in lui perché vedono Lazzaro risorgere e quelli, come Marta, che credono in Gesù anche se Lazzaro è morto.
In questo Vangelo Gesù si dichiara essere ‘la risurrezione e la vita’. Lo vediamo profondamente commosso per la morte del suo amico. Lo vediamo in seria preghiera davanti a Dio. Lo vediamo pieno di forza mentre ordina a Lazzaro di uscire dalla tomba.
Una cosa che raramente viene commentata di questa storia è l'immagine di amore che la pervade. Gesù ha trattato la Samaritana con dignità, rispetto, dolcezza e amore, e ha allungato la mano per guarire il cieco senza che nessuno glielo chiedesse. In questa storia si vede chiaramente il suo amore per Marta, Maria e Lazzaro e il dolore che prova per questo amore.
Per me, questo racconto mette in luce ancora una volta il legame tra fede e amore. Se Giovanni ha inteso questo racconto per rassicurare la sua comunità (coloro che hanno fede in Gesù), allora chiarisce che anch'essi sono amati da Gesù, e suggerisce in un certo modo che anche Gesù piange quando il male (la malattia e la morte) colpisce i suoi amici (i credenti). La rassicurazione finale è che questa relazione d'amore e di fede che abbiamo con Gesù non solo ci sostiene nella vita, ma ci vede anche attraverso i momenti bui della sofferenza e della morte - in ultima analisi, verso una vita al di là delle restrizioni (dei vincoli) che troviamo in questo mondo.
Finalmente saremo liberi.
Per me, le parole più potenti del Vangelo sono:
Liberatelo e lasciatelo andare.
La libertà è una delle aspirazioni più profonde del cuore umano. Desideriamo essere liberi dalla malattia, dalle preoccupazioni, dalla paura, (soprattutto in questo momento) dalle aspettative degli altri, dal senso di colpa, dalle nostre colpe e così via. La libertà definitiva è la libertà dalla morte eterna.
Sappiamo che possiamo essere fisicamente vivi e spiritualmente morti attraverso l'invidia, l'avidità, la paura, l'odio. Sappiamo di poter portare la morte agli altri attraverso la menzogna, il pettegolezzo, la cattiveria, la crudeltà, il rifiuto del perdono e così via.
Vivendo la vita di Cristo portiamo vita, amore e libertà a noi stessi e agli altri.
Tempo di silenzio per la riflessione
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Celebrando in Casa - IV Domenica di Quaresima
In cammino verso la luce
(Giovanni 9:1-41 Forma breve)
Nel Vangelo di questa domenica accompagniamo l'uomo nato cieco nel suo cammino verso la luce.
La prima cosa che leggiamo nella versione intera di questo Vangelo è che Gesù annuncia che l'uomo è senza peccato: è nato cieco perché la gloria di Dio possa essere vista all'opera in lui. Poi Gesù dona la vista al cieco. Si noti che l'uomo non ha chiesto di essere guarito: questa è un'iniziativa di Gesù, che fa il primo passo e tende la mano amorosamente. È così che Gesù si avvicina anche a noi.
Quando l'uomo torna a casa, i vicini e gli amici non lo accolgono con gioia. Al contrario, viene accolto con molte domande e molto sospetto. Sembrano non vedere ciò che è accaduto all'uomo. Questi stessi vicini e amici portano l'uomo dalle autorità religiose per vedere cosa ne pensano della situazione. Ma anche loro accolgono l'uomo con molte domande e grande sospetto e alla fine lo allontanano. Anche loro sono ciechi di fronte all'opera di Dio, sia nell'uomo che in Gesù che lo ha guarito.
Gesù cerca l'uomo e gli chiede se crede. L'uomo chiede in chi deve credere. Gesù risponde: ‘In me’. L'uomo, che ora vede chiaramente chi è Gesù, crede e lo adora.
L'intero mondo dell'uomo è stato totalmente trasformato dalle tenebre più totali alla luce grazie all'azione amorevole di Gesù.
Un po' alla volta, nel corso della lettura, l'uomo si è reso conto di chi fosse Gesù. All'inizio Gesù è semplicemente ‘un uomo’, poi ‘un profeta’, poi ‘Figlio dell'uomo’ e infine ‘Signore’.
Anche noi possiamo essere ciechi di fronte ai molti modi in cui Dio è presente nella nostra vita e in quella di chi ci circonda.
Può essere necessario un po' di tempo nel nostro cammino di fede per rendersi conto di chi è Gesù e per permettere alla nostra vita di essere riempita di Luce.
Le candele che usiamo nelle nostre chiese ci ricordano la vitalità e la vita di Cristo che ci è stata affidata. Con le nostre menti illuminate e i nostri cuori riscaldati dallo Spirito di Cristo, anche noi sviluppiamo una vera comprensione e, quando il cuore di Dio comincia a battere nel nostro, diventiamo luce e calore gli uni per gli altri.
