A Gesù con Maria
La Vergine Maria è sempre stata una presenza di particolare importanza per Titus Brandsma. Da ragazzino Titus praticò varie forme di devozione mariana, compreso il rosario, che la famiglia Brandsma si riuniva a pregare ogni giorno. Questa preghiera mariana ha accompagnato Titus per tutta la vita e anche quando in carcere gli venne tolto il suo rosario, egli si ingegnò a confezionarne un altro.
Inoltre, Titus aveva pienamente abbracciato l’idea che è attraverso Maria che giungiamo a Gesù. Con Maria, quale madre e sorella, Titus seguì Gesù nel suo cammino verso il Padre celeste.
L’anima mia magnifica il Signore
Titus entrò in noviziato al Carmelo mosso dal desiderio di una più intensa vita di preghiera e anche a motivo della profonda devozione mariana dell’Ordine.
Nell’immaginetta ricordo della sua ordinazione Titus riporta le parole di Maria nel suo Magnificat: L’anima mia magnifica il Signore. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente (Lc 1, 46.49).
Durante gli anni trascorsi a Roma (1905-1909) Titus visitò le catacombe e gli restò molto impressa l’antica immagine della Vergine detta ‘L’Orante’. Vi vedeva infatti l’immagine della Chiesa in preghiera e quella di Maria che canta il suo Magnificat.
In una rivista mariana, che Titus contribuì ad ideare chiamandola Carmelrozen, pubblicò dozzine di articoli da lui scritti proprio per suscitare nei lettori un amore sempre più profondo verso Maria; ha scritto sulle diverse forme di venerazione della Vergine, sulle sue feste e rappresentazioni artistiche, sulla dottrina mariana del Magistero e dei Concili.
La maternità divina di Maria
Titus attribuiva un’importanza particolare al Concilio di Efeso (431) che sancì il dogma di Maria Theotokos (Madre di Dio). Meditando sulla divina maternità di Maria, Titus scriveva:
In Maria abbiamo l’immagine più bella della nostra unione con Dio. Quale sposa dello Spirito Santo, ella insegna anche a noi come poter essere - se non in pienezza di grazia, comunque in un senso più ampio- spose di Dio, affinché egli nasca in noi, e in noi si unisca alla natura umana, la nostra natura umana.
Sotto il benefico influsso dello Spirito Santo dobbiamo nascere a vita nuova con Dio, che vive in noi più di quanto noi viviamo in noi stessi. Coltivare la propria devozione per Maria significa imparare ad imitare gli atteggiamenti della sua vita.
Anche noi, infatti, siamo chiamati a diventare come Maria: portatori della vita divina.
Seguendo il suo esempio, dovremmo essere altre Maria. Dovremmo permettere a Maria di vivere in noi.
La presenza di Maria non dovrebbe mai essere estranea al Carmelitano, anzi, la vita del Carmelitano dovrebbe somigliare a quella di Maria a tal segno che egli viva con, in, mediante e per Maria.
Maria, speranza di tutti i carmelitani
Nel 1939, Titus scrisse una Via Crucis per un pellegrinaggio. Ecco la preghiera che corredò alla nona stazione, quando Gesù cade per la terza volta:
O Maria, che con materna ammirazione e compassione hai visto le ultime fatiche del tuo Figlio, aiutami a farne memoria quando il compimento della mia missione diventa troppo pesante.
Forse era questa la preghiera che animava Titus quando nel gennaio del 1942 venne arrestato e mandato nel carcere di Scheveningen. Lì Titus trasforma la propria cella in una cella carmelitana, con una immagine di Cristo e una di Maria:
Nel volume del breviario che usiamo in questo tempo e che fortunatamente mi è stato lasciato, c’è la bella immagine della Vergine del Carmelo. Quindi ho appoggiato il breviario aperto sulla mensola ad angolo che si trova a sinistra del letto. Quando sono seduto al tavolino, basta che sposto lo sguardo leggermente a destra e riesco a vederla. Quando sono disteso a letto, i miei occhi sono subito catturati dalla Madonna con la stella, Speranza di tutti i Carmelitani.
Con gli occhi del cuore fissi su Maria e con Gesù al suo fianco, Titus è andato avanti nella sua Via Crucis, avanzando da Scheveningen a Dachau, dove morì il 26 luglio 1942. Che il suo esempio ci ispiri a vivere una vita cristiana e mariana.
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