Che la luce di Cristo arda forte in noi!
Tempo di silenzio per la riflessione
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Celebrando in Casa - III Domenica di Quaresima
Vieni e bevi
(Giovanni 4:5-16, 19-26, 39-42)
Domenica scorsa il Vangelo della Trasfigurazione ha completato la ‘piccola parabola’ che dà inizio alla Quaresima. I Vangeli delle prime due domeniche descrivono il senso della Quaresima e della vita cristiana: un viaggio costante dalla tentazione e dal dubbio alla trasfigurazione e alla fede; un viaggio per non lasciarsi tentare dal male e per lasciarsi cercare dal bene grazie all'azione dello Spirito Santo di Dio dentro di noi.
I Vangeli delle prossime tre domeniche chiariscono che la via dalla tentazione alla trasfigurazione è in e attraverso Gesù Cristo, che è Acqua viva, Luce e Vita per l'aspirante discepolo. Sono tre grandi storie di Giovanni sulla risposta nella fede:
• La samaritana al pozzo - arrivare alla fede nonostante le barriere, la storia personale, le differenze di tradizione religiosa, le circostanze della vita.
• L'uomo nato cieco - la fede cresce in mezzo a ogni tipo di prova e al dubbio degli altri.
• La risurrezione di Lazzaro - la fede viene messa alla prova fino all'estremo con la morte.
Il primo dei tre ‘grandi Vangeli’ della Quaresima è di questa prima domenica: l'incontro tra Gesù e la Samaritana.
Le basi del Vangelo sono poste nella prima lettura dell'Esodo. Il popolo ha sete, Dio gli dà l'acqua, anche se gli si rivolge contro e lo ‘mette alla prova’.
Dalla storia dell'incontro di Gesù con la donna possiamo dedurre che la fede passa attraverso l'incontro personale con Gesù, che ci offre l'acqua viva del suo Spirito. Gesù ci offre il suo Spirito nonostante ogni tipo di barriera, la nostra storia personale o le circostanze e la nostra spesso ostinata riluttanza. La fede è un viaggio: ci vuole tempo per capire cosa ci viene offerto e chi ce lo offre. Alcune barriere relative alla religione o alla pratica religiosa devono essere superate per entrare pienamente nella fede che non dipende da rituali cultuali. La fede ci rende missionari, evangelisti, annunciatori della Buona Novella.
L'acqua è un potente simbolo di vita. Si può resistere molti giorni senza cibo, ma solo pochi senza acqua. Nella nostra tradizione cristiana l'acqua è un forte simbolo della vita di Dio che ci sostiene e fa rinascere i nostri cuori. Per questo la usiamo nel Battesimo e per benedire gli oggetti e noi stessi. L'acqua viva che Gesù promette è il suo Spirito. Uno spirito che guarisce e trasforma, che gode dell'esperienza dell'amore e della misericordia di Dio, che non può fare a meno di proclamare la bontà di Dio.
Il nostro nuovo incontro con lo spirito di Cristo in questa Quaresima ci guarisce e ci trasforma, facendoci diventare un ‘vangelo vivente per tutti’.
Tempo di silenzio per la riflessione
- pdf Celebrating At Home - 3rd Sunday in Lent [PDF] (5.48 MB)
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Celebrando in Casa - II Domenica di Quaresima
Trasfigurazione
(Matteo 17,1-9)
Il Vangelo della Trasfigurazione di questa domenica completa la ‘parabola’ formata dai Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima.
Questi brani del Vangelo ci dicono cosa sono la Quaresima e la vita cristiana: si tratta di un costante viaggio dalla tentazione e dal dubbio alla trasfigurazione e alla fede. Trasfigurazione significa essere ‘attraversati’ dalla presenza di Dio.
Essere trasfigurati significa permettere alla presenza di Dio di trasformarci completamente. È una rivoluzione della mente e del cuore guidata dallo Spirito di Dio e resa possibile dalla nostra apertura di cuore.
La nostra vita di cristiani consiste nell'essere trasfigurati dallo Spirito di Dio in modo che Dio si manifesti e venga sperimentato attraverso di noi.
Questo è ciò che hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni in Gesù trasfigurato.
Il cammino verso la trasfigurazione richiede fede e perseveranza. La storia di Abramo nella prima lettura è una storia di grande fede e fiducia. Abramo deve fare i conti con la perdita del suo amato figlio, la fonte di tutta la sua speranza per il futuro. Si è fidato e suo figlio è stato risparmiato.
Questo è stato per Abramo un chiaro segno che Dio stava per dare vita, e non morte, al suo popolo.
Ci vogliono fede e perseveranza per osare e lasciarsi guidare dalla passione, dalla speranza e dalla volontà di Dio piuttosto che dai nostri desideri e dalla nostra volontà.
L'ascolto della parola vivente del ‘Figlio diletto’ forma in noi il cuore di Dio.
Momento di silenzio per la riflessione personale
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Celebrando in Casa - I Domenica di Quaresima
Dalla tentazione alla trasfigurazione
(Matteo 4:1-11)
Il nostro lungo viaggio quaresimale è iniziato! È un viaggio che inizia nelle ceneri e finisce con l’acqua. Conosciamo il potere del fuoco, la sua capacità di distruggere, annerire e ridurre in cenere.
Sappiamo che il male può fare lo stesso: distruggere l’integrità del nostro spirito, annerire le nostre vite e ridurre la bellezza della vita umana in cenere e polvere.
Iniziamo la Quaresima riconoscendo che la cenere è quella parte di noi che accoglie, crea e compie il male, quei posti nel nostro cuore dove il fuoco della rabbia, dell'amarezza, dell'egoismo o della chiusura della mente e del cuore non ha lasciato altro che fredda cenere.
La cenere ci ricorda che la nostra vera vita non si trova nelle cose mortali che alla fine si trasformano in polvere, ma nelle cose eterne.
Sappiamo anche che dalla cenere può germogliare una nuova vita, che può crescere forte e fiorire in pienezza: questo è il miracolo pasquale.
Come sempre, i Vangeli delle prime due domeniche di Quaresima forniscono una tabella di marcia per il nostro viaggio quaresimale dalla tentazione (questa domenica) alla trasfigurazione (domenica prossima).
Ci lasciamo tentare dalla cenere dell'egoismo e della chiusura del cuore ad una vita di bontà. Celebriamo la grazia di Dio nei nostri confronti condividendo ciò che abbiamo con coloro che ne hanno bisogno, che si tratti di cibo, denaro, tempo, amore, amicizia o compassione. Questo è ciò che significa ‘convertirsi e credere al Vangelo’.
In questi giorni in cui siamo così consapevoli dell’importanza della vita umana nella creazione divina, forse potremmo pensare a un digiuno permanente dovuto al nostro consumo eccessivo di energia, di cibo e di benzina, per permettere alla nostra terra di guarire, respirare e continuare essere fonte di nutrimento e di vita per l'intera famiglia umana.
Tempo di silenzio personale per la riflessione
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Celebrando in Casa - VII Domenica del Tempo Ordinario
Fa’ un passo in più
(Matteo 5:38-48)
Vendetta, ritorsione e violenza sembrano essere parte integrante dell'esperienza umana.
Quando veniamo feriti, il nostro primo istinto è spesso quello di reagire, di vendicarci di chi ci ha fatto del male -di ‘ripagarlo’, come diciamo noi.
È così che si innescano cicli di violenza. Questi cicli possono continuare, ad esempio tra le famiglie, per generazioni, perdurando a lungo dopo che il fatto iniziale è stato dimenticato.
Continuando il Discorso della Montagna nel Vangelo di oggi, Gesù invita i suoi discepoli a un nuovo modo di gestire la sofferenza e il comportamento ingiusto: non con la vendetta e la ritorsione, ma con generosità e perdono a cuore aperto.
L'insegnamento di Gesù deve essere sembrato ai suoi uditori il delirio di un pazzo. Anche per noi oggi questo insegnamento può essere ‘difficile da digerire’.
Gesù ci chiede seriamente di porgere l'altra guancia a chi ci colpisce, di subire una doppia ferita? Se qualcuno vuole la nostra tunica, dobbiamo dargli anche il nostro mantello? Se qualcuno ci obbliga a fare un miglio, dobbiamo davvero fare due miglia con lui? Amare i nostri nemici? Pregare per coloro che ci perseguitano? Davvero?
La sfida contenuta nelle parole di Gesù consiste nel far sì che i discepoli agiscano sempre, nei rapporti con gli altri, come agirebbe Dio. È così che possiamo spezzare i cicli di violenza che altrimenti ci intrappolerebbero.
Gesù chiama i suoi discepoli a una giustizia più abbondante anche quando sono trattati ingiustamente. Riprende le interpretazioni tradizionali degli antichi insegnamenti biblici, li corregge e li estende con un'interpretazione più ampia.
La virtù e la rettitudine non consistono nell'apparire bene all'esterno, rispettando alla lettera la Legge. Si tratta di essere buoni dentro e di agire per il bene degli altri, permettendo al cuore di Dio di regnare nel nostro. È questo che ci porta ad avere un rapporto sano con Dio e con il prossimo.
La vera virtù cristiana va sempre al di là di ciò che è richiesto. È sempre disposta a ‘fare un miglio in più’ nella tolleranza, nell'amore, nel perdono e nella misericordia. Rispecchia l'eccessiva generosità di Dio.
La perfezione della vera santità si trova nell'agire verso gli altri, compresi i nostri nemici, come Dio agisce verso tutti noi.
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Celebrando in Casa - VI Domenica del Tempo Ordinario
Generosità eccessiva
(Matteo 5:17-37)
Nella tradizione ebraica, le indicazioni su come vivere in armonia con Dio e con il prossimo si trovano nella Torah, l'insegnamento contenuto nei primi cinque libri delle Scritture ebraiche (Antico Testamento).
È particolarmente importante per San Matteo, che scrive il suo Vangelo per i credenti ebrei, mostrare che Gesù non si oppone agli insegnamenti e alle tradizioni ebraiche. Egli non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a compierli o a realizzarli.
Ma per Gesù non è sufficiente seguire questi insegnamenti solo nelle azioni esteriori. Il cammino a cui Gesù chiama i suoi discepoli è un cammino di profonda trasformazione interiore.
La forma breve del Vangelo di questa domenica inizia con: ‘Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli’. Chi stava ascoltando Gesù sarebbe potuto rimanere profondamente scioccato da queste parole. Gli scribi e i farisei erano considerati i giusti, quelli che avevano più possibilità di entrare in paradiso. Erano esperti praticanti della Legge. Ma Gesù chiama i suoi discepoli a una giustizia più abbondante. Prende le interpretazioni tradizionali degli insegnamenti biblici, le corregge e le estende in un'interpretazione più generosa.
Una serie di esempi contenuti nella pagina del Vangelo di oggi rendono l'idea. Come sempre, le parole di Gesù vanno al cuore e da lì affrontano le questioni. Per esempio: non basta poter dire: ‘Ho osservato il comandamento di non uccidere’. Che dire della rabbia nel cuore che dà origine a tutta una serie di insulti, amarezze e ferite contro un'altra persona?
La virtù e la giustizia consistono nell'avere un rapporto retto con Dio e con gli altri. Non si tratta di apparire buoni all'esterno, rispettando ‘alla lettera la Legge’, ma di essere buoni interiormente; di avere il giusto atteggiamento del cuore in modo da avere un rapporto sano con Dio e con il prossimo. Tale atteggiamento del cuore si manifesterà in azioni generose e vitali che rendono il mondo sicuro per gli altri.
La vera virtù cristiana va sempre al di là di ciò che è richiesto e rispecchia sempre l'eccessiva generosità di Dio.
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Celebrando in Casa - V Domenica del Tempo Ordinario
Correre il rischio di essere indifesi
(Matteo 5:13-16)
Domenica scorsa, con le ‘Beatitudini’, Gesù ha invitato i suoi discepoli ad assumere il rischio di essere ‘vulnerabili’ nel modo in cui vivono la loro vita.
Riprendendo il Discorso della Montagna questa settimana, Gesù continua affermando che se vivranno così, saranno come il sale che trasforma il gusto del cibo e la luce che trasforma le tenebre.
Intraprendere questo percorso di trasformazione produce il gusto e la luce delle opere buone che alleggeriscono i pesi del prossimo, non per la gloria del discepolo ma per la gloria di Dio. In questo modo, tali opere buone attirano altri nel cerchio dell'amicizia di Dio e nell'esperienza del Regno.
I discepoli percorrono la strada della vulnerabilità e del rischio per contribuire a alleviare i pesi degli uomini; per rendere il mondo più sicuro per i loro fratelli e le loro sorelle.
Queste azioni buone e generose nei confronti dei nostri prossimi restituiscono la vita, guariscono le relazioni e cercano la pace e la giustizia.
Questo atteggiamento non aggressivo, non arrogante e non competitivo nei confronti dell'altro difficilmente verrebbe descritto da molti nel mondo di oggi come la via per una vita di successo. Vivere secondo il Vangelo è una vera e propria sfida in un mondo che adora e celebra la ricchezza, il potere, l'aggressività, lo status e il comportamento disonesto e competitivo. Anche noi possiamo essere facilmente sedotti.
Dobbiamo essere audaci e coraggiosi nel prenderci cura gli uni degli altri, come una città illuminata posta sopra un monte.
Allora, siamo in grado di correre il rischio di essere poveri di spirito, miti, operatori di pace, di lavorare per ciò che è giusto, di essere misericordiosi o di essere perseguitati a causa del bene? Siamo in grado di essere vulnerabili e di rischiare?
Come sempre, la prima lettura (vedi pagina finale) fa da introduzione al testo evangelico. La lettura di Isaia (58,7-10) fornisce alcuni esempi molto pratici di opere buone: condividi il tuo pane con gli affamati, vesti gli indigenti, prenditi cura dei tuoi familiari.
Allora ‘la vostra luce risplenderà’. Sarete integri e Dio camminerà con voi. ‘Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.’
Una grande ‘ambientazione’ per il Vangelo!
